Spiace vedere che oggi solo L’Unione Sarda, tra i cartacei, riprende l’argomento dell’indagine sui concorsi in Regione recentemente conclusasi. La Nuova Sardegna (la giustizialista Nuova, che in altre circostanze è stata dieci giorni sulle carte di un’indagine) ha già finito (e si capisce perché, giacché uno degli indagati è il presidente di Confindustria, suo azionista). Rimangono solo i quotidiani on line, Sardiniapost, free, e Indip, a pagamento.
Grazie alla cortesia di alcuni colleghi giornalisti, ho potuto anch’io leggere le carte.
Prima di tutto illustro una sensazione di stile.
La polizia giudiziaria che ha svolto le indagini sembra essere stata affetta da estremismo deduttivo. In diversi passaggi, più che prove, si hanno indizi di prove collegati tra loro più da un profluvio di parole, che da una solida intelligenza e da una ferrea logica.
Troppe parole, troppe descrizioni irrelate.
Faccio un esempio. Uno degli indagati parla con un capitano dei carabinieri. Di che cosa? Dell’universo, eppure si riporta interamente la conversazione e si ironizza sul legame tra i due (“fraterno”). A mio modestissimo avviso, non serve fare queste cose; serve uno stile attico, asciutto.
C’è, invece, nelle carte, una certa curiosità gossippara della PG, sempre tesa a intrufolarsi in ogni minuta conversazione, a dedurre da ogni fiato una conferma anche con più di una arrampicata sugli specchi. Non si tratta di arguzia o di esattezza descrittiva: è una debolezza dovuta a esibizionismo provinciale.
Tuttavia, molti fatti risultano indubbiamente accertati. Non voglio parlare dei reati, ma di ciò che ha rilevanza politica nelle carte dell’inchiesta.
In primo luogo c’è la cronaca indiretta della crisi politica tra l’assessore Alessandra Zedda e il presidente Solinas. Le forme e i contenuti di un momento di crisi e di come i protagonisti vi agiscono, sono esemplificativi del loro modo di intendere i rapporti umani, culturali e politici. Emerge dalle carte, su questo tema, il dark side di Solinas, quello di cui gli organi di informazione non hanno mai parlato, ma che esiste e che tanta parte ha avuto nella crisi profonda in cui la Sardegna è precipitata.
In secondo luogo c’è uno spaccato dell’attività di lobbing di Confindustria Sardegna. C’è da chiedersi come mai si sia potuto pensare di svolgere, come se si trattasse di un proprio compito istituzionale, un’azione così esplicita a favore della promozione di Tizio nel ruolo di direzione dell’ufficio che, guarda un po’, autorizza e controlla le attività degli imprenditori in quel determinato settore. Siamo, in teoria, di fronte al caso dei controllati che tentano di scegliersi il controllore. Il problema è proprio questo: è venuta meno l’etica del conflitto di interessi, che è, nel mondo moderno, l’ultimo retaggio della separazione e indipendenza dei poteri su cui sono fondate le democrazie liberali europee. In Sardegna, il nesso tra interesse privato e pubblica amministrazione sta diventando più inquinante di quello tra interesse privato e mondo politico, che ha comunque maggiori basi di legittimità, posto che la politica deve anche essere sintesi del conflitto tra gli interessi legittimi.
In terzo luogo c’è, acclarata, la crisi di identità dell’amministrazione regionale. Si avverte ciò che è tipico di questa legislatura: un eccesso di controllo e di direzione dell’organo politico, non rispetto agli obiettivi di governo, ma su ogni capello che cade dal tavolo. Parallelamente, però, si registra la creatività subordinata di un intero ceto di dirigenti, pronto a ammansirsi sotto questo diktat (praticato più che detto o scritto) e a risolvere i problemi che esso crea. Leggendo le carte, si assiste alla metamorfosi dell’Amministrazione regionale, che è un pezzo dello Stato e come tale deve essere imparziale dinanzi a tutti i cittadini, nell’amministrazione della Giunta Solinas, che discute come fare tornare i conti, come acconciare, come aggiustare un sistema che viene quotidianamente violato da attività improprie e estranee. Questo, oltre che grave, è deludente. E in tale contesto fanno anche capolino squallidi personaggi, arricchitisi con le sole commesse pubbliche e sempre presenti nei rapporti proprio con l’amministrazione regionale e con i politici regionali. Una fauna puzzolente in abiti griffati.
L’indagine, con i suoi limiti di oltransismo deduttivo, è questo: è la prima lampadina accesa in un mondo pesante, oppressivo, deludente.
In amministrazione senza etica e morale che vede un connubio stretto tra politica e amministrazione, che scardina i principi di imparzialità e buon andamento della P A. Che trova le sue radici nella costituzione è l’apoteosi degli abusi e favoritismi ad personam. Un amministrazione regionale che dimostra un servilismo orientato a denaro, carriere e denaro è il peggio che questa Giunta regionale ha saputo donare alla Sardegna ed ai suoi cittadini ed i risultati sono agli occhi di tutti, anche di chi fa finta di girarsi dall’altra parte, organano di stampa in primis.
Mi meraviglio quando leggo che tanti si meravigliano di ciò che la giunta ras sta combinando e sgranano gli occhi se ogni provvedimento di solinas sia mirato a compiacere gli amici e i portatori di consensi?
Nel gioco degli specchi riflessi basta guardare ciò che sta facendo il governo meloni, e si hanno tante risposte all’arroganza di solinas & c.
A Roma stanno demolendo, pezzo per pezzo tutte quelle riforme che mettevano un freno a voragini legislative che permettevano ai politici di fare il bello è cattivo tempo. Oggi si mette mano alla riforma Severino, ieri alla riforma Cartabia. La Madia sta stretta…. per non parlare della riforma Fornero.l
Perché meravigliarsi di ciò che succede a Cagliari se la Meloni nomina l’amica fedele Augusta Laura Montaruli sottosegretario, per poi farla dimettere per una sopraggiunta condanna penale in via definitiva?
Salvo poi la risarcirla nominandola vice presidente RAI….anche lei tiene famiglia.
Chiudo con una chicca letta sul ” Il cafe” di Gramellini. Il presidente della Camera Fontana, in un pubblico intervento ha citato un tal Bakelet, riferendosi a prof. Vittorio Bachelet , vice presidente del consiglio superiore della magistratura, ucciso da due brigatisti, e per come ha scandito il nome si è capito che ignorasse chi realmente fosse!….
Se questo è ciò che esprime la terza carica dello Stato, perché meravigliarsi se i ns politici regionali sfiorino l’analfabetismo?
Mah, mi sembra di guardare alla televisione “ Il grande fratello “😂
Buongiorno Professore
Se vuole sapere come andrà a finire bastava andare ieri al teatro (mai nome fu più azzeccato) comunale di Sassari
La puntata successiva promette peggio dell’attuale
L unica anomalia è L ingerenza sconfinata della politica verso la dirigenza che non riesce più a organizzare L attività… esiste una stasi generalizzata quasi in autogestione. I dirigenti non fanno i dirigenti i direttori generali sono alla mercé’ dei peones. L Anticorruzione prevede tante cose ma il carico gravoso ricade su chi lavora. Bisogna dichiarare di non essere in conflitto su ogni cosa ….. non si lavora in armonia si è tesi e guardinghi su tutto e tutti
Ciò che appare più sconcertante e come sia possibile che oggi, in vigenza di norme sempre più stringenti a tutela della trasparenza e per la lotta alla corruzione, si debba assistere a situazioni di questo tipo. Probabilmente c’è qualcosa che non funziona. Il sistema normativo, in questo caso, determina un appesantimento delle procedure e non garantisce di raggiungere le finalità per cui è stato pensato
Non riesco a capacitarmi, sento un forte senso di ribrezzo e una grande delusione. Non mi aspettavo molto da questa giunta ma così in basso non credevo. Una cricca di peones e irriverenti verso tutti i cittadini di questa terra.
Voglia di rinascita, morale prima di tutto.