Egregio dottore,
ho letto con attenzione la sua intervista pubblicata oggi sull’Unione Sarda, non perché lei è il Procuratore generale della Repubblica del Tribunale di Cagliari (cosa che mi lascia del tutto indifferente), ma perché Lei è colui che ha indagato con successo sull’omicidio di quel sant’uomo che fu don Puglisi. Senza questo alloro morale, non Le rivolgerei neanche la parola. Ma chi ha avuto modo di accostarsi ai santi, ne rimane inevitabilmente colpito e credo, da ciò che leggo, che sia accaduto anche a Lei. Le scrivo, per quel poco o nulla che serve, per riguardo della sua anima non del suo ruolo.
Cagliari è una città che ha un grande rispetto per il potere, e Lei è il più forte dei poteri, per cui è normale che le sia stata fatta un’intervista ‘facile’, di accoglienza, quasi vezzeggiativa. Non sarò certo io a spiegarle la Sardegna, perché la realtà si presenta da sola. Tuttavia vorrei accoglierLa affermando, con dignità umana e debolezza sociale e politica, che vi sono anche persone come me che non La temono, non la venereranno e che, anzi, la eviteranno come si evita un potere fuori controllo, bizzoso e arbitrario.
Il suo primo atto ufficiale è stata la visita al Presidente della Regione.
Immagino gli abbia chiesto di far dimettere tutti i parenti stretti di magistrati in servizio (che mi odieranno con tutto il cuore, ma più male di quello che mi hanno fatto non possono farmi) di cui il Presidente si è circondato. Un solo magistrato, che ha tutto il mio rispetto (che non vale assolutamente nulla) ha chiesto e ottenuto di occuparsi d’altro e non di reati contro la pubblica amministrazione, in questo contesto.
Oppure immagino che col sorriso sulle labbra Lei gli abbia ricordato che il commissariamento degli enti regionali non può durare tutta una legislatura solo perché i commissari nominati sono pensionati e dunque, per poter essere retribuiti, debbono essere commissari e non amministratori.
Oppure immagino che gli abbia insegnato che in uno Stato moderno non si fanno le leggi “ora per allora” a sanare la violazione pregressa, anche se questo riguarda alte funzioni dell’Amministrazione.
Oppure immagino che Lei gli abbia ricordato che le riunioni che i consiglieri regionali del suo partito stanno facendo in giro per la Sardegna promettendo assunzioni in un ente regionale che assumerà dagli uffici per il lavoro e non dagli uffici del Consiglio regionale, hanno la puzza del voto di scambio.
Oppure no: un caffé e via, come da cerimoniale.
Nella sua intervista c’è un passaggio che mi ha fatto rabbrividire: “La magistratura non deve farsi imporre le riforme dall’esterno”. Mi pare, leggendo il contesto, una frase dal sen fuggita, posto che Lei, dopo, si dichiara contro lo sciopero proclamato dall’ANM contro la riforma Cartabia. Ma è una frase terribile che rivela tutta l’autocraticità di cui la magistratura si nutre, come pure lo sono le affermazioni sul “diritto vivente”, cioè sull’attività di quei giudici che, scoprendo insufficiente il diritto rispetto alla realtà, innovano l’ordinamento a botte di sentenze. Spero vivamente che questo non continui ad accadere con l’abuso della carcerazione preventiva, vera ossessione di Polizia Giudiziaria e di PM e vera vergogna internazionale dell’Italia. Eppure, non pochi suoi colleghi, confidando nel fatto che i Gip leggono poco e i Gup di meno e che gli avvocati di vecchia scuola combattono solo in giudizio per “non scoprire le carte”, distruggono vite e persone con carcerazioni ottenute per ipotesi di reato che non riguardano delitti di sangue o il traffico di droga, ma l’abuso di ufficio, il falso ideologico e il tanto ricercato peculato, per non parlare dell’adorata corruzione (la baratteria di Dante). Lei sa perfettamente che in Italia si abusa della galera, si affida alle carceri la vendetta di Stato. Io spero che Lei non abbia questa pulsione erotica alle sbarre che hanno negli occhi tanti suoi colleghi e che a me fa ribrezzo al solo scorgerla.
Ecco, Procuratore, sapendo perfettamente di essermi esposto per l’ennesima volta con tutta la vostra vendicativa categoria, mi fermo qui, anche se vorrei tanto parlare dei fascicoli personali dei PM e della grande ignoranza culturale che è ravvisabile in tanti procedimenti penali aperti. Un tempo i magistrati erano intellettuali, oggi sono spesso superpoliziotti con buona dote di tecnicismi giuridici. La saluto cordialmente “a distanza”, promettendo a me stesso di non stringerLe mai la mano se non quando andrà in pensione.
Che dire, tanta verità purtroppo ma non mi stupisco.
L’Italia è piena di monelli
Stai parlando ai sordi
Ancora una volta d’accordissimo. Ancora una volta da sempre.
Che Padre Puglisi illumini il suo operato. 🙏