Non avevo alcuna intenzione di commentare l’annunciata chiusura di 40 autonomie scolastiche (scuole) in Sardegna in ragione dello schema di decreto presentato dal ministro Valditara in Conferenza delle Regioni, non tanto perché l’argomento non lo meriti, ma perché la notizia costringe a dire cose spiacevoli e inutili, posto che i Sardi si ingoiano tutto.
Poi sono intervenuti i sindacati, il Pd (a pera) e addirittura i presidi con una ricetta magica: la lotta allo spopolamento.
Posto che molti presidi, non tutti, meriterebbero severe revisioni delle loro competenze culturali, non dico amministrative, ma culturali, giacché son solo preoccupati di promuovere gli studenti ad ogni costo, di non avere fastidi con i genitori, di fare progettini inutili ma di grande impatto mediatico, di sembrare manager piuttosto che responsabili di progetti educativi, lo sconforto per la grande miseria in cui versa il sistema formativo sardo mi ha indotto a scrivere. Lo faccio in vigenza del letargo dell’assessore Biancareddu e in attesa del risveglio.
Il dimensionamento scolastico è una questione di poteri ed è l’ennesima dimostrazione che non si può fare seriamente politica in Sardegna senza una visione sul sistema dei poteri che la governa e sulla sua adeguatezza ai diritti e ai desideri di libertà e sviluppo dei sardi. La grande rimozione della questione autonomistica e indipendentista dal dibattito politico sardo (chi decide per noi e perché?) sta portando alla perdita di conoscenze e esperienze che sono indispensabili per il futuro dell’Isola.
Nel lontano 2009 la questione del dimensionamento scolastico esplose come sta esplodendo oggi e come continuerà a esplodere anche in altri settori (si pensi alla Sanità e all’impatto del DM 70 sugli ospedali sardi). Se si accetta infatti che siano le norme nazionali italiane a decidere su tutto il territorio quale sia la dimensione adeguata di una struttura o di un servizio, a prescindere dalle condizioni specifiche del territorio nel quale quella struttura è collocata, non ci si deve poi lamentare se la sola attuazione di quella politica con quei modelli dimensionali determini ipso facto la decadenza e la crisi di interi territori.
Nel 2009 io proposi una norma che venne votata dal Consiglio regionale e divenne la L.R. 3/2009 art.9 comma 4.
Questo il testo:
«4. Nelle more di una riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione, la Giunta regionale, nell’ambito delle dotazioni organiche complessive definite in base alle vigenti disposizioni e tenuto conto delle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, definisce le modalità e i criteri per la distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche. Nel rispetto dei criteri e delle modalità definiti dalla Giunta regionale, la Direzione generale dell’Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, provvede alla distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche».
Di fatto si diceva: il Ministero fissi pure quale è la dotazione organica del sistema Sardegna e i relativi costi; come distribuire le risorse nelle scuole, e dunque quali scuole chiudere e quali tenere aperte con le risorse Statali (e quali con quelle regionali, eventualmente) lo avrebbe invece deciso la Regione. Il Governo impugnò la norma di fronte alla Corte costituzionale, la quale però la dichiarò pienamente legittima con la sentenza n.235/2010. Questa sentenza va riletta, perché sancisce il diritto dei sardi a declinare i modelli dimensionali più adeguati ai loro diritti rispetto alle condizioni nelle quali questi vengono esercitati, perché è la pietra tombale dell’esistenza in vita dell’Ufficio Scolastico Regionale, un ufficio di totale inutilità se i sardi esercitassero i propri diritti e le proprie responsabilità. È diventato infatti l’Ufficio Governo (e sistemazione) di presidi e sindacalisti. Un Ufficio di pompa ministeriale: penne di struzzo, cravatte e potere, altrui, ma sostanzialmente inutile se la Regione desse corso alla sentenza di cui ho detto.
Questo è il cuore della Sentenza 235/2020 per ciò che riguarda l’art.9, comma 4:
“Questa Corte ha già chiarito che il compito della distribuzione del personale docente tra le istituzioni scolastiche autonome spetta alle Regioni (sentenza n. 13 del 2004). Essa ha più volte ribadito la necessità dell’intervento del legislatore regionale per la disciplina di «situazioni legate a valutazioni coinvolgenti specifiche realtà territoriali delle Regioni, anche sotto il profilo socio-economico». Ha così riconosciuto all’ambito di pertinenza regionale sia il settore della programmazione scolastica regionale, sia quello relativo al dimensionamento della rete delle istituzioni scolastiche, al quale è intimamente collegata la ripartizione delle correlative risorse di personale (sentenza n. 200 del 2009). D’altro canto, è la stessa norma regionale a circoscrivere espressamente il proprio intervento «nell’ambito delle dotazioni organiche complessive definite in base alle vigenti disposizioni». La volontà della Regione di conformarsi all’ordinamento statale, per quanto riguarda le dotazioni organiche determinate a livello nazionale, risulta quindi evidente dallo stesso tenore della norma”.
La Regione non ha mai fatto valere questa vittoria, per pigrizia degli Uffici regionali a accollarsi queste funzioni e per resistenza dell’Ufficio scolastico regionale che non avrebbe più nulla da fare (e sarebbe ora!). Forse è l’ora di farlo.
La sentenza 235/2010 è da applicare e da studiare anche sull’interpretazione dell’art.117 della Costituzione così caro a Calderoli, ma perché lo ricordo? In Sardegna nessuno vuole avere buona memoria, è ammessa solo una grande attitudine al lamento, che per me e per tanti è un vero strazio.
Se non ci sono bambini non si tiene una scuola aperta ,ocupare insegnanti inutilmente non va bene.portiamo i bambini a scuola e non dalla maestra.qui l’interesse è della insegnante e non del bambino.
Eo nalzo solu una cosa, ma cando Eni sa die che mandamu ai cudù logu sa zente chi non che rapresente, eo la so sempre aisjietende cussA die…
Penso ai tanti corsi universitari a numero chiuso e ai test che un neo diplomato deve sostenere per accedervi. Con questo quadro drammatico dell’istituzione scolastica in Sardegna aumenta la probabilità che certi corsi di studi saranno ancora meno accessibili ai ragazzi provenienti dai territotori dell’intermo, sottopposti a percorsi scolastici accidentati, con numerosi cambi di docenti, scarsa continuità e qualità didattica. Avranno più difficoltà ad accedervi non perché sono meno intelligenti, ma perché saranno meno formati e preparati loro malgrado.
Oggi ad un bravo diplomato di Esterzili, Seui, Urzulei, Fonni, Desulo riceve lo stesso grado di istruzione di un bravo diplomato di Cagliari’ Elmas, Quartu, Sassari? O ci deve mettere molto di suo per andare oltre quello che le scuole periferiche non offrono a sufficienza?
Sono sicuro che il temperamento di questi ragazzi sarà loro d’aiuto, ma quanti maggiori sacrifici dovranno affrontare rispetto ad altri? Questo è giusto? È costituzionale?
Non ho capito bene quale sia il problema di fondo, se il mantenimento dell’organico scolastico così come è strutturato oggi, oppure la sfacchinata che i nostri ragazzi devono affrontare ogni mattina per raggiungere l’istituto professionale, o il liceo più vicino al proprio paesino di residenza, o in fine se l’obiettivo resta quello di demolire l’Ufficio scolastico Regionale. In ogni caso vinceranno sempre i più forti e a noi resterà sempre l’onore del diritto cronaca. Parole…parole…parole…
Concordo pienamente su tutta la linea, un diktat ministeriale che concorre all ulteriore desertificazione in atto sulla nostra isola, che fa il paio con lo smantellamento del SSN. Noi medici con la morte nel cuore lo viviamo quotidianamente nella nostra impotenza decisionale e sudditanza al becero sistema dittatoriale manageriale. Sono tutte situazioni insostenibili alle quali ci dovremo ribellare combattendo politicamente le attuali istituzioni regionali. Grazie Paolo
Grazie Paolo che ancora una volta dà voce alle tante persone preoccupate del dilagante menefreghismo della regione nei confronti di un argomento così importante come la scuola. Mi piange il cuore a pensare che nei nostri paesi si sta andando verso una sempre maggiore denatalità, legata ovviamente a tanti fattori, sta cambiando la famiglia, il modo di lavorare, l evoluzione personale delle donne, alle quali ancora non viene garantita la possibilità di essere madri e anche..lavoratrici, e tanto altro ancora, ma lasciamo stare altrimenti non basterebbe un lenzuolo per scrivere tutto. C è il problema delle pluriclasse che nessuno sta affrontando nel modo giusto, occorre programmazione, una didattica adeguata, insegnanti preparati, molti genitori ne hanno letteralmente paura , come dargli torto? Non c è lungimiranza, forse questa parola non esiste più neanche nel vocabolario…nel senso che gli insegnanti attuali non sono preparati, e non per colpa loro , ad affrontare le sfide dettate dall insegnamento plurimo, le nuove pedagogie sull insegnamento sono sconosciute ai più, la formazione è incentrata sopratutto sulla didattica informatica, ma basta non voglio dilungarmi ancora, ma grazie grazie di cuore per averci aperto , spero , di cuore, uno spiraglio, del quale dobbiamo tutti i sardi approfittare per portare avanti una battaglia sacrosanta , il diritto all istruzione. Che Dio la benedica.
Purtroppo non siamo come i francesi che si ribellano, forse in modo un po’ eccessivo quando nn sono d’accordo su determinati contesti, ma noi siamo proprio all’opposto accettiamo tutto quello che ingiustamente ci propinano e nn va assolutamente bene dobbiamo far sentire la nostra voce forte e chiara e ribellarci alle ingiustizie, come x il ridimensionamento.
La Sardegna ha bisogno di scuole altro che chiuderle, il ridimensionamento lo facciano su altro è c’è ne sarebbe da fare, in alto. Non si può inserire la Sardegna col resto d’ Italia è un’altra cosa, noi abbiamo un vasto territorio ma una densità di popolazione sarda bassa, uno studente nn deve fare centinaia di kilometri x andare a scuola, e qui parlo anche dei scarsi mezzi di trasporto, che dire delle linee ferroviarie e treni obsoleti, treni vecchi portati dal “continente”. E che dire dei voli dovremmo regalare un rene x quanto sono costosi i voli dovrebbero costare x i residenti dell’isola come il costo della benzina in continente e invece molte volte ci sentiamo prigionieri, anche a noi fa piacere viaggiare sappiatelo, ve ne dovrebbe importare……..
Sto facendo un mix, ma va bene così. Ho passato un anno di lavoro dove mi alzavo alle cinque del mattino x sei ore di lavoro e rientravo ogni giorno la sera per mancanza di mezzi di trasporto ferroviari e non, io quell’anno nn ho vissuto. Sarebbe ora che la Sardegna nn stia indietro su tutto tantomeno x quanto riguarda l’istruzione che è un diritto legittimo e sacrosanto x ogni studente che desidera studiare, e laurearsi o promuovere corsi o scuole professionali dove imparare un mestiere e noi questo nn l’abbiamo, poche università e poche scuole professionali, dove chi vive nei paesi o città dove mancano queste strutture, devono sostenere delle spese nn indifferenti e chi nn può permetterselo ciccia, e poi ci lamentiamo dell’analfabetismo, ricordiamoci che l’ istruzione la cultura ci permette di difenderci. Quindi cari Voi che tirate i fili, cercate di dimostrare che se vi abbiamo votato dovete dare nn solo avere, la nostra bellissima Isola nn deve essere divisa tra nord, centro e sud ( da noi il sud e il nord), ma pensate al benessere di tutta l’isola perché sarà anche il vostro. Parlo della Regione Autonoma a statuto speciale della Sardegna, che si dia finalmente una mossa x fare di tutta la Sardegna un’isola felice. Non permettiamo una cosa così terribile come il ridimensionamento ne sono stati già fatti abbastanza in questi anni e ora di dire BASTA, lasciando da parte ogni credo politico x essere tutti uniti in un fronte comune., x la nostra bellissima Isola. Ok adesso che ho detto in maniera poco ortodossa un mio pensiero, ma essendo molto tardi è comprensibile. Buonanotte
Buongiorno, questo tuo gradito, documentato ed efficace intervento sulle autonomie scolastiche, fa piacere leggerlo. Certamente mi trovi d’accordo quando dici che la nostra autonomia speciale viene mortificata da provvedimenti ministeriali, gestiti dall’ufficio Scolastico Regionale, che in pompa magna, si comporta, alla luce della sentenza n. 235/2010 della Corte Costituzionale , come il manovratore della sala comandi, mentre, se si desse corso al dettato della citata sentenza, dovremmo allontanare, come si fa con la mosca del cocchiere ,(citazione altrui), la quale, solo perché si posa sulla testa del cocchiere, pensa di essere alla guida della carrozza . Aldilà delle battute, troppe cose sono passate sotto silenzio, per demerito di politici di ogni versante, cortomiranti e dalla facile sonnolenza , affaticatidalla quotidiana frenesia del rinnovo della colla che li attacca alla poltrona, ricca di euro e di privilegi anche futuri. Paolo, tu puoi ancora dare tanto, facendo l’attore principale, di un film che deve avere un finale di speranza per i Sardi residenti e per i troppi che soffrono il mal di Sardegna, lontani dalla nostra amata ISOLA . Continuità territoriale persone e merci, applicazione della riconosciuta insularita ‘, gestione vera dell’autonomia, vertenza tributi, gestione entrate, sono solo un minimo cenno di quanto si poteva fare e non si è fatto o solo iniziato a fare, anche a causa degli inconsapevoli errori fatti da ciascuno di noi, nel ruolo momentanei di amministratori pubblici, intenti per troppo tempo a difendere la machina partitica. Non è mai troppo tardi e se ciò vale per me, che ho una certa età, vale tantissimo di più per i nostri giovani e per le future generazioni di orgogliosi Sardi, ovunque si trovino.
Io conto poco, però quel poco lo metto a disposizione per la causa del riscatto, senza lagne, ma lavorando.
Un Saluto
Angelino Nocco
Egregio Paolo
hai perfettamente ragione…”e ammessa solo una grande attitudine al lamento” ( in questo come in altri campi: vedasi. posizione di alcuni sindaci sulla lotta alle cavallette).
Cordiali saluti,
Massimo Rocchitta
O sentito che finalmente i politici assieme ai consiglieri sardi stanno facendo una lotta forsennata per riuscire a fare la ferrovia più veloce d’ Europa Cagliari Sassari in un’ora. Forse mi hanno detto una farla.
Qualche settimana fa ho chiesto un appuntamento all’assessore Biancareddu per approfondire il tema dell’imminente ridimensionamento scolastico, ma non ha ad oggi ancora confermato l’incontro. Lui si adeguerà alla normativa nazionale, non ha compreso i rischi legati alla nuova manovra e questo mi amareggia profondamente. Dovremmo pretendere compatti ascolto e dovremmo avere voce in capitolo in questa assurda e inaccettabile manovra.
Decidere di non decidere. Questa sembra la parola d’ordine della politica sarda, a prescindere dai vari ‘colori’. La sentenza della Corte è del 2010. Dodici anni non sono bastati. E quando, incredibilmente, una volta ogni morte di papa decidono, quasi sempre combinano disastri…
Per l’ennesima volta, la stampa Sarda e i vari tg regionali, reggeranno il microfono a coloro che prendono questo genere di decisioni per il futuro dei nostri figli e nipoti. Quando fanno le interviste non usano neanche quel mezzo neurone che la natura gli ha donato! Non fanno neanche un minimo di contraddittorio! È il servilismo di questi pseudo giornalisti a giustificare questa “politica” deleteria.
Abbiamo criticità che non è possibile superare senza grandissimi investimenti e tanto tempo, ma sulla scuola, se essa deve essere utile a formare cittadini capaci di vivere la vita, credo che ci siano problemi a livello mondiale che nessuno è pronto ad affrontare. Fintanto che il modello di insegnamento resta quello italiano, fintanto che il personale resta arretrato ed ignorante (sulle necessità attuali, quelle dell’Impero sono forse… secondarie?), le scuole sono solo un abbaglio di ciò che erano in passato e la quantità non credo sia utile se non a chi si pavoneggia di titoli. Quei paesi arretrati che si stanno organizzando adesso viceversa si stanno garantendo un futuro, non dovendo affrontare un meccanismo piramidale fatto di diritti acquisiti che si tutelano autorefernzialmente, ma noi ci si preoccupa di distribuire conoscenza a tutti senza considerare che questa conoscenza non sarà a breve, e secondo me già non lo è, in grado di sfamarci. Solo l’università garantisce una formazione ai livelli esteri, ed infatti i laureati preferiscono recarsi altrove invece che avere proposte oscene per chi ha investito tanto tempo e soldi per la formazione.
Siamo un popolo veramente difficile noi sardi,diffidenti, permalosi, è molto indisciplinati… Siamo ospitati da un’isola meravigliosa invidiata in tutto il mondo, ancora oggi non riusciamo ha gestirla autonomamente!
Ennesima caduta dal pero. A parte che lo sfascio nella istruzione (come nella sanità) è figlia della modifica del titolo V della Costituzione (anno 2000) mi si faccia un esempio (uno solo!) di capacità della politica sarda di far valere l’Autonomia. In queste ore si stanno svolgendo guerre simulate devastanti per il territorio e la Commissione paritetica non è stata mai investita. Ma di cosa parliamo? La Sardegna ha una classe politica di inetti da svariati decenni e l’oggi è figlio dello ieri. E vedrete che presa per il c… con l’insularita’.
Non riesco a comprendere in pieno il discorso. La mia esperienza nel mondo della scuola mi dice che il mantenimento dell’autonomia di un istituto è dettato dal numero degli alunni iscritti non da quanto personale ci lavora.
La battaglia deve riguardare l’abbassamento dei parametri imposti dal Ministero relativamente al numero minimo degli iscritti; ciò in considerazione della bassa densità di popolazione della nostra regione e delle grandi difficoltà di collegamento tra i diversi centri con i servizi pubblici di trasporto.
Semplicemente, grazie per il tuo contributo alla causa Sarda che apprezzo assai.
A volte mi chiedo a cosa serva essere una Regione Autonoma con poteri legislativi in svariati settori se poi non riusciamo a fare nulla e accettiamo passivamente norme dettate dall’alto ….
Ma è mai possibile che i nostri politici non riescano a fare gli interessi dei Sardi e siano succubi delle decisioni prese da altri????
Carla Furtei, aspettavo proprio quando il tipo come te, che dileggia pensando di fare ironia e non entra mai nel merito degli argomenti, avrebbe fatto la sua comparsa. Brava: tu sì che non fai bla, bla, bla…..parole, solo parole.
Miii…ma lla che siete tutti bravi😂 dai prova starvi al passo :;” bla bla bla bla bla bla bla, bla bla”
Le considerazioni, giustissime, esposte in questo testo, Paolo, sono come un coltello che affonda dolorosamente in una ferita aperta. La gravità della situazione si protrae negli anni a causa della colpevole inerzia della Regione Sardegna, veramente matrigna, ai diversi livelli sia politici che amministrativi. Abbiamo davvero una scarsissima memoria quando ci indignamo guardando i servizi televisivi sulle proteste sindacali in materia di dimensionamento degli istituti scolastici che ci propinano nei diversi TG regionali….. Questa è una situazione nella quale mi pare di essere come don Chisciotte che brandisce la spada contro i mulini a vento…..
Un raggio di luce nella nebbia più fitta…..
Caro Paolo, la Sardegna è l’unica tra le Regioni italiane, tra quelle a statuto speciale e quelle a statuto ordinario, che non ha mai approvato una legge sull’Istruzione. La Sardegna non ha legiferato né sulla base dello Statuto autonomistico, né dopo l’Istituzione delle Regioni a statuto ordinario, né dopo la modifica del titolo V. Ha sempre subito, stracciandosi fanciullescamente le vesti, le linee di dimensionamento nazionali, e mai ha neppure provato ad ideare un piano regionale dell’offerta formativa per la quale, anche a legislazione vigente, avrebbe piena titolarità. Sembra che tutto questo sia arabo in Regione… Il confronto con lo Stato viene da sempre affrontato con le pistole ad acqua. Si canterà vittoria perché dopo l’ennesima battaglia ‘cruenta’ la RAS riuscirà a ottenere che si perdano non 50 ma ‘solo’ 25 autonomie . Nell’anno scolastico 2000/01 erano riconosciute in Sardegna 527 autonomie. Ci stiamo avvicinando a 200… Gai si cantat una batorina…
Certamente. Si stanno depauperando vasti territori non curandosi dell’educazione dei giovani.
Cosa è rimasto se non il lamento, però? Questo prof. dovrebbe chiederselo. Se si potesse parlare, se si potessero prendere decisioni. Ma c’ è sempre un gruppetto che prende decisioni. Sappiamo bene cosa dicono se facciamo presente che vorremmo parlare, essere informati: che c’ è, c’ è sempre stato un governo che decide per gli altri. Non è la nostra educazione. Non ci rimane che lamentarci.
Se ti avessero dato ascolto senza metterti i bastoni tra le ruote oggi avremmo una Sardegna più moderna, giusta, PERCORRIBILE ed efficiente. 🥹