La Conferenza delle Regioni si è occupata delle reti ferroviarie regionali non connesse con la rete ferroviaria nazionale italiana, gestita da Rfi.
Si tratta di una rete che in Italia misura 1.654 chilometri, attualmente non attrattivi da un punto di vista commerciale, ma comunque rilevanti o per il trasporto pubblico locale o per il turismo.
Su questa rete secondaria viaggiano all’anno 300mila passeggeri.
Bene, di questi 1654 chilometri, ben 609 chilometri sono in Sardegna. Di questi, solo 169 sono dedicati al Trasporto Pubblico locale, 440 chilometri sono invece dedicati (ma sarebbe meglio dire che si vorrebbe che fossero dedicati) all’uso turistico.
Il ministro italiano Delrio ha appostato 398 milioni per la messa in sicurezza dell’intera rete secondaria della Repubblica. Ciò significa che almeno 151 milioni dovrebbero essere destinati alla Sardegna. Mi auguro che qualcuno se ne stia occupando.
L’Arst ha calcolato, e di conseguenza trasmesso gli atti alla Conferenza, che il fabbisogno manutentivo della Sardegna per questa parte della rete ammonta a 324 milioni, ma già riceverne il corrispettivo dell’incidenza percentuale della nostra rete sul totale della rete italiana sarebbe un ottimo risultato.
Mettere a posto le infrastrutture è il primo passo per renderle interessanti ed economicamente sostenibili. Se i ponti lungo la Macomer Bosa, per esempio, fossero stati messi in sicurezza, per tutto ottobre il trenino avrebbe viaggiato a pieno carico; invece si sono dovute disdire le prenotazioni. Se la Sassari-Tempio-Palau fosse realmente in sicurezza, non mancherebbero i privati che ne chiederebebro la gestione nel periodo estivo.
Chi ha pubblicato questi dati? Il Sole 24 ore. Questa è la delusione più grande: lo sguardo più esatto su di noi viene sempre recuperato dall’esterno su dati prodotti da noi ma non valorizzati da noi. Vuole riflettere l’Imperial British Council of Sardinia su questa servitù interpretativa di noi stessi? Thanks.