Proseguiamo a dar conto dello stato di salute degli ospedali sardi (anno di riferimento 2021) alla luce dei dati pubblicati dall’Agenas attraverso il grafico Treemap, che considera le sette aree cliniche più importanti dimensionate a seconda del peso dell’attività di ciascuna area nel volume complessivo dell’ospedale e colorate diversamente a seconda del punteggio raggiunto dagli indicatori più rappresentativi rispetto al dato-tetto rappresentato dalla media nazionale: dal verde scuro (prossimità molto alta alla media nazionale) al rosso (molto bassa).
Policlinico Monserrato
Area clinica cardiocircolatorio – valutazione molto alta per l’indicatore della mortalità a 30 giorni per infarto del miocardio acuto (5,4% contro media italiana del 7,4%); scompenso cardiaco congestizio, valutazione media, mortalità a 30 giorni 13,3% superiore a quella italiana;
Area clinica sistema nervoso – valutazione alta per ictus ischemico. Mortalità a 30 giorni dell’8,9% contro media italiana del 10,84%;
Area clinica respiratorio – valutazione bassa, mortalità per Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva riacutizzata a 30 giorni del 14,4%, superiore alla media italiana;
Area clinica di chirurgia generale – valutazione alta, vi sono buoni volumi di Colecistectomia laparoscopica:
Area chirurgia oncologica – valutazione bassa per volumi sotto la soglia degli standard ospedalieri;
Area gravidanza e parto – valutazione media con il 29,4% di parti cesari primari;
Area osteomuscolare (ortopedia) valutazione molto bassa con il 22,2% di interventi per la frattura del collo del femore entro 48 ore. In calo rispetto ai valori del 2020 del 30,66%.
In sintesi: si ha a che fare con un Policlinico universitario che riesce a gestire la medicina ordinaria, ma non i traumi e i tumori. Chapeau!
Ospedale San Michele (Brotzu)
Area clinica cardiocircolatorio – valutazione alta per l’indicatore della mortalità a 30 giorni per infarto del miocardio acuto pari al 5,6%, però mortalità a 30 giorni per scompenso pari al 26,6%, più del doppio di quella italiana. Per l’indicatore riparazione di aneurisma non rotto dell’aorta addominale: mortalità a 30 giorni pari al 3.9% pari al doppio della media italiana 1,85% .
Area clinica sistema nervoso – valutazione molto alta per ictus ischemico. Mortalità a 30 giorni pari al 6,7%. contro media italiana del 10,84%;
Area clinica respiratorio – valutazione alta, probabilità di morte del 6,3% pari alla metà della media italiana per l’indicatore Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) riacutizzata.
Area clinica di chirurgia generale – valutazione alta con valori tutti superiori alle medie italiane.
Area chirurgia oncologica – valutazione alta, ma valutazione bassa per i volumi bassi degli interventi sulla mammella, mentre il dato sale per l’indicatore della mortalità a 30 giorni per il tumore del colon, pari al 2,5% contro una media italiana del 4,63%;
Area gravidanza e parto – valutazione media con il 29,1% di parti cesari primari;
Area osteomuscolare (ortopedia), valutazione bassa con il 23,7% di interventi per la frattura del collo del femore entro 48 ore. Stabile con il risultato 2020.
In sintesi: Il Brotzu è diventato un ospedale di media efficienza, con luci e ombre, che non opera la gran parte dei tumori e fatica molto con i traumi.
Ospedale Businco
Area chirurgia oncologica – valutazione molto alta.
Ma se si va al dettaglio, si scopre che il valore positivo è dato dai soli interventi sul tumore della mammella, che copre per volumi e per esiti quelli su altri tumori (per es. sul polmone) o quelli di chirurgia ricostruttiva a 120 giorni, rispetto ai quali l’indicatore di efficienza vira verso il basso.
In sintesi: l’ex ospedale oncologico è oggi un ospedale specialistico sul trattamento chirurgico del tumore della mammella. Non sembra aver maturato una vocazione di intervento a più ampio spettro.
Ospedale SS Trinità
Area clinica di chirurgia generale – valutazione molto bassa per volumi sotto la soglia degli standard ospedalieri.
Area gravidanza e parto – valutazione alta con il 17,9% di parti cesari primari e 30,6% parti vaginali in donne con pregresso parto cesareo;
Area osteomuscolare (ortopedia) – valutazione bassa con il 37,6% di interventi per la frattura del collo del femore entro 48 ore. Nel 2020 è risultato operato il 73,31%.
In sintesi: Il Santissima è l’ospedale dell’eccellenza di Cagliari nel campo dell’ostetricia e della ginecologia. Ha una chirurgia sotto standard e una traumatologia decaduta.
Ospedale Sirai di Carbonia
Area clinica cardiocircolatorio – valutazione media per l’indicatore della mortalità a 30 giorni per infarto del miocardio acuto, 10,7%% contro media italiana del 7,74%;
Area clinica sistema nervoso – valutazione molto alta per ictus ischemico. Mortalità a 30 giorni al 3,0% contro media italiana del 10,84%;
Area clinica respiratorio – assente
Area clinica di chirurgia generale – valutazione bassa per volumi sotto la soglia degli standard ospedalieri;
Area chirurgia oncologica – valutazione bassa per volumi sotto la soglia degli standard ospedalieri;
Area gravidanza e parto – assente
Area osteomuscolare (ortopedia) – valutazione molto bassa con il 15,2% di interventi per la frattura del collo del femore entro 48 ore. In calo rispetto al 2020, anch’esso con valori molto bassi 18,08%.
In sintesi: Il Sirai è più di un poliambulatorio e meno di un ospedale con una chirurgia generale e oncologica troppo sotto i livelli nazionali e un solo punto di eccellenza: la neurologia.
Ospedale Cto Iglesias
Area clinica di chirurgia generale – valutazione bassa per volumi sotto la soglia degli standard ospedalieri;
Area gravidanza e parto – valutazione molto bassa con il 24% di parti cesari primari e per volumi sotto la soglia degli standard ospedalieri (223 parti);
In sintesi: Il Cto di Iglesias è un ospedale gravemente sotto la media nazionale.
Una nota conclusiva sui tumori: a parte il Businco, tutti gli ospedali ove si effettuano interventi per il tumore della mammella sono sottodimensionati, altro che breast unit che dovevano garantire elevati livelli di sicurezza, è passata l’idea di non curarsi dell’evidenza scientifica a favori dei desiderata locali a scapito della qualità del servizio.
Sul resto dei tumori è notte fonda. I pazienti si fidano, ma in molti casi le equipe operano così pochi casi da non garantire l’efficacia del risultato. Troppi pavoni.
È solo grazie a strumenti quale il PNE che è possibile conoscere in che condizioni versi l’offerta sanitaria in Italia e questo al di là di qualsiasi retorica politica.