Signori si nasce, più o meno, ma coraggiosi si diventa.
La Fondazione Openpolis ha pubblicato il 10 giugno scorso questo articolo, nel quale ha denunciato ciò che tutti i sardi hanno sotto gli occhi da tre mesi: il Presidente della Regione Sardegna è ancora senatore della Repubblica.
Solo dopo l’articolo di Openpolis, i giornali sardi hanno scoperto l’acqua calda, cioè che Solinas è senatore e Presidente. Perché? Perché quando non si racconta ciò che si vede, ma si cerca di filtrare ciò che è sotto gli occhi di tutti, capita di vedersi sorpassati e surclassati da chi ha buon senso e passione per la verità.
La cosa più bella è che il 15 maggio scorso il direttore della Nuova, Antonio Di Rosa, ha intervistato il Presidente della Regione e l’intervista si concludeva così:
Domanda: Salvini lo sente spesso, è soddisfatto dell’avvio della legislatura in Regione?
Risposta: Lo sento poco, troppi impegni. Ci stiamo muovendo, ma io ho lasciato il Senato per dedicarmi a questa regione che amo.
Il direttore del secondo quotidiano sardo, dinanzi alla dichiarazione d’amor patrio del Presidente della Regione e all’annuncio dell’aver lasciato il Senato, ha bevuto in un sorso la dichiarazione e l’annuncio senza battere ciglio, senza chiedere, per esempio: “Ma si è dunque dimesso dal Senato della Repubblica?“. No, fare una domanda ovvia diventa osare troppo, e dunque, appena Openpolis denuncia l’ovvio, ecco che i giornali lo riprendono, come se la verità, per essere detta, debba attendere sempre qualcuno che la dica per primo, assumendosene onori e oneri.
Ma la verità è insopprimibile, vive il sonno del leone, può essere sommersa dal fango ma poi esce fuori come un fresco germoglio; non solo, è contagiosa.
Ieri sono entrato nel sito Amministrazione trasparente dell’Università di Sassari per verificare se le nebbie si diradino e ho scoperto questa aggiornatissima pagina sul Registro degli accessi civici. L’Università che, a differenza delle altre, non pubblica i dati dei membri dei propri organi, o quando li pubblica, lo fa in modo molto limitato e parziale, ha un Registro degli accessi aggiornato. È un po’ paradossale (efficienza nel dar conto delle domande di trasparenza e inefficienza nell’adempiere alla disciplina della trasparenza) ma è già qualcosa.
Leggendo il Registro si rileva che ben due accessi, di cui uno respinto per diniego della controparte (vai a sapere di quale caso si tratti) si interessano di una procedura di laurea (chissà quale è). Manca ancora la registrazione dell’accesso civico del 4 giugno presentato dai sindacati, perché il sito è aggiornato a maggio. Che cosa se ne deduce? Un fatto evidente: più si tace, più la gente trova il coraggio di fare domande. Questo è il contagio della verità: il diradarsi della paura, il raddrizzarsi delle schiene, la riscoperta della gratuità (niente chiedo, niente voglio), l’aumento dell’ossigeno nell’aria.