Ieri è stata firmata la transazione tra l’Enel e la Regione Sardegna (nella fattispecie l’Enas) che ha riportato le dighe e le centrali elettriche sul Tirso nella mani della Sardegna.
Quando sono diventato assessore, sostenuto dal Partito dei Sardi che allora non aveva preso neanche il 3% dei consensi, questa battaglia non era nella testa di nessuno. Nessuno ci credeva e quando abbiamo iniziato a perseguirlo non mancarono critiche e ironie.
Oggi il risultato è sotto gli occhi e nelle mani di tutti.
Avere due centrali idroelettriche e aver ipotecato in giudizio tutte le altre significa avere in testa gli interessi nazionali dei sardi.
C’è forse un confine tra il centrodestra e il centrosinistra per come italianamente si sono definiti in Sardegna su un tema come questo? NO. Sul diritto dei sardi a riprendersi i beni e le risorse pubbliche come loro risorse nazionali non c’è contrasto.
Come non c’è sul latte, sui trasporti, sui beni culturali, sulla scuola e la formazione, sul fisco.
Noi siamo una nazione perché abbiamo interessi nazionali che sappiamo riconoscere, abbiamo valori condivisi e sappiamo mettere in atto azioni che sappiano unire gli uni e gli altri.
A dispetto di tutti i pessimisti, i Sardi hanno vinto questa battaglia, come hanno vinto quella di chiudere le mulattiere dell’Anas sulla SS 131 a Villasanta, come hanno vinto quella di chiudere il mondezzaio abbandonato che fino a qualche mese fa presidiava l’ingresso di Olbia.
Noi non abbiamo sempre perso nella storia. Oggi abbiamo vinto e continueremo a vincere se saremo uniti, umili, laboriosi, competenti, resistenti.
Oggi, però, su i calici: sta nascendo l’Agenzia Sarda dell’Energia. Io non avrei potuto fare ciò che ho fatto senza sentirmi costantemente unito con tutti i Sardi.