Oggi L’Unione Sarda dedica un inserto a Francesco Cocco Ortu. L’unica cosa apprezzabile è proprio la volontà del giornale di ricordare il suo fondatore.
La cornice delle quattro pagine è l’intenzione del Museo Archeologico di dedicare quattro sale a quattro protagonisti della storia sarda: Cocco Ortu, Antonio Gramsci, Salvatore Mannironi e Emilio Lussu.
Il problema è che se Lussu e Gramsci fossero in vita manderebbero letteralmente al diavolo (mi sto contenendo) chi ha solo pensato di accostarli a Francesco Cocco Ortu. Fare dei salotti a citazione facile (ci sono brani di teatro esilaranti verso chi butta lì una citazione ogni tanto per mettere i fiori ai propri balconi) il luogo di nuovi ermeneuti della storia, con lo scopo di conciliare tutti i conti, anche quelli che non si conciliano, è un’operazione da tè caldo in ciabattine, da parole in libertà, ma molto pericolosa, perché la verità non esiste senza una narrazione e mettere in giro narrazioni false è una colpa proporzionata al tasso di intelligenza: più si è intelligenti, più si è colpevoli a dir balle.
Ma si può parlare di Cocco Ortu usando, come cifra distintiva di quarant’anni da liberale conservatore dei più ottusi, la sua valutazione critica del fascismo degli ultimi anni della sua vita? Ma a chi si vuole dare a bere che il prisma attraverso cui leggere Cocco Ortu sia l’antifascismo? Si prendono gli ultimi momenti di un uomo e li si erge a chiave di lettura del tutto? Non lo fa il mio collega Pignotti, che in un altro articolo aveva ben ricordato l’altro liberale di quegli anni, più democratico e più corretto di Ortu e suo avversario, Ottone Bacaredda. E non lo fa l’altro mio collega, Luca Lecis, che ricordando Mannironi, che va in galera per essere antifascista, trova un solo debole aggancio cronologico con Ortu, dicendo infine tra le righe che non li legava un beneamato nulla. La verità è che le quattro sale sono dedicate a quattro esponenti della storia sarda, secondo la vecchia geopolitica italiana della Guerra fredda: un liberale, un sardista, un cattolico e un comunista. Dopo si è costruita la narrazione post mortem che li lega, mentre in vita non li legava un beneamato cazzo. È questo il modo di fare della Cagliari bene, che ha bisogno sempre di salvarsi l’anima dalle sue porcheriole (sempre viziate da una malcelata nostalgia dell’aristocrazia del nulla di Castello, dei tempi dei don e delle donne, un provincialismo sociale che ho sempre trovato vomitevole e ridicolo) e affida alle omelie la quadratura dei cerchi.
Ma come si fa a solo pensare di mettere insieme Gramsci e Cocco Ortu? Come diavolo si fa? Ma si ha una vaga idea del significato che il nome Cocco Ortu evocava in casa Gramsci e tra gli amici di Gramsci? Evocava la carcerazione ingiusta del padre di Gramsci, la caduta in rovina della famiglia. Evocava il sistema giolittiano che vedeva i politici controllare i prefetti e i magistrati, produrre le inchieste e gli arresti ad personam, soprattutto di coloro che avevano dimostrato di avere nelle aree rurali più consenso di Cocco Ortu. Non si può mettere uno accanto all’altro queste figure in nome dell’antifascismo. Uno è stato il carnefice dell’altro nel regime che con i suoi imbrogli e con le sue ottusità ha generato le condizioni che favorirono il fascismo. Come si fa a dipingere la cura del collegio elettorale da parte di Cocco Ortu con la lacrimevole storia dell’intervento per garantire il medico condotto in alcuni paesi e non raccontare la vicenda del controllo poliziesco del collegio che porta all’arresto e alla condanna del padre di Gramsci?
Se si vuole ricordare un uomo politico, bisogna abbandonare la divinizzazione biografica di comodo, bisogna ricordare, sempre, che Cagliari, proprio in ragione della sua aristocrazia e della sua Destra è sempre stata con le spalle girate alla Sardegna, è sempre stata socialmente gerarchizzata con un ceto egemone che tendenzialmente è sempre passato dai ruoli politici a quelli imprenditoriali e poi da questi a quelli parassitari, alle rendite immobiliari (da mezzo secolo, il canale per far soldi e divenire don – di fatto – è la sanità). Questa è la miserevole parabola che ancora quattro salottini ammuffiti celebrano come cursus honorum. L’unica cosa che teme questa gente è la morte, perché di fronte a quella non si mente. Poi, finite le esequie, ricominciano a dire balle.
Egregio Podda, consapevole di infastidirla do fondo alla mia ignoranza ricordandole il ruolo delle classi dirigenti cagliaritane nel tradimento di Angioy, lo stesso ruolo nel massacro dei poveri congiurati di Palabanda, l’assalto alla casa di Lussu, la propaganda fascista dell’Unione Sarda di Sorcinelli, lo scandalo del fallimento del Credito agricolo sardo di coccortiana osservanza. Se vuole, sempre da ignorante, posso tornare indietro fino alla Cagliari pisana e ai privilegi doganali e fiscali della città a discapito dell’agro. Io non ce l’ho con Cagliari, né col suo popolo che mi piace tanto; ce l’ho con voi, aracnidi parassitarie in giubba. Quanto a Gramsci, il punto è che vi duole la verità, e infatti non ne parlate: l’arresto e la carcerazione del padre di Gramsci fu una macchia morale nella carriera di Cocco Ortu. Non riuscite a parlarne perché siete sopraffatti dalla verità. Per il resto, Lei si tenga stretto stretto Endrich; io mi tengo Gobetti, Parri, i fratelli Rosselli, il partigiano Johnny.
Sig. Maninchedda, probabilmente non ho capito il vero senso del suo intervento. Evidentemente lei non si è spiegato bene. Ho percepito peró un po’ di fiele ma soprattutto grande ignoranza nell’interpretare storia e società. La invito io a rileggersi il suo intervento e le sue squallide, sciocche ed parole su Cagliari, la sua storia, la sua stratificazione sociale e il suo “voltare le spalle al resto della Sardegna” in quanto comunità retriva ed irrimediabilmente di destra se non fascista. La piazza principale di Cagliari è dedicata a Matteotti. E la prossima volta che passa da queste parti, faccia una breve sosta al cimitero di San Michele, nella fossa comune dove sono sepolti “pezzi” di circa 500 cagliaritani destrorsi. Sa chi mi ricorda lei? Mi ricorda quelli che, quando si stava per istituire la Regione Autonoma volevano mettere il capoluogo a Bauladu. Tanto Cagliari era irrimediabilmente distrutta. Quanto alla diatriba tra Cocco Ortu e Gramsci, uno storico si dovrebbe limitare a studiare i fatti e le carte, non a fare il tifoso tra questo o quel personaggio storico. E, possibilmente, evitare strampalate analisi sociologiche. P.S. Intanto ci teniamo il vialetto intitolato al podestá Enrico Endrich. Siamo gente saggia.
Signor Podda Pani, si rilegga e si vergogni. Lei mi ricorda quelli che quando non capiscono, mollano pugni.
Deliziose le parole sulla descrizione sociologica di Cagliari. Ci mancava solo che il Sig. Manichedda esultasse dei bombardamenti alleati su Cagliari, che fecero circa 2000 morti circa (la cifra esatta non si seppe mai) e la distruzione o grave danneggiamento dell’80% delle abitazioni della città. Sarà perche il Sig. Maninchedda é sassarese? Spero e credo di no. Credo che abbia scritto queste cose perché é stupido. Comunque noi Casteddai siamo orgogliosamente aggrappati a questa rocca da 2800 anni, non sono riusciti a mandarci via né gli arabi, né gli americani né i compatrioti sardi imbecilli.
Sono del parere anche io che trattandosi di un museo archeologico le aule si dovevano dedicare a chi si era dato da fare con l’archeologia. Cito lilliu. Cosa ci fanno quattro uomini che si occupano di politica in mezzo a bronzetti e vasi? A loro si sono dedicate innumerevoli vie e piazze in ogni luogo.
Egregio Casti, chi è più in buona fede chi, come me, pone un problema con le proprie convinzioni o chi come Lei evita di porselo accusandomi di malafede? Non è un contenuto la rovina del padre di Gramsci? Non è un contenuto il fallimento del credito agricolo industriale? Chi è più ipocritamente mascherato tra noi, lei che si copre gli occhi o io che li voglio tenere bene aperti? O non penserà ancora che la cortesia delle parole sia in grado di mascherare la viltà degli animi? Nella vita bisogna anche saper disprezzare. Io disprezzo senza riserve il male. Lei no? Non disprezzo in alcun modo le persone, ma sono in grado di discernere le azioni e ho il coraggio di dire quali approvo e da quali dissento fino al disprezzo. La cortesia, se lo ricordi, non è un forma dell’educazione, è una sostanza dell’animo, è essere degni della corte. Ognuno si scelga la propria. A me quelle che si impuntano di esserlo per derivazione dai lombi di qualcuno e non per le proprie qualità d’animo, fanno un po’ di ribrezzo e spero vivamente che questo la irriti.
Il contenuto astioso e polemico dell’articolo e l’uso di termini pesanti evidenziano la poca credibilità dello scrittore e la sua mancanza di oggettività e buona fede. Ciò che resta della mancanza di contenuti è solo la volontà di disprezzare.
…Sul Sardismo..di Lussu..me ne guarderei bene ed andrei più a fondo.. sull’operato di Cocco Ortu titolato ministro di grazia e giustizia nonché pluri titolato ministro dell’agricoltura prenderei esempio per porre le basi dello sviluppo in Sardegna..e studierei i presupposti giuridici per il rilancio economico della nostra isola..i piemontesi ne assimilarono la natura della scuola di pensiero e la misero bene a frutto..noi Sardi viviamo ancora di invidia,di incapacità politica e di analisi economica fatta ad..orecchio..!!🧐
Rispondo al sig. Antonello Mascia e invito i miei pochi lettori a leggere i suoi commenti.
Come si può notare, il sig. Mascia usa l’improperium come espediente retorico per condire le sue argomentazioni, ma prima di parlare della forma dell’espressione, mi preme stare sulla sua sostanza.
1) Non ho mai scritto che Cocco Ortu appartenesse alla Destra storica; ho scritto che esiste una Destra di Cagliari e che Cagliari è tendenzialmente di Destra. La correzione di Mascia non è pertinente, è banalmente liceale: poiché si è letto in qualche manualetto che Cocco Ortu apparteneva alla Sinistra parlamentare liberale, lo si vuole iscrivere d’ufficio alla Sinistra laica modernamente intesa. Non scherziamo. I termini di Destra e Sinistra riferiti ai liberali italiani dell’Unità e della post-Unità non hanno alcuna corrispondenza ai termini Destra e Sinistra correnti, diversamente un guerrafondaio prepotente come Crispi sarebbe uomo di Sinistra;
2) il riferiemnto a Pelloux come fattore distintivo in peius di Bacaredda rispetto a Cocco Ortu non è pertinente: anche Pelloux era ritenuto di area della Sinistra. Il problema, poi, non è dove si iscrivessero in Parlamento i parlamentari, ma la cifra della loro politica in casa. Cocco Ortu e Bacaredda erano entrambi dei conservatori, ma Cocco Ortu rappresentava la Destra di Cagliari più retriva e, purtroppo, più longeva;
3) il riferimento a Togliatti come auctoritas è un altro sintomo di storiografia d’accatto. Secondo Mascia, e in questo vezzo non è solo, basta che una persona sia stata qualcuno nella storia per divenire un’autorità citabile per zittire. Proprio Togliatti, altro nome non pronunciabile in casa Gramsci, in questo contesto non è proprio un’autorità;
4) non ricordo a memoria “Marcia su Roma e dintorni”, ma mi pare che Lussu, che racconta come il fascismo si impossessò di Cagliari e della Sardegna con l’aiuto di Sorcinelli e dell’Unione Sarda, citi Cocco Ortu per aver votato contro le dichiarazioni in Aula di Mussolini. Una citazione, dunque, meritevole di attenzione, ma di un atteggiamento personale non di una attività antifascista mentre il fascismo prendeva il potere;
5) non sfugga a nessuno che Mascia non cita l’ignobile vicenda della carcerazione del padre di Gramsci, vera spina nel fianco dei coccortiani e vera rimozione ignobile delle celebrazioni in corso. Il suo silenzio e quello di altri è eloquente.
Insomma, Mascia, pensi quello che vuole di me e di ciò che dico, l’importante per me è smascherare la sua brigata di finti don non unu maccu come lei.
Trattandosi del Regio Museo non sarebbe stato più opportuno dedicare le sale a quattro grandi studiosi dell’archeologia sarda?
Maninchedda è in concorrenza con Travaglio a chi dice più fregnacce?
Che nostalgia di Progetto Sardegna, quando il popolo conquistò finalmente la forza di liberarsi dei don, soprattutto in Sanità e qualcuno ebbe davvero paura di perdere il titolo fittizio . Eravamo ad un passo, oggi non saremo qui a rammaricarci….
È difficile trovare tante inesattezze in un articolo, si riesce a battere anche Travaglio, il che non è facile . Cocco Ortu non è mai stato aderente alla pur nobile Destra storica, ma ha sempre militato nella Sinistra parlamentare, prima
nella cosidetta Pentarchia e successivamente nel gruppo zanardelliano, al contrario del Bacaredda, eletto alla Camera tra i sostenitori di Pelloux. Collaboro’ a importanti riforme nel.campo del diritto , contribuendo a creare i primi cenni di uno stato.sociale. Fu tenace sostenitore delle prerogative parlamentari. Per la Sardegna fece adottare un testo unico che per la prima volta teneva conto.della specialità dell’ isola, rispetto anche alle altre regioni meridionali. Per quanto riguarda ilgoidizio di Lussu basta leggere il libro sulla marcia su Roma, nel quale si riconosce il fiero atteggiamento di Cocco Ortu nei confronti del fascismo. Circa il giudizio sull’ era giolittiana rimando a quanto scrisse Togliatti.
a
Bene nadu e iscrittu. Bi at ancora chie cheret ponner paris su diaulu e s’abba santa.
Grazie per la chiarezza espositiva della storia moderna di questa terra, senza buonismo e ipocrisia
Non ci si meravigli. Stiamo dedicando piazze a Cossiga.