Oggi La Nuova Sardegna ospita un’inchiesta sul sistema bancario sardo. Non so bene dove vivano i dirigenti del Banco di Sardegna e della Banca di Credito Sardo che hanno risposto alle domande, ma sembrano veramente marziani. In primo luogo, sono acutissimi nell’analizzare il mercato ma non nel dar conto delle loro debolezze, che, ovviamente, vengono puntualmente pagate dai clienti. Una domanda al Banco di Sardegna: perché non pubblica per intero il report della Banca d’Italia che ha portato all’azzeramento del precedente Consiglio di amministrazione? Perché non pubblica l’elenco dei primi venti suoi debitori, per verificare se realmente i soldi (degli altri, non della banca) sono stati prestati a chi dava garanzie o a chi era semplicemente potente o ben rappresentato? Perché non dice quante start up ha finanziato nell’ultimo quiquennio (se sono più di trenta in cinque anni, pago una cena luculliana)? Perché le banche non raccontano mai il loro conflitto di interessi, tra clienti che diventano banchieri e dirigenti che diventano a fine carriera incredibilmente ricchi? Perché non raccontano il giochetto delle loro società fatte per collocare titoli spazzatura, piazzati ai clienti grazie alla loro imponente rete commerciale (che è l’unico valore di cui le banche realmente dispongono)e poi chiuse una volta collocati i titoli che rimangono a morire nelle mani di ignari clienti? Come fa il Banco di Sardegna a atteggiarsi autonomo quando anche le pietre sanno che è l’esempio di una mostruosità: una banca che ha prestato i suoi soldi per farsi comprare? Come fanno le due banche sarde a mostrarsi politicamente neutre quando sono nel pantano politico sardo in modo evidente? Il mondo politico non è solo quello dei partiti, che non conta più nulla, ma è anche quello delle imprese decotte protette da circuiti non finanziari ma finanziariamente potenti; il mondo politico è anche quello delle lobby dei dirigenti della banca che decidono come strutturare una garanzia pesante per un poveraggio o leggera per un potente o ex potente; il mondo politico è anche quello snob e irresponsabile che decide in nome di tutti e gode in nome proprio. Poi c’è il capolavoro: le banche dichiarano di prestare soldi alle imprese grazie alle garanzie che vengono fornite dai Confidi. Ma di cosa parlano? Io ho fatto la norma per il finanziamento dei Confidi, i quali però non ricevono una lira dal 2012 perché alcuni funzionari regionali ritengono che una Regione che finanzia i Confidi eroghi aiuti di Stato, mentre uno Stato come la Germania, o la Francia o l’Italia che finanzia le banche non eroghi aiuti di Stato. I Confidi sardi stanno fallendo, sono esposti in modo inverecondo, stanno pagando le fideiussioni erogate, stanno reggendo la crisi senza risorse pubbliche: sono le piccole stampelle delle banche, sono le discariche della banche.
Le banche sarde sono mediocri, cattive con i piccoli, sprezzanti con chi inizia a lavorare, amiche dei notai per i mutui (io ho fatto due mutui in vita mia, con due banche diverse…… stesso notaio!), assolutamente incapaci di investire in coesione e solidarietà. Sono come Dorian Gray: marce dentro e incipriate fuori.
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Molti imprenditori hanno vissuto esperienze traumatizzanti e, talvolta, umilianti con il sistema bancario sardo. Basterebbe intervistare a campione i titolari di imprese e società per ottenere una visione chiara del disastro in cui versano grazie alle azioni irresponsabili perpetrate a danno del sistema economico sardo. Oppure consultare il portale dei fallimenti e delle vendite giudiziarie per verificare quanti fallimenti sono stati richiesti dalle banche a danno delle imprese. Fallimenti e vendite che, tra l’altro, non portano alcun beneficio a favore del creditore (che quando va bene ricava briciole) nè del debitore sul quale incombe il più delle volte il fallimento materiale, esistenziale e civile. Le aziende vengono smembrate, o meglio sbranate, dallo sciacallaggio dei compratori che hanno i clienti pronti per la nuova Europa (Croazia, Romania, etc.) dove si insediano nuove imprese con macchinari ed attrezzature comprate con fatica da imprenditori sardi(ipotecandosi spesso anche la casa). Ho già avuto modo di dire che i bancari, che non mostrano alcun segno di sofferenza ne tantomeno un briciolo di solidarietà, risolvono i loro problemi di coscienza trincerandosi dietro il paravento di Basilea(anche da poco qualcuno si difendeva da accuse gravissime sostenendo che eseguiva gli ordini). Bisogna armarsi di legalità e contrattaccare sullo stesso piano: denunciare le innumerevoli angherie subite (tassi usurari, anatocismo ed altre irregolarità che hanno determinato enormi profitti sulla pelle viva dei cittadini e delle imprese) con la consapevolezza che sono già andate a sentenza (anche in Sardegna) numerose condanne sia in sede civile che penale. A proposito delle società collegate, che citava il Prof. Maninchedda, ne sono sorte a bizzeffe nel corso degli anni per far arrotondare i guadagni di alcuni noti (anche non noti) dirigenti delle banche: società di servizi, aziende informatiche, tipografie, corrieri, etc.). ma l’aspetto più grave, che perdura ancora oggi, è che le banche ” vendono ” assicurazioni di ogni genere a clienti indifesi e spesso inconsapevoli. La facilità di vendita, contrariamente al lavoro professionale fatto dalle assicurazioni, è dovuta al fatto che il cliente che va a chiedere un mutuo od un prestito NON PUO’ DIRE DI NO ad una polizza vita, ad una polizza infortuni ed a una polizza incendio sul fabbricato perchè è succube del sistema che “propone” la stipula di questi contratti (che tra l’altro garantiscono solo ed esclusivamente la banca); in questo modo il cliente, fatta salva la sottoscrizione di due dichiarazioni liberatorie per la banca, viene privato della possibilità di scegliersi un Società assicurativa diversa da quella che viene “proposta”. Dove sia il garante della concorrenza, nessuno lo sa.
La Sardegna ha subito per anni le peggiori nefandezze dal sistema politico italico: vedi l’industializzaione forzata, per trasformare contadini in operai sindacalizzati, poi trasformati negli attuali cassaintegrati o peggio disoccupati; oppure le clientele politiche che hanno distribuito favori per avviare imprese improponibili per arricchire imprenditori in fuga.
Invece le banche hanno compiuto un massacro, con i fatti, visti gli strumenti di cui si sono dotati, per annientare il sistema economico sardo, oramai oltre il punto di non ritorno.
Come possiamo accettare un sistema bancario come quello sardo, più caro di quello del SUD TIROLO di almeno 4 punti sul breve termine e di 2 punti sul lungo termine?
Forse è dovuto alla spartizione tra le due grandi e “sinistre” figure delle NON più nostre Banco di Sardegna e Credito Sardo?
Come mai nel “Trentino” l’accesso al credito per le aziende è semplificato, non sarà che LORO sono presenti sul territorio e non devono mandare le pratiche in “continente”?
Non sarà forse che “da loro” le banche di “credito cooperativo” detengono il 60% del mercato, con 674 sportelli, contro i nostri miseri 6 sportelli?
Comunque, per non farci mancare nulla (rispetto agli altoatesini)abbiamo lasciato aprire sull’isola, quasi il quintuplo degli uffici finanziari rispetto a loro, quasi a far capire che i sardi devono indebitarsi SOLO per comprare televisori e prodotti arrivati da fuori.
Fino a che i politici sardi non lotteranno per applicare in pieno (almeno) lo Statuto, come ad esempio l’articolo 4:
– [istituzione ed ordinamento degli enti di credito fondiario ed agrario, delle casse di risparmio, delle casse rurali, dei monti frumentari e di pegno e delle altre aziende di credito di carattere regionale; relative autorizzazioni”, tutto il resto sarà aria fritta e sottomissione…
A quando l’INDIPENDENZA?
Ok Paolo, che stiamo aspettando?