di Paolo Maninchedda
Ieri in Giunta sono state approvate tre delibere dei Lavori pubblici.
Con la prima si è stanziato 1, 2 mln di euro per aiutare i morosi incolpevoli, cioè coloro che non hanno potuto pagare l’affitto perché licenziati o giù di lì.
Con la seconda si è finalmente approvato l’Accordo di Programma di Sant’Elia. Adesso il Comune di Cagliari e Area possono firmarlo e realizzarlo.
Con la terza si sono stanziati altri 3 milioni di euro sul bilancio pluriennale (annualità 2016) per il dissesto idrogeologico di Olbia. A questo punto il capoluogo gallurese avrà dalla Regione poco più di 7 milioni di euro. Io sto lavorando a dar loro l’anticipo del 10% prima che ricorra l’anniversario dell’alluvione, in modo che con 700.000 euro possano fare qualche intervento urgente.
Qualche giorno fa, abbiamo risolto il blocco che impediva la ripartenza dei lavori per la casa di accoglienza per i familiari dei detenuti del carcere di Tempio.
Oggi leggiamo i giornali e capiamo che domani verremo sputati in faccia per strada, perché chi è in difficoltà oggi legge che la Regione disporrebbe di 32 miliardi e rotti per lo sviluppo, mentre quelle sono le Entrate di un quinquennio della Regione, non gli investimenti. Per cui, a me diranno che non so fare arrivare a chi ha veramente bisogno questo presunto mare di denaro, mentre io per trovare soldi per i giovani e le imprese non ho di fronte una montagna di denaro, ma una catena di montagne di problemi, di scelte durissime, di sacrifici da fare. Dovrò collaborare con i miei colleghi a tagliare brutalmente la spesa corrente, a rompere le pessime abitudini amministrative che generano montagne di residui e neanche una vera trasformazione, a motivare i funzionari e dirigenti regionali a fare sforzi ulteriori per migliorare la qualità dell’azione di governo; dovrò battagliare brutalmente per ridurre la spesa sanitaria; dovrò battagliare brutalmente per tenere gli ultracinquantenni licenziati ancora impegnati nei processi di utilizzazione negli enti locali che sono orgoglioso di aver concorso (con alcuni sindacalisti) ad aver realizzato; dovrò brutalmente lottare per creare cantieri comunali o verdi (meglio verdi) per mettere a posto la sentieristica della Sardegna senza la quale non c’è turismo di qualità, non c’è presidio del territorio, non c’è pulizia e bellezza. E per fare le infrastrutture, dovrò impegnarmi a contrarre un mutuo (perché le infrastrutture si fanno con i mutui, ovviamente).
Ieri le Lucidosottile, compagnia teatrale di rango internazionale, ha fatto una cosa egregia. Ha usato il proprio mestiere per protestare, versando simbolicamente e praticamente il proprio sangue in calici dedicati alla Giunta. Io sto con loro. Ho già mandato all’Assessore Firinu le carte che dimostrano che hanno ragione da vendere. Il problema culturale che questo caso illumina, è che il sistema politico sardo pensa ancora che i contributi nel settore dello spettacolo non riguardino l’economia, il lavoro e l’educazione, ma l’assistenza. Lo spettacolo, in tutto il mondo, è lavoro, economia, sviluppo. Poi è chiaro che se si ritiene che chiunque sappia fare spettacolo solo perché presenta una domanda alla Regione per fare uno spettacolo, allora si sbaglia. È possibile parametrare e perimetrare le professionalità e premiarle. C’è poi una regola aurea: i debiti si pagano. Non è possibile pagare meno di quanto ci si è impegnati a pagare. La Regione è in difficoltà con i saldi. Faccia di conto, trovi modalità di liquidazione coinvolgendo le banche e utilizzando i protocolli esistenti con le banche per il saldo del debito commerciale. Ma i debiti si pagano. Poi c’è un problema più ampio: non ha più senso un Assessorato della Pubblica Istruzione, dello Sport, della Cultura e dei Beni culturali. È un mostro di competenze con un bilancio ridicolo. Un collo di bottiglia che va riformato.
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Piccole idee da sviluppare in veri e propri progetti mi spiego:
Riprendo l’articolo dell’unione sarda del 08/10/2014
Ramazzotti dice: «Ma a questi progetti bisogna dare un’anima», riflette Ramazzotti: «Io partirei proprio dalle perdite dell’acqua». Potabilizzata a caro prezzo e poi sprecata……
In queste parole c’è tutto dico io. L’acqua per potabilizzarla ha un costo molto alto e allora che senso ha oggi utilizzare l’acqua potabile per usi che non la necessitano? Se prendiamo in considerazione l’acqua per alimentare tutti quei servizi che il mondo occidentale ha storicizzato, ossia quella che va a riempire lo sciacquone, l’acqua per innaffiare i prati, i giardini, gli orticelli ed ancora l’acqua per i lavaggi auto, e mi fermo…. Qualcuno avrebbe detto “quando sembra che tutto sia stato pensato eco quello è il momento che bisogna ripensare tutto” Voglio dire che i tempi sono maturi per ragionare sulla doppia condotta quindi allacci separati di acque diversamente trattate? Naturalmente utilizzando lo stesso scavo per la tubazione parallela, utilizzando per la seconda materiali che non prevedano l’uso alimentare.
Andrebbe ripensato il sistema turistico, non solo per lo slittare climatico delle stagioni verso gli ultimi mesi dell’anno. Le Nazioni Europee scaglionano in diversi periodi le ferie mentre qui tutte o quasi le strutture ricettivi si organizzano per i mesi “ex estivi” insomma così’ com’è è un sistema che non sistema affatto.
Bilanci risicati negli assessorati citati dall’assessore, forse è il momento di proporre e produrre un progetto di accorpamento anche perchè le decisioni “fattore tempo” ne trarrebbero beneficio.
Sarebbe un modo per disinnescare il meccanismo “nessuno ha tanto potere da cambiare tutto ma tutti (lobby sindacati partiti) hanno abbastanza per impedire che qualcosa cambi.
Bisogna ragionare da Stato portare in Europa le nostre idee i nostri progetti. È difficile tagliare il cordone ombelicale: ma quello italiano è diventato lungo come una matassa, e rischia di strangolarci tutti.
Resto della convinzione che organizzandoci in gruppi di lavoro il Partito dei Sardi possa essere promotore e motore del cambiamento.
”La fabbrica delle risposte” Sarebbe una bella svolta.