Nelle puntate precedenti:
prima parte e seconda parte abbiamo già raccontato come il concorso di Laore da previsto per inglobare, con un concorso per titoli, i tecnici dell’Aras che avevano lavorato per la Regione, è stato trasformato, anche grazie a un consigliere regionale poi partecipante – a cara manna – al concorso stesso, in un concorso per titoli e colloquio, con peso attribuito più al colloquio che ai titoli.
Ne consegue che a Laore amano l’effimera durata dell’oralità.
Tuttavia, anche procedendo oralmente, si dovrebbe avere il buon gusto di fare le cose in modo quanto meno decoroso. Invece no, Laore ama l’oralità frammista di oscenità (figurata, ovviamente).
Esami a chiamata diretta
Un aspetto, assolutamente interessante, nella gestione pratica dei concorsi per Amministrativi di cat. C è stato il combinato disposto della creazione delle tre Commissioni (con Presidente uno e trino) con la distribuzione delle interrogazioni dei candidati.
Uno sprovveduto, magari un po’ ingenuo, potrebbe pensare che si sia operato in modo asettico, magari suddividendo i candidati per gruppi di iniziali (tipo la Commissione 1° interroga i candidati delle lettere da A a G; la 2° quelli da H a P; la 3 da R a Z) oppure per numeri estratti a sorte, etc.
No, troppo ingenuo, troppo poco orale.
Si è operato con una distribuzione gestita attraverso chiamate delle singole Commissioni e operata attraverso i factotum del Servizio del Personale, all’uopo applicati.
In sostanza, essere interrogati da una Commissione o l’altra, non era un fatto preordinato, il cui rispetto era facilmente verificabile da chiunque, ma determinato nel modo sopra descritto.
Le dinastie dei vincitori
Affetto, come sono, da una certa tendenza all’insonnia (per fortuna in regressione con gli anni), ho fatto un banale lavoro di incrocio dei nomi dei candidati risultati vincitori e idonei e di quello dei membri delel commissioni.
In primo luogo ho notato che vi sono addirittura dei vincitori che, fulmineamente, sono divenuti segretari verbalizzanti dei concorsi non ancora espletati. Gente evidentemente tanto esperta da essere reclutata subito per incarichi delicati.
Dopo di che ho notato delle singolari omonimie, o meglio, omocognominie. Io non ho poteri ispettivi, ma uno zelante consigliere regionale potrebbe richiedere al Commissario di LAORE/ORALE la mappa delle strettissime parentele intercorrenti tra i componenti delle Commissioni d’esame e i vincitori e idonei dei vari concorsi. Credo che ne verrebbero fuori delle belle, ovviamente tutte casuali.
Ma non solo.
Il consigliere regionale suddetto (che noi immaginiamo indenne dal mercato delle assunzioni equamente distribuite tra maggioranza e opposizione che si può sospettare essere stato oculatamente svolto nel concorso LAORE/ORALE) potrebbe anche richiedere la mappa delle parentele, sempre molto strette, tra dipendenti già in forza di LAORE/ORALE, magari con ruoli sindacali apicali, o che comunque hanno prestato prestano la propria opera al Servizio del personale.
Ma soprattutto sarebbe molto interessante, avere un’ulteriore mappa delle parentele, strettissime e meno strette, tra i vincitori di questi concorsi, alcuni fraternamente legati l’uno all’altro.
Magari si troverebbero ascendenze che arrivano alla terza generazione di dipendenti ETFAS/ERSAT/LAORE, oppure rapporti padri/figlie/i, madri/figli/e, fratello/fratello/sorella e mogli/mariti e viceversa, che si rafforzeranno grazie al sentimento di colleganza che si svilupperà nel lavorare fianco a fianco nello stesso ufficio.
Si trattasse del passaggio di testimone tra artigiani o lavoratori della terra, sarebbe una immagine commovente.
Invece si tratta di un ente pubblico e l’immagine che rimanda una situazione come quella descritta non è commovente: è disgustosa.
Poi ci sono i più deboli dei deboli. I disoccupati che da anni aspettano un concorso per poter accedere in qualche amministrazione magari in Sardegna. Mi riferisco a quelli che 10,20, 30 anni fa da appena laureati non hanno neanche avuto il privilegio, perchè di questo si tratta, di entrare in una Associazione privata, che ha sempre campato con i soldi pubblici, i cui fortunatissimi dipendenti adesso si vogliono cooptare la dove è necessario, a mente della nostra Costituzione, un concorso pubblico dall’esterno per entrare. Figuriamoci quanto sono deboli i neo laureati. Il fatto che vi siano molti altri esempi simili non rende la vicenda maggiormente giusta.
Si sta sparando sulla croce rossa.
Mi sembra che nelle amministrazioni regionali come anche nella politica il più sano abbia la rogna.Per essere precisi dopo estenuanti battaglie sofferte dai dipendenti Aras
Si rischiava di mandare a casa i tecnici che per più di 35 anni hanno prestato il loro servizio negli allevamenti Sardi. È evidente che molti (non i dipendenti Aras) hanno cavalcato la debole forza contrattuale dei tecnici e hanno trasformato questa penosa situazione in una gallina per le uova d’oro(non per i dipendenti dell’aras che interessava solo la continuità del lavoro) in un modo per distribuire privileggi. Mi domando, serviva un concorso per stabilizzare i tecnici che per oltre 35 anni hanno di fatto espletato il lavoro di assistenza tecnica in zootecnia quando hanno stabilizzato cani e porci con pochissimi anni di servizio dedicato al servizio pubblico !?
Oltre al danno pare che adesso bisogna anche subire la beffa e le beffe per la negligenza mostrata dalla politica e qualt’altro.Vogliamo parlare anche
della classe politica specie quella capeggiata da Pigliaru che ha assistito con atteggiamento da ignavi il percorso dell’affossamento delle organizzazioni degli allevatori compresa l’aras danneggiando soprattutto gli indifesi dipendenti sappiamo che il nuovo sistema era stato concertato e reso operativo nelle stanze romane per interessi non certo della zootecnia isolana ma extraisolani e poi l’incapacità di formulare una legge(pulita) che riparssse dal licenziamento i dipendenti e poi come viene evidenziato la creazione del sistema di salvataggio con la cosiddetta laore/orale necessaria a garantire la continuità lavorativa di tanti padri di famiglia estranei ai giochetti politici e non solo, una vergogna che secondo me deve essere equamente condivisa.
Duemila anni orsono un saggio disse che prima di levare la pagliuzza dell’occhio del fratello bisogna controllare che tu non abbia una trave nel tuo occhio.
Mi dispiace davvero che si voglia sempre denigrare la realtà che con un’analisi più accurata si evince spesso che è dovuto a errori che hanno radici profonde nel passato.
Dopo 40 anni di lavoro per gli allevatori sono serenamente in pensione, penso di aver sempre dato la mia professionalità e la mia umanità con coscienza e rispetto spesso anche contro i condizionamenti sociali e organizzativi inevitabilmente esistenti.
Sono dell’idea che utilizzando il buonsenso e l’onestà spesso si evitano delle vergogne abissali specie nei confronti dei soggetti che in una scala di responsabilità sono sempre i soggetti più deboli.
… Bastat una dichiaratzione!
Custa ei chi est una rivolutzione, chentza mancu la fàghere tropu longa!
Bastat chi siant «sinceramente in pace» e fàghere una “dichiarazione”…(b’at bisonzu mancu de lu nàrrere?) “sincera”, “autentica” (ello fartza?!) tra amigos, parentes, compares, bighinos, cooperanti, camerati, associati e, «niente conflitto»! A fora «i nemici» o solu «gli indesiderati», o namus «gli imprevisti conflittuanti».
Pacificamente casinismu, casinistas e aprofitadores.
E goi si podet pacificamente mandhare e andhare innoromala, a ‘guvernu’ de “si salvi chi può”.
Si custu est s’iscopu e sa «giustizia» de ancu los currat sa zustíssia za semus in s’istrada zusta.
E si a númene lis ponimus “pastori” no lis podimus nàrrere pastores malos: difatis in totu sas bamas (o tallus, tàgios, o “greggi” pro sos “pastori”) bi sunt sempre sos pegos de iscartu de mandhare donzi annu a masellu, o fintzas muntènnere abbandha dae cudhos “in produzione” prus contivizados ca custos depent rèndhere (mescamente a oru de… incunza de votos).
Si poi andhamus totugantos innoromala… beh, iscusade, «giustizia è fatta»!!!
I componenti delle commissioni di concorso sono tenuti a rilasciare una dichiarazione di assenza di conflitto d’interessi
… custa PORCHERIA no si podet nàrrere casinu: tiat èssere totu cosa “in famiglia”, “tra amici” e, a donzi modu…, gustosa!
Chie leat fragu mału, tantu, no bi depet colare mancu acurtzu.
Epuru no mi paret chi sos Sardos cumprendhimus in cale isperevundhu che semus. E no de oe e mancu de deris.
Ma a ite semus pessendhe?!
Paret chi totugantos, casinistas e incasinados, zughimus sa conca ifatu de sas nues, che a sos Sardos fuidos a donzi parte e logu peri su mundhu in chirca de fortuna. In Sardigna paret chi sa fortuna est cudha iscrita in d-unu billetedhu chi unu papagallu tiraiat de su muntone pro lu bèndhere a sas criaduras in ziru peri sas bidhas.
Sas criaduras puru za sunt zente e fintzas sos mannos tiaimus pàrrere zente… e fintzas balentiosa…