Ieri La Repubblica ha dato notizia dell’arresto di un primario che si sarebbe fatto pagare per ridurre la lista d’attesa delle operazioni di cataratta al massimo a un mese.
È una notizia tristissima, ma non deve sembrare per nulla estranea al mondo sardo.
Sia chiaro: non ho nessuno da denunciare all’autorità giudiziaria nella quale, come i miei pochi lettori sanno, non ho alcuna fiducia.
Tuttavia ho troppi amici che si sono imbattuti in questa (e purtroppo anche in altre) patologia e hanno dovuto fare salti mortali per essere rapidamente operati.
Posso però raccontare quanto è accaduto a me.
Vado da un oculista per farmi controllare la vista perché presbite e miope.
L’oculista mi dice che ho una cataratta matura e che potrei approfittare dell’operazione di cataratta per ridurre chirurgicamente anche gli altri due difetti . Non capisco, ma ascolto.
Tornato a casa decido, dopo aver parlato con i miei familiari, di fare un secondo controllo. Opto per un collega dell’università.
Vado da lui e mostro la diagnosi del primo oculista.
Il collega mi visita accuratamente e poi, con un certo imbarazzo, mi dice che non ho alcuna cataratta.
Mi insospettisco.
Chiamo un ex consigliere regionale esperto di sanità e gli racconto il caso. La risposta è immediata e fulminante: “L’operazione di cataratta è ammessa dai rimborsi del Sistema Sanitario Nazionale, la riduzione chirurgica della miopia è considerato un intervento estetico e non curativo per cui non viene rimborsata. Ti sei imbattuto in una degenerazione del mercato sanitario: riduzione di miopia spacciate per cataratte”.
Cerco di informarmi. Non riesco ad avere il dato delle cataratte operate in Sardegna. Mi dicono che sulle cataratte c’è chi è diventato ricchissimo, ma non riesco ad avere dati e dati comparativi.
Secondo episodio. Un mio parente si ammala di cataratta. Riesco attraverso un sant’uomo che ormai fa da Pronto Soccorso a tutti in Sardegna a farlo inserire in una lunga lista d’attesa che, tuttavia, si muove. Dopo due mesi viene convocato per l’intervento. Arriva. Sala d’attesa. Prima passano quelli che il medico aveva già visitato nel suo studio, poi lui che non era andato nello studio dello specialista.
Anche in Sardegna la cataratta meriterebbe una bella inchiesta giornalistica e politica.
Sono un oculista che lavora solamente nel pubblico e non faccio privato nè in regime di intra che di extra-moenia.
Opero un discreto numero di pazienti di cataratta ogni settimana in quanto mi piace operare, la maggior parte degli interventi va bene, ma a volte ho delle complicanze. Non tutte le cataratte sono uguali, in alcuni casi per la caratteristiche della cataratta stessa (durezza della cataratta) o per varie condizioni oculari associate, un intervento rapido può trasformarsi in un intervento estremamente complesso e difficile da gestire. Da ciò ne deriva che non tutti gli interventi sono completamente risolutivi e non tutti i pazienti sono contenti dell’ esito. Fa parte della medicina.
Ciò che è assurdo è che in Italia lo stipendio di un medico ospedaliero sia di 3000 euro al netto o poco di più, e non vi siano neanche dei programmi di formazione chirurgica decenti offerto dall’università italiana. Un chirurgo molte volte deve improvvisarsi il mestiere e prima di saper operare decentemente impiega molti anni e attraversa grande difficoltà. Molte volte è costretto a fare dei periodi di formazione all’estero a sue spese.
Sono sicuro che se i medici fossero pagati un po’ di più e ci fossero dei programmi di formazione chirurgica adeguati, molti degli “scandali” come quelli riportati in questo articolo sarebbero meno frequenti.
Mio padre, 79 anni, è stato inserito il lista d’attesa per un intervento di cataratta, chiamato nel giro di circa due mesi ed operato. Si è presentato con il foglio del suo oculista ed è stato chiamato secondo agenda. Quindi nn sempre le cose vanno male come spesso piace raccontarle, specialmente parlando di sanità
ho pagato 4000 euro per ridurre la miopia e quando ho letto che mi ha operato di cataratta ho capito che oltre i miei soldi ha incassato anche quelli della mutua ma se ero in lista come mi avevano detto per operazione cataratta passavano anche 5 anni ma non ci meravigliamo è così da sempre se vuoi operarti prima fai un prestito come ho fatto io e risolvi senno puoi morire
Ho 70 anni di Napoli e sono stato operato ad 4.21 alla Mediterranea dove ho pagato 2000 euro. Il fatto è che da allora ho un problema di visione oltre che di contrazione all’occhio che nessun oculista mi ha, dopo 26 mesi, potuto risolvere. Mi hanno curato per congiuntivite, blefarite, occhio secco, demodex, ho fatto luce pulsata, ho fatto risonanza, ecografia, anche siringhe di botulino. Purtroppo sto sempre peggio senza sapere cosa ho. Ho incontrato diversi oculisti napoletani ma senza risultati. Pensate cosa mi ha causato questo OMISSIS!!! Ho perso la fiducia di tutti gli oculisti. Se avessi saputo glieli avrei regalati questi soldi pur di restare come stavo. Purtroppo i medici sono troppo venali e non pensano più ai danni che arrecano. Gli farei una causa ma non posso, dovrei solo avere un oculista oppure una associazione che mi AIUTASSE nel redigere un certificato. Gli ho solo potuto fare una recensione negativa. Lascio recapito mail: dalucdl@libero.it
Tutti vero in clinica ad OMISSIS idem ,visita a pagamento con MEDICO OMISSIS che ti minaccia che l’intervento sarà buono con lui ma con gli altri no ,si è arricchito con false cataratte e visite a pagamento ,ha aperto ovunque è ha operato gente che non aveva un CAZZOOOOOOOOOOO
Sono stato operato di cataratta nei primi mesi di questo anno e a tutt’oggi non vedo bene con l’occhio operato,logico e’ che se gli interventi eseguiti con fretta e velocità perché più proficui,non possano dare i risultati ottimali,la responsabilità a chi dobbiamo attribuirla….
@Massimo
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Credo che lei quel mondo lo conosca bene ed è riuscito in pochissimo spazio a illustrare la realtà.
Grazie.
“Anche in Sardegna la cataratta meriterebbe una bella inchiesta giornalistica e politica” [cit.].
Come ben sa, le inchieste comportano tempo, risorse, fatiche e anche spalle ben coperte da querele temerarie, sempre dietro l’angolo. Chi dovrebbe assicurare, in primis, la praticabilità di campo e del buon agire giornalistico? L’editore. Se ce ne fosse uno in circolazione, disponibile e scevro da conflitto d’interessi, che credesse ancora alla funzione della stampa. Libera e indipendente. Il giornalismo d’inchiesta è pressoché esaurito, chi ancora pratica il campo lo fa con sacrifici non indifferenti, a rischio di danni collaterali. E anche di beffe. Perché pubblicata l’inchiesta, si troverà dinanzi allo sconfortante panorama, sempre più evidente, di colleghi e testate che si esercitano nella scopiazzatura, naturalmente senza citare la fonte. Anzi, quest’ultimi andranno a bearsi del rilancio di insulse agenzie stampa che attribuiranno a loro il bollino di “Notizia Certificata” e di “scoop”. Sulla deontologia stendiamo un velo pietoso. Da tempo i corsi di aggiornamento professionale si sono trasformati in passerelle di politici, comparsate e, soprattutto, di fenomeni del ‘webete’, chiamati non a insegnare la pratica del buon giornalismo, gli strumenti per migliorarsi (e difendersi), bensì a raccontarsi e raccontare il proprio ombelico. Se ricordo bene l’ultimo Rapporto sull’informazione in Sardegna risale al 2008 e l’ultima chiamata agli Stati generali dell’informazione sarda al 2012, poi il silenzio. Da allora l’informazione si è trasformata nell’intrattenimento. Che peraltro non paga, se è vero come è vero che L’Unione Sarda perde sistematicamente più di 3mila copie all’anno e non meglio riesce a fare La Nuova. Allora l’ultimo rifugio sono i social, dove impunemente in moltissimi si sono buttati per esercitare la loro latente mediocrità. Conosco bravissimi giornalisti che si sono arresi, che passano la propria giornata a sfruculiare i social alla ricerca delle peggiori puttanate, purché di richiamo, subito rilanciate dalla propria testata. Malati di clickbait, se non portano a casa almeno un migliaio di visualizzazioni al giorno non si danno pace. Per non parlare poi dell’informazione televisiva, ridotta a raccogliere la qualunque dalla strada. Con sprezzo del ridicolo: https://shorturl.at/cEN16
Buongiorno, sono un operatore nel settore nn sono un oculista ma vedo ogni settimana decine di persone che hanno opacità del cristallino che possono essere riconosciute come cataratta, il limite tra cataratta e opacità fisiologica è labile e riconducibile alla disabilità che la stessa opacità comporta per quel paziente, non approfondisco tecnicismi inutili qui. Diversamente da come è rappresentato nella foto del servizio con le moderne tecniche l’intervento DEVE esser fatto quando è presente cataratta ma NON quando il cristallino è completamente rigido e opaco come nella vostra foto, ad aspettare ci sarebbero più rischi che vantaggi, però è certo che per una cataratta non c’è nulla di urgente normalmente la diagnosi è fatta con largo anticipo e ci si può prenotare anche 6/10 mesi prima, è certo che una piccola opacità su soggetti ametropi può essere ricondotta a cataratta senza che NESSUNO possa contestarne la necessità. Un’indagine su come sono distribuiti gli interventi tra le varie cliniche andrebbe fatta ma questa toccherà la sfera politica e in Sardegna come nel mondo tutti i giornalisti salvaguardano il portafoglio ancora prima che la buona informazione.
Posso solo dire che mio padre che è diabetico con sospetto glaucoma e con richiesta di un medico oculista per fare una tonometria, non può fare visita presso gli ambulatori di Cagliari perché il CUP risponde che loro non possono prenotare visto che a quanto pare non c’è nessuna disponibilità. Non parliamo poi di nefrologia,cardiologia, ortopedia e gli screening che non vengono eseguiti . Ma cosa si pagano le tasse se devo andare dal privato per farmi poi operare in un ospedale pubblico?
Ahimé, è tutto mercimonio. Gli stessi operatori sanitari a Cagliari dicono che gli ospedali pubblici sono in dismissione a vantaggio mentre c’ è la fila nelle cliniche private.
Io posso raccontare di altri necessari interventi, per patologie dolorose e che avrebbero potuto degenerare se non vi era intervento chirurgico. Ho dovuto aspettare un mese per essere operata e un altro mese in degenza, mentre mi passavano avanti altri che si erano rivolti agli infermieri per far cambiare il turno: il mio veniva continuamente posticipato. Il primario, famoso, anche bravo ha urlato con me che gli chiedevo perché la mia operazione veniva continuamente rimandata. Non mi ha neanche operato lui…
Se ti ammali realmente di cataratta subisci liste d’attesa con tempi biblici.
Dall’imprenditore onesto, citato dal Ministro Nordio, che non può pagare tutte le tasse, al medico “prenditore” che pesca da quelle tasse per far coprire al servizio pubblico un intervento non coperto spacciandolo per un’altro, è tutta una sconfortante degenerazione.
Ritengo che il vero problema stia nel fatto che tanta opinione pubblica giustifichi entrambi i comportamenti.
Professore, mi stupisco che lei si stupisca. La Sanità in Sardegna è un affarone. Il privato ha soppiantato il Pubblico non certo solo nel settore della “piccola” medicina quotidiana (cataratta è un esempio), ma anche per ricoveri od interventi importanti e salvavita. Ma il vero dramma è la totale assenza di reazione degli utenti che, rassegnati, danno per scontato un passaggio nello “studio privato”. È il frutto di diseducazione, del “tanto le cose vanno cosi”, del piccolo mondo sardo in cui tanto un amico che interceda lo si trova. Abbiamo avuto assessori alla sanità incapaci di capire o testardemente arroganti. Nel recente chi ha inciso come una singola onda su uno scoglio e chi aspira più a perfezionarsi come cantante che studiare organizzazione sanitaria. O vogliamo parlare della farneticazioni del presidente regionale che, a fine mandato, ventila chiusura di ospedali in attesa dei nuovi (in Italia sono necessari dai 5 ai 10 anni)!
Professore, turandosi il naso, chieda al suo amico per l’intervento. Tanto in Sardegna (addesso) cosi vanno le cose.
Siete stati fortunati ad essere operati dopo due mesi mia sorella è un anno e mezzo e ancora niente risposte!!!una vergogna
Concordo su tutto, dopo il ramo ortopedico, cardiologico, uro genitale, mancava quello oftalmologico….da spolpare.
il suo articolo mi ha fatto sorridere.
Dopo essermi operato per risoluzione miopia nel 2007 in un notissimo studio di Sassari, mi ritrovo poco tempo fa, ad avere la percezione di un lieve peggioramento e fastidio. Opto per una visita in un altra nota fabbrica visite, ma a Cagliari. Esito, ripresente miopia 0.75 occhio DX e 0.75 occhio sinistro. E vabbhe ci sta….corro a comprarmi un paio di occhiali. Poco tempo dopo mi trovo a Sassari e riesco a farmi visitare nel noto studio Sassarese. Risultato ribaltato neanche il Cagliari a Parma nella scalata per la serie A. Nessuna miopia a sinistra! e un lieve 0.25 a destra. Ricorro a prendermi un altro paio di occhiali. Il comico epilogo è l aver, dopo il procrastinarsi dei fastidi, richiesto all’ottico, con due paia di occhiali in mano, un controllo… et voilà…..tris….. Occhio sinistro astigmatismo miopico 0.75, conferma miopia 0.25 a destra. Terzo occhiale e una battuta:
” per i costi dell’intervento, ti conviene aspettare la cataratta….”. Ma avendo 45 anni…. opterò per una 4 visita…..
Scusi, l’ironia ai limiti del qualunquismo, finché si tratta di cataratta…
Si ha, diciamo, la, ehm, “impressione” che certe strutture pubbliche siano degli hot spot per passare al privato.
Si sentono frasi del tipo: “ha il mio numero?”