Paura, precarietà, rassegnazione: questa è la busta paga di chi vive sotto i mille euro.
Mi chiedono impegni su tutto, come candidato alla Presidenza, fuorché sulla dignità umana.
Io sto con chi sta in croce. Basta ammalarsi, divorziare, avere un incidente di percorso aziendale, avere una crisi personale, e si scivola nel mondo degli invisibili, degli esclusi, dei dimenticati.
Questo mondo inferocito che parla solo di eccellenze e respinge la normalità come una malattia, questo mondo va combattuto.
Vedo schiere di candidati che dichiarano di volersi iscrivere al mondo dei forti.
Noi siamo dall’altra parte: noi siamo quelli che organizzano la voglia di stare insieme e di collaborare dei deboli, perché la debolezza prima o poi colpisce tutti.
La forza è una fase effimera e violenta della vita.
La forza diventa occasione solo se donata, non se usata per il dominio degli altri. Noi siamo democratici.
Se non si vuole che le prossime elezioni regionali siano le elezioni dei pochi con la vita al sicuro, come sono state quelle di Cagliari, bisogna dire, gridare, far sentire, che abbiamo in testa un’idea di persona, di società, di Sardegna, contraria al dominio dell’uomo sull’uomo, contraria alla riserva indiana governata dai commissari governativi, contraria all’ideologia della competizione come norma sociale. Noi siamo per la collaborazione sociale, noi siamo uomini, non macchine da guerra.