La sanità può essere maciullata da tutto, dalla politica, dalla magistratura che fa politica perché non capisce nulla di politica, dalle faide tra gruppi di potere, ma poi arriva un momento nel quale si sentono le responsabilità e si capisce che tutti gli “amici” sono tali solo nelle ore buone della conquista del potere, dell’assedio alla nomina, ma mai, proprio mai, quando il sistema entra in crisi ed espone i singoli a responsabilità personali. Allora si è soli, si scopre l’urgenza dello Stato, lo si chiama a raccolta, ma si dimentica che lo Stato o c’è sempre o non c’è.
Ieri mattina il Direttore Sanitario facente funzioni (perché tutti i direttori sanitari e amministrativi della Sardegna sono facenti funzione, giacché non si è ancora data applicazione alle leggi che disciplinano come reclutarli) ha scritto a tutti: al Prefetto (e c’è da chiedersi perché al Prefetto, quasi che si ravvisino problemi di incolumità o di ordine pubblico), al sindaco di Sassari (che nell’Azienda Universitaria di Sassari non ha alcun ruolo), all’Assessore della Sanità (che ha concorso a proporre il Direttore generale dell’Azienda Universitaria). Mancano il Vescovo, il Presidente del Banco di Sardegna, i presidenti dei Gremi, della Dinamo e della Torres e si potrebbe dire che il povero Direttore Sanitario ff. si è rivolto a tutte le istituzioni terrene. Quando la lista delle persone in indirizzo è così articolata, in genere si è alla disperazione. Ma soprattutto manca il principale destinatario: il Direttore Generale dell’Azienda Universitaria, il superiore del Direttore Amministrativo. Non pervenuto, dimenticato.
Cosa dice il Direttore Sanitario ff (se lo facesse un primario di rivolgersi all’esterno, gli farebbero un provvedimento disciplinare, perché questo mondo dove gli apparati hanno più poteri e diritti delle persone, si è arrivati a fraintendere i doveri di lealtà verso l’azienda come sovraordinati ai diritti costituzionali)?
Dice che:
- nella terapia intensiva, le due unità operative hanno 12 letti occupati su 16, pari al 75% del tasso di occupazione;
- il tasso di occupazione dell’Unità operativa di Terapia intensiva post operatoria ha bloccato gli interventi chirurgici complessi soprattutto oncologici (ma guarda un po’! È la stessa cosa che gli oncologici denunciano da mesi, inascoltati);
- gli anestesisti presenti nei reparti di Terapia intensiva sono in una percentuale non precisata specializzandi del penultimo o dell’ultimo anno di corso (però la Regione ha dato ai privati i soldi che avrebbero consentito di pagare le prestazioni aggiuntive degli anestesisti strutturati);
- entro il 10 febbraio è prevista l’apertura di un nuovo reparto di terapia intensiva per Covid e non Covid;
- la Terapia sub-intensiva PneumoCovid è piena: 19 posti letto occupati su 19;
- la Pneumologia è piena: 20 posti letto occupati su 20;
- il reparto di Malattie infettive ha 16 degenti su 14 posti letto disponibili (2 letti aggiunti);
- il reparto di Geriatria Covid è pieno: 19 degenti per 19 posti letto;
- Ospedale di Alghero 3° piano: 47 degenti su 45 posti letto
- Ospedale di Alghero 2° piano: 10 posti letto occupati su 30, ma saturato nella giornata di ieri;
- Ginecologia: 6 degenti per 7 posti letto.
Fatta questa terribile descrizione, cosa fa il Direttore Sanitario di Sassari? Anziché proporre soluzioni al suo Direttore generale, in nome del sovraffollamento dell’AOU, illustra alle persone in indirizzo la politica sanitaria sarda necessaria a far diminuire il sovraffollamento dell’AOU sassarese, e cioè:
- L’attivazione delle postazioni di terapia intensiva dell’Ospedale di Nuoro (previsti 12 PL);
- L’attivazione delle postazioni di terapia sub-intensiva e degenza ordinaria dell’Ospedale Mater
Olbia; - La centralizzazione a Sassari dei soli casi complessi con infezione da SARS-COV- 2, concordando il trasferimento con il Direttore del PS;
- L’apertura di reparti a degenza ordinaria con adeguato numero di PL negli Ospedali di Nuoro, Olbia, Oristano.
Questa non è una proposta tecnica di reparto, questa è una pianificazione politica generale per cercare di rispondere a una crisi di reparto.
Sono questi i metodi della nuova politica, quella della balDoria delle nomine e dei fugoni in avanti dinanzi ai problemi? Non sarebbe stato meglio nominare chi sa risolvere i problemi e non solo riepilogarli a terzi? E chi risolverà i problemi alla fine dello scarica barile? Come si vede, si torna sempre alla domanda fondamentale: quis custodiet custodes? Intanto, ci si ammala, ci si sente abbandonati e più d’uno ci lascia.
Sicuramente ,non è stato il COVID a mandare alla deriva la sanità ,diciamo ,piuttosto che ora serve come scusante .
Le soluzioni sono state sacrificate, in nome di cosa? La situazione è un allarme continuo e inascoltato della sanità, uno dei pilastri di cui tutti avremo bisogno prima o poi. Sentirsi chiamare per la prenotazione di un intervento e dover presentare un elettrocardiogramma e visita cardiologica, che devi fare prima di essere operato per la modica cifra di 180,00euro, senza contare le analisi del sangue…credo che la deriva del sistema sia già in atto da tempo….ma che tutto questo avvantaggi speculatori senza scrupoli è fuori di ogni dubbio…
Sacrosanta verità, ma non da ora, da moltissimi anni.