di Paolo Maninchedda
Ieri ho avuto una piacevole conversazione con Andrea Pubusa, professore e uomo politico che stimo moltissimo e non da oggi. Gigi Marotto ha poi risposto a Tonino Dessì sul tema della strategia migliore per costruire il soggetto politico della Nazione sarda, cogliendo una differenza tra la nostra strategia e la sua che a mio avviso non c’è. Il Partito dei sardi, infatti, non si pone in modo concorrenziale dentro una coalizione di partiti italiani per tentare di assumerne la guida; si pone invece di fronte ai sardi di orientamento libertario, progressista, liberal-democratico e socialista per tentare di convincerli a costruire un soggetto nazionale sardo. In buona sostanza, il Partito dei Sardi non sta dentro le frontiere che i partiti italiani hanno costruito per i sardi e cerca di crearne di nuove. Semmai, ciò che caratterizza il Partito dei sardi è che non insulta chi la pensa diversamente, non raccoglie le provocazioni, ha pazienza.
Noi vogliamo conquistare il governo della Sardegna, col pieno consenso dei Sardi ottenuto liberamente e pacificamente, per governarla diversamente.
Ieri ho anche avuto un altro colloquio politico molto illuminante con un leader della sinistra sarda che si interrogava sulle prospettive dopo la scissione nel Pd. Inevitabilmente è riecheggiato il nome di Umberto Cardia ed inevitabilmente è ritornata alla mente l’unica esperienza della Sinistra della Sardegna organizzata indipendentemente da Roma che fu Federazione democratica. Io ho risposto che quello spazio oggi è il luogo dell’incontro per il Partito della Nazione Sarda, un partito progressista, europeista, solidarista e socialista, liberal-democratico nella struttura dello Stato e dei diritti, multietnico, plurilingue ecc. Bisogna avere il coraggio di mettersi insieme, di individuare serenamente una leadership non monarchica e autoritaria e di candidarsi a guidare la Regione.
Dopo questi colloqui, la vita quotidiana è ripiombata su di me con il corredo insopportabile di inerzia dilettantesca che sta caratterizzando gli ultimi tempi.
Credo che abbiano fatto molto bene lunedì scorso il gruppo consiliare e il segretario a notificare al presidente della Regione che il rimpasto per noi deve concludersi con una Giunta di alto profilo rispetto ai settori più esposti alla crisi congiunturale. Come pure credo che abbiano fatto molto bene a chiedere con urgenza il varo di un piano del lavoro che risponda alle emergenze del reddito. Personalmente non ho mai creduto di realizzare – e non l’ho mai detto – politiche keynesiane col mutuo infrastrutture. Ho sempre detto che occorreva colmare un gap infrastrutturale e un gap manutentivo (e, sia detto per inciso, mentre nelle politiche infrastrutturali nel primo anno in Italia si spende poco meno del 10%, noi abbiamo speso quasi il 20%). Le politiche keynesiane vanno varate ora e devono incardinarsi prevalentemente in settori come l’educazione, la conoscenza, l’ambiente e l’attrattività turistica. Come pure credo che abbiano fatto molto bene a notificare che giudichiamo insostenibile e umiliante lo stallo su alcune nomine importanti per la Sardegna nonostante la Regione abbia notificato al Governo italiano da tempo le proprie posizioni di consenso e di dissenso. Come pure credo che abbiano fatto molto bene a far comprendere che non ci piacciono, e quindi ce ne allontaniamo, le pratiche propagandistiche del Governo italiano che dai tempi del referendum ha inaugurato il brutto vizio di venire a ripetere periodicamente in Sardegna il già detto e a rivendere il già venduto. Come pure credo abbiano fatto molto bene a far comprendere che non vi è alcun ruolo, compreso il mio, anzi, soprattutto il mio, che non venga immediatamente messo in discussione qualora si pensi di zittire il nostro punto di vista con la pesatura delle responsabilità esercitate e spesso non richieste. Noi siamo pronti a spogliarci di ogni ruolo se questo può pregiudicare il nostro punto di vista. E il nostro punto di vista è che la Sardegna è capace di autogovernarsi, di produrre nuova ricchezza attraverso chi ha dimostrato di saperlo fare, di depurarsi dai vizi della dipendenza e dei complessi di inferiorità, di contrastare la propria borghesia parassitaria dei buchi di bilancio e delle assunzioni sanate con soldi pubblici, di liberare i ruoli di rappresentanza da chi non ha le capacità culturali per esercitarle benché abbia il consenso per farlo; noi crediamo però che tutto questo sforzo di autodisciplina e di coraggio debba essere declinato in una prospettiva competitiva col Governo italiano perché il Governo italiano ha interessi contrastanti con i nostri e mette periodicamente in atto azioni ostili allo sviluppo e alla felicità della Sardegna.
Comments on “La strategia del Partito dei Sardi e la crisi della Regione sarda”
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Caro Paolo,
vorrei segnalarti che proprio ieri il TAR, per fortuna,ha fatto carne di porco di una delibera di Giunta che disapplicava
norma regionale a vantaggio della legge Statale.
Ma si diventa Stato
avvallando robe del genere?
Cosa ne pensi del fatto che l’agenzia ASPAL con solerte tempismo si è lanciata a
capofitto reclutando dirigenti con procedure trasparenti e meritocratiche (sic!)?
http://consiglio.regione.sardegna.it/XVLegislatura/Interpellanze/Intrp0275.asp
Mi appello alla tua serietà ed onesta intellettuale affinché certe porcherie non accadano più.
Chiedo scusa perché non mi sono firmato
puoi non pubblicare se vuoi ma tieni a mente il suggerimento.
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Pubblicato il 23/02/2017
N. 00138/2017 REG.PROV.COLL.
N. 00065/2017 REG.RIC.
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REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna
(Sezione Seconda)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
ex art. 60 cod. proc. amm.;
sul ricorso numero di registro generale 65 del 2017, proposto da:
Sindacato Dirigenti e Direttivi della Regione Sardegna – Sdirs, in persona del legale rappresentante p.t., rappresentato e difeso dagli avvocati Mauro Barberio e Stefano Porcu, con domicilio eletto presso il loro studio in Cagliari, Via Garibaldi n. 105;
contro
la Regione Autonoma Sardegna, in persona del Presidente, rappresentato e difeso per legge dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato, domiciliata in Cagliari, via Dante n. 23;
per l’annullamento
della Deliberazione della Giunta della Regione Autonoma della Sardegna n. 64/10 del 2 dicembre 2016 recante “Incarichi di funzioni dirigenziali. Attuazione dell’art. 19, commi 6 e 6 ter, del D.Lgs. n. 165/2001” e del relativo allegato;
dell’Avviso per la manifestazione di interesse per il conferimento degli incarichi dirigenziali della Direzione generale dell’organizzazione e del personale, prot. n. 1065 del 17 gennaio 2017;
ove occorra, della nota in data 24 gennaio 2017 a firma del Direttore Generale dell’Assessorato del Personale.
Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visto l’atto di costituzione in giudizio di Regione Sardegna;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 22 febbraio 2017 il dott. Giorgio Manca e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
Sentite le stesse parti ai sensi dell’art. 60 cod. proc. amm.;
Ritenuto in fatto
che con il ricorso in esame il Sindacato Dirigenti e Direttivi della Regione Sardegna – SDIRS impugna i provvedimenti di cui in epigrafe, con i quali la Regione Sardegna ha avviato la procedura ai sensi dell’art. 19, comma 6, del D.lgs. n. 165/2001, per il conferimento a «soggetti di particolare e comprovata qualificazione professionale» di incarichi dirigenziali (riguardanti le direzioni di servizio indicate nell’avviso del 17 gennaio 2017), che «non è stato possibile coprire con dirigenti del ruolo dell’Amministrazione o attraverso le procedure di mobilità disposte dalla Giunta Regionale per il sistema Regione o per le altre pubbliche amministrazioni»;
che avverso i predetti provvedimenti regionali, il sindacato ricorrente deduce essenzialmente la insussistenza di una idonea base giuridica, ritenendo illegittimo il riferimento all’art. 19, comma 6, del d.lgs. n. 165/2001, posto che la disciplina applicabile – data anche la competenza legislativa esclusiva della Regione Sardegna, ai sensi dell’art. 3, lettera a), dello Statuto speciale per la Sardegna, in tema di ordinamento degli uffici regionali – è quella di cui alla legge regionale n. 31 del 1998, come modificata dalla legge regionale n. 24 del 2014;
che, in particolare, rileva nella fattispecie l’art. 28, comma 4, della legge della regione Sardegna, n. 31 del 1998, come modificato dall’articolo 11 della L.R. n. 24 del 25 novembre 2014, che con riferimento alla attribuzione delle funzioni ai dirigenti di servizio, prevede: «Le funzioni di direzione di servizio sono conferite a dirigenti del sistema Regione con decreto dell’Assessore competente in materia di personale, su proposta del componente della Giunta regionale competente nel ramo dell’Amministrazione, sentito il direttore generale della struttura di destinazione», riservando, in tal modo, esclusivamente ai dirigenti interni all’amministrazione regionale la nomina dei dirigenti di servizio; e ciò – si sostiene – a differenza di quanto previsto per la nomina dei direttori generali, per i quali l’art. 29, comma 1, della legge regionale n. 31 del 1998, prevede il conferimento «anche a persone estranee all’Amministrazione e agli enti, in possesso del diploma di laurea, che abbiano capacità adeguate alle funzioni da svolgere ed abbiano svolto per almeno un quinquennio funzioni dirigenziali in organismi ed enti pubblici o privati o aziende pubbliche o private»;
che, in secondo luogo, l’avviso pubblico è impugnato anche nella parte in cui prevede il conferimento dell’incarico della Unità di Progetto “Iscol@”, per il contrasto con l’art. 26 della predetta legge regionale n. 31 del 1998;
che si è costituita in giudizio la Regione Autonoma della Sardegna, chiedendo che il ricorso sia respinto, osservando – in particolare – come la disposizione dell’art. 19, comma 6, del d.lgs. n. 165 del 2001, secondo i dettami della Corte Costituzionale affermati nella sentenza n° 324 del 2010, deve essere ricondotto alla competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile; pertanto, si impone anche alle Regione ad autonomia speciale;
che alla camera di consiglio del 22 febbraio 2017, fissata per la trattazione della domanda cautelare, previo avviso alle parti costituite e presenti, ai sensi dell’art. 60 del codice del processo amministrativo, la causa è stata trattenuta in decisione per essere definita nel merito con sentenza in forma semplificata.
Considerato in diritto
che il ricorso deve essere accolto, dovendosi ritenere fondata e assorbente la dedotta censura di violazione del combinato disposto degli articoli 28, comma 4, e 29, comma 1, della legge regionale n. 31 del 1998, citt., dal quale si evince che gli incarichi dirigenziali di «direttori di servizio» (oggetto dell’avviso pubblico impugnato con il ricorso in esame) possono essere conferiti esclusivamente a dirigenti interni al «sistema Regione (o comunque «a dipendenti in possesso dei requisiti per l’accesso alla qualifica dirigenziale»: cfr. comma 4-bis dell’art. 28 cit.);
che la legge regionale opera in tal modo una precisa scelta in ordine al metodo di provvista dei direttori di servizio, che preclude la possibilità di coprire i posti vacanti mediante assunzione (anche se a tempo determinato) di soggetti esterni all’amministrazione regionale;
che, seppure si debba concordare con quanto rilevato dall’amministrazione, ossia che l’art. 19, comma 6, del d.lgs. n. 165/2001, è applicabile sia alle regioni a statuto ordinario che alle regioni ad autonomia speciale, poiché attiene alla disciplina del contratto di lavoro dei dirigenti assunti dall’esterno ed è quindi riconducibile alla competenza legislativa esclusiva dello Stato [di cui all’art. 117, comma secondo, lettera l), della Costituzione], deve essere, altresì, precisato che l’impiego di tale strumento contrattuale presuppone che la legge regionale (nell’esercizio della competenza legislativa esclusiva in tema di ordinamento degli uffici, di cui all’art. 3, lettera a), dello Statuto sardo) contempli – fra i diversi modi di provvista per la copertura delle vacanze disponibili – anche quello del conferimento a soggetti esterni alla platea dei dipendenti regionali in possesso della qualifica dirigenziale; in altri termini, solo se l’ordinamento regionale preveda tale procedura si potrà (o meglio: si dovrà, dato che la regolamentazione contrattuale non è modificabile con legge regionale) conseguentemente stipulare, col soggetto prescelto, il contratto di cui all’art. 19 cit. (scelta che, come si è già veduto, è stata in effetti prevista dalla legge regionale per gli incarichi di direttore generale);
che il ricorso è fondato anche nella parte in cui deduce l’illegittimità dell’avviso pubblico impugnato per aver incluso, tra gli incarichi da conferire con la procedura selettiva in questione, anche l’incarico per l’Unità di Progetto “Iscol@”, atteso che l’art. 26, comma 1, della legge regionale n. 31 del 1998 (come sostituito dall’articolo 10 della legge regionale 25 novembre 2014, n. 24) stabilisce che dette strutture sono «coordinate da personale dirigente del sistema Regione ovvero da dipendenti in possesso dei requisiti per l’accesso alla qualifica dirigenziale», senza alcun riferimento alla nomina di dirigenti esterni;
che, in conclusione, il ricorso deve essere integralmente accolto, con il conseguente annullamento dei provvedimenti impugnati;
che la disciplina delle spese giudiziali segue la regola della soccombenza, nei termini di cui al dispositivo.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna, Sezione Seconda, definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e, per l’effetto, annulla l’avviso pubblico del 17 gennaio 2017, prot. n. 1065, e la deliberazione della Giunta Regionale della Giunta della Regione Autonoma della Sardegna n. 64/10 del 2 dicembre 2016.
Condanna la Regione Autonoma della Sardegna al pagamento delle spese giudiziali in favore del ricorrente, che liquida in euro 2.500,00 (duemilacinquecento), oltre IVA, cpa, 15% spese generali.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.
Così deciso in Cagliari nella camera di consiglio
è tutto molto bello, quasi romantico. Un programma con il carattere onomatopeico, quasi fosse poesia rispetto al grigiore dei desueti programmi politici e solitamente incentrati tutti su parametri economici e crisi finanziaria.
Uniamo quindi le forze per l’autogoverno della Sardegna!
Quanto alle politiche di sviluppo, vi prego sia tenuto in debita considerazione il rapporto inverso del principio keynesiano, ossia l’effetto di un euro in meno nella detassazione delle imprese per il valore produttivo/occupazionale che questo può generare. Cominciamo da qui, a piccoli passi, con disciplina e rigore nel perseguire i valori identitari della Sardegna e con l’Uomo al centro del progetto politico.