di Paolo Maninchedda
Perché la Sardegna non riesce ancora a controllare la sua spesa sanitaria? Per tanti motivi, uno dei quali, e non il più banale o marginale, è dato dall’impossibilità di controllare minuto per minuto la spesa. Noi conosciamo i dati delle Asl più o meno 4 mesi dopo che sono maturati. Perché? Perché non funziona il nostro Sistema Informativo del Sistema Sanitario Regionale (il mitico SiSaR).
In buona sostanza (direbbe Benigni), mentre l’assessore alla Sanità della Lombardia può, accendendo un computer, sapere ora per ora, minuto per minuto, quanto sta spendendo il suo sistema sanitario regionale, il nostro assessore alla Sanità deve aspettare, di fatto, il consuntivo dell’anno per saperlo con esattezza e non solo in base ad andamenti e previsioni.
Noi abbiamo speso sul SiSar una montagna di denaro, esattamente 36 milioni e 987 mila euro (IVA inclusa) sul progetto SiSar in senso stretto, ma 44 milioni 666 mila su tutto ciò che direttamente o indirettamente lo riguarda, una cifra mostruosa sulla quale l’assessore Demuro vorrebbe attivare una perizia per capire se e come i soldi sono stati spesi bene. Ma ciò che è più importante è il contrasto tra la durezza dell’analisi e il pannicello caldo del rimedio proposto dalla Corte dei Conti nella relazione al rendiconto 2014, a parte questa frase sibillina «fatte salve ulteriori considerazioni e segnalazioni che potranno essere formulate solo a seguito del completamento delle procedure di collaudo».
Ora io capisco che l’indipendentismo antagonista, quello previsto e voluto dagli italiani per impedire ai sardi di autogovernarsi, non perde tempo a leggere gli atti verbosi e voluminosi delle autorità italiane; noi invece ce li leggiamo tutti e ne suggeriamo la lettura anche ai parenti stretti che agitano l’indipendenza ma non si preparano a esercitarla e a renderla credibile.
Noi ce li leggiamo per competere sulla capacità di governo, non sulla retorica.
Bene, che cosa scrive la Corte dei Conti? Scrive che il progetto del SiSar è stato fatto male nel 2008, che sono stati mal confezionati il bando di gara, il capitolato, il disciplinare e la valutazione dell’offerta da parte dell’aggiudicatario, ma soprattutto scrive che è stato sottovalutato il vincolo per il futuro «che avrebbe comportato l’accettazione di una offerta in massima parte costituita da applicativi e moduli già sviluppati da ENGINEERING, forniti alla Regione sotto forma di licenza d’uso illimitato, con la clausola che software e “codice sorgente” relativi a detti applicativi e moduli erano e restavano di proprietà di ENGINEERING. Discendono necessariamente da detta scelta, infatti, sia tutti i successivi affidamenti diretti (con procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara) alla RTI aggiudicataria del SISaR di servizi estensivi e di nuovi contratti, sia la necessità per la Regione di ricorrere al fornitore SISaR per la gestione ed evoluzione di tutte le parti del SISaR concesse in licenza d’uso, per ragioni di privativa industriale e tutela dei diritti esclusivi del produttore. L’unica possibilità di affrancamento sarebbe, infatti, costituita dalla progressiva sostituzione dei suddetti moduli mediante nuove forniture affidate con gara pubblica».
In buona sostanza la Corte di Conti denuncia che nel 2008 la Regione non solo ha sbagliato tutte le previsioni progettuali e la gestione della gara, ma anche che si è legata mani e piedi a Engigneering fino al punto da dover procedere con affidamento diretto alla stessa aggiudicataria, senza gara, di tutti i servizi estensivi e di tutt ala gestione e evoluzione del sistema.
In più, continua la Corte, nonostante la installazione ela configurazione del sistema sia stata pressoché portata a termine (e ci mancherebbe pure, dopo sette anni), «sul piano dell’utilizzo resta ancora molto da fare». Insomma, o non funziona o non lo si sa far funzionare.
Domanda: ma a voi non pare che sul bando SiSar occorra segnalare la questione all’Anac? Ma a voi non pare che non si possa banalmente dire «bando sbagliato, sistema non adeguatamente funzionante, affidamenti diretti inopportuni» e poi dire alla Regione che, nell’ordine: a) deve adoperarsi per limitare i blocchi; b) deve «favorire il miglioramneto dell’affidabilità e maturità globali del Sistema informativo Regionale, affinché sia assicurato un adeguato livello di prestazioni del Sistema nel suo complesso e migliorata la capacità del Sistema stesso di evitare il verificarsi di malfunzionamento e errori; c) deve continuare a formare il personale»?
Non c’è niente da fare: i grandi gruppi hanno una forza inerziale che induce a inibizione anche strutture come la Corte. Se io avessi fatto un bando simile a quello contestato, avrei passato tanti di quei guai che ancora ne starei piangendo. Invece questo del SiSar, che è decisivo per poter attuare vere strategie di contenimento, produce solo raccomandazioni e addirittura compiacimenti (nella parte conclusiva si dice che finalmente si sta ponendo rimedio, e meno male!); questo del SiSar che ha condannato la Regione agli affidamenti diretti per implementazione e gestione, produce un invito garbatissimo a manutenzioni e formazione.
L’Italia è fatta così, premia le dimensioni non le ragioni.
Per chi volesse approfondire:
a) Relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto 2014;
b) Decisione della Corte sul SiSar;
Comments on “La sovranità e gli accordi con i grandi gruppi: il caso Engigneering, la Sanità e la ‘delicatezza’ della Corte dei Conti”
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e quindi?
Finalmente se ne parla. Credo che sia interessante andare a vedere come modelli imposti dall’alto, sbagliati, impossibili da modificare per l’estrema rigidità e la flessibilità possibile solo dietro ulteriori esborsi finanziari, stiano avvilendo il lavoro di chi ancora crede e fatica ogni giorno dentro la nostra sanità pubblica.