La Soprintendenza archeologica e paesaggistica per le province di Sassari e Nuoro ha intimato ieri al Comune di Baunei di ripristinare i luoghi sull’altopiano di Golgo e dunque di rimuovere la recinzione realizzata da un privato cui lo stesso Comune aveva concesso di chiudere importanti monumenti archeologici e fonti d’acqua in un’area di uso civico. Questa la lettera della Soprintendenza.
Prima di tutto osserviamo il metodo. La Soprintendenza riceve due esposti: uno dal Gruppo di Intervento Giuridico (che ringraziamo di cuore per aver sostenuto col proprio prestigio la nostra battaglia) e l’altro dal gruppo consiliare “Libertà e Sviluppo” dei nostri militanti di Baunei. Dà un incarico a un proprio responsabile che fa un sopralluogo, accerta che i fatti denunciati sono veri e ben fondati e infine scrive a tutte le amministrazioni coinvolte comunicando le proprie conclusioni e decisioni.
Così agisce un’amministrazione che abbia a cuore la certezza del diritto e la trasparenza.
Ben diverso il comportamento dell’Amministrazione regionale, che ha gravi ed evidenti responsabilità nella procedura dichiarata ‘gravemente incompleta’ dalla Soprintendenza, perché diversi rami dell’amministrazione regionale erano ben in condizione di accertare la irregolarità della procedura.
Due interrogazioni e una mozione presentati e nessuna risposta ricevuta.
Tutto tace, tutto è circondato da un imbarazzato e intimorito silenzio.
Perché?
Perché si costringe gente come noi a dover produrre una montagna di carte per combattere una palese ingiustizia anziché porvi rimedio subito come fanno e sanno fare le persone normali?
Troppo, veramente, troppo facile fare i ferocissimi con alcuni e girarsi dall’altra parte con altri. Troppo facile e troppo ingiusto.
Saremo severissimi nella discussione della mozione. Vogliamo sapere perché è così difficile vedere la verità delle cose dopo che queste sono state illustrate a assessori, direttori generali e direttori di servizio. Vogliamo sapere il perché di questa cortina di omertà su un fatto semplice e evidente, come dimostra l’intervento della Soprintendenza che è nitido proprio nella sua disarmante semplicità.
Per noi, vedere la nostra Regione coinvolta in queste procedure e invece osservare un’istituzione italiana quale al Soprintendenza essere capace veramente di tutelare in nostro patrimonio archeologico da procedure indebite di privatizzazione è amaro e troppo doloroso per lasciar correre.