C’è una storia della Sassari-Olbia che può essere verificata ed è anche semplice: quando hanno gestito gli italiani, cioè l’Anas, i lavori si sono bloccati, la corruzione si è infiltrata, le imprese sarde sono state marginalizzate e non pagate. Quando ha gestito la Regione, le cose sono andate molto meglio.
La Sassari-Olbia può essere conclusa solo se si riassume un atteggiamento (abbandonato quando la Regione scelse di sostenere le posizioni di Armani, ex AD di Anas, piuttosto che se stessa) competitivo con lo Stato italiano e con l’Anas stessa. Un atteggiamento che non è quello di chi si lamenta, ma quello di chi contesta le procedure e gli uomini che hanno responsabilità all’interno della società pubblica.
Faccio un esempio. Il miglior capo compartimento Anas che la Sardegna abbia avuto si chiama Valerio Mele. Venne trasferito a metà del mio mandato senza un vero motivo se non quello di spostare uno dei migliori dirigenti in Sicilia, dove l’Anas non ha certo il portafoglio opere che ha in Sardegna.
La Regione esiga il ritorno di Mele in Sardegna.
Altro esempio. Tutte le gare d’appalto dei lotti della Sassari-Olbia sono stati gestiti centralmente dall’Anas e quasi tutti si sono incagliati in fallimenti, pasticci, transazioni. Gli appalti della Sardegna si gestiscono in Sardegna, non a Roma, e si programmano in modo trasparente. Prima che Armani fosse nominato AD, si stava negoziando la valorizzazione del Compartimento Anas della Sardegna, per gestire ciò che è di proprietà dell’Anas nell’Isola in Sardegna e non da Roma. Si pensi solo alla follia di bandire le gare per gli svincoli della SS 131 Nord come accordi quadro, cioè come si fanno le gare per le manutenzioni.
Ci sono grandi partite che sfiancano le strutture della Regione e rendono poco incisiva la politica regionale. O si aumentano i propri poteri o si perde. Faccio solo due esempi: la Alghero-Sassari è stata compromessa prima di tutto dal conflitto politico interno tra chi tempo fa voleva la strada a due corsie (e oggi non lo ricorda più) e chi la voleva a quattro; ogni volta che i sardi trasferiscono i loro conflitti nelle mani degli italiani, pagano un prezzo esorbitante, perché li affidano a poteri incontrollabili ed esorbitanti.
Ancora: il rischio idrogeologico è tutto in capo alla Regione, ma il Commissario per questa emergenza (che è il Presidente della Regione) ha poteri ridicoli rispetto alla grandezza dei problemi, personale limitato, nessuna possibilità di procedere dinanzi all’inerzia dei comuni (se non con strade che io stesso ho praticato con la speranza di smuovere le cose, ma constatando che se all’inerzia si somma una volontà politica contraria, si blocca tutto senza che alcuno paghi).
Infine: l’emergenza infrastrutturale della Sardegna paga un grande dazio per il fatto che, al netto delle dighe più importanti, le grandi infrastrutture sono di altri enti, non della Regione, e quando non lo sono quanto alla proprietà, lo sono quanto alla gestione. È arduo impulsare gli appalti di opere non proprie e la Sassari-Olbia, lo si ricordi, è dell’Anas. Per questo venne fatta la Società delle infrastrutture della Sardegna. Bisogna valorizzarla.
Concludendo, non si sottovaluti mai l’efficacia della comunicazione. Con l’Anas la comunicazione deve essere quotidiana e aggressiva. Quando riuscii a far completare il lotto all’ingresso di Olbia, fecero di più i miei post, le segnalazioni in Procura (ovviamente inascoltate come quelle sulla SS 195, perché i pesci grandi sono troppo grandi per le tele di ragno delle magistrature sarde e quando c’è troppo da capire e non c’è ribalta pubblica con arresti eccellenti – e dunque encomi, trasferimenti, fama – gli esposti si impolverano) e la collaborazione con alcuni organi di informazione che non gli atti amministrativi.
Insomma, bisogna sempre sapere chi si rappresenta: la Regione rappresenta una Nazione, l’Anas una società opaca di uno Stato confuso.