Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas? E può il timore che il Ministero (quale? Uno qualunque) possa un giorno, forse, probabilmente, ipoteticamente, far notare che l’Università di Cagliari non rispetta il rapporto di tre posti letto per ogni studente iscritto al primo anno di Medicina, determinare addirittura la chiusura della facoltà?
La questione dello scorporo degli ospedali Businco e Microcitemico dall’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari e il loro passaggio sotto il Policlinico universitario di Monserrato, annunciato dall’assessore regionale alla Sanità il leghista Mario Nieddu, sta tutta qui. Con una differenza: che il battito d’ali al momento non c’è non c’è. Ovvero non esiste nessuna determinazione ministeriale che mette in mora la Regione o l’Università di Cagliari.
Non c’è alcun atto ufficiale alla base di una decisione così drastica: e sfidiamo chiunque a produrlo. L’unica cosa che dalle parti dell’assessorato alla Sanità e di Monserrato dicono di percepire sono solo vaghe “sensazioni” che da Roma stiano per presentare un ipotetico salatissimo conto all’Università di Cagliari. Ma qui siamo, come si capisce, ben oltre la teoria di Edward Lorenz. Lì almeno una farfalla batteva le ali, qui la farfalla, forse, immagina di farlo.
Quindi, cosa sta succedendo?
Perché se la farfalla non sbatte le ali, e siamo dunque di fronte ad un clamoroso “bluff” governativo targato Solinas-Nieddu, di sicuro l’accorpamento dei due ospedali al Policlinico provocherebbe un tornado nell’intera sanità sarda. E forse è proprio ciò che il presidente della Regione, l’assessore alla Sanità e la Lega (che della sanità sarda governa le dinamiche) desiderano. Ma non lo dichiarano. Perché?
Perché non giocare a carte scoperte? Perché non ammettere che lo schema è quello sassarese, dove l’Azienda mista universitaria e il Santissima Annunziata sono stati accorpati? Perché non ammettere che in tempi medio brevi, il passaggio del Businco e del Microcitemico al Policlinico provocherebbe la crisi del Brotzu?
L’Azienda ospedaliera cagliaritana si vedrebbe intanto privata, banalmente, di entrate importanti derivanti dai due ospedali. Ma poi soprattutto si dovrebbe confrontare con un Policlinico cresciuto a dismisura. Che a quel punto insidierebbe il primato del Brotzu, mettendo in dubbio l’esistenza stessa di un ospedale ad alta specializzazione in Sardegna, schiacciato dal mega Policlinico al sud e dal Mater Olbia al nord.
Fine del Brotzu, o quantomeno un suo drastico ridimensionamento. Tutto porta lì. Chiaramente. Inesorabilmente. Perché non dirlo?
Solinas e Nieddu non sono così sprovveduti per non capirlo. Ma pensano che tutti noi evidentemente lo siamo.
Anche perché da anni l’Università di Cagliari soffre sì di un deficit di posti letto ma di fatto solo teorico, e che infatti non ha mai prodotto alcun rischio sul fronte della sopravvivenza della sua facoltà di Medicina.
E il motivo è semplice: se la norma venisse applicata rigidamente, molti corsi universitari in tutt’Italia chiuderebbero. E infatti il famoso rapporto di tre posti letto per ogni matricola è stato sempre interpretato in maniera elastica.
Non solo: non esiste alcuna norma che dice i posti letti debbano essere all’interno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria. Per garantire l’offerta formativa basta infatti che un reparto in qualunque ospedale convenzionato sia a direzione universitaria, come già avviene con la Nefrologia al Brotzu o l’Urologia al Santissima Trinità.
Quindi perché ora la Regione (a quanto pare, senza alcuna sollecitazione da parte dell’Università di Cagliari, che però chiaramente se gli regalano due ospedali non si tira indietro) bluffa in maniera così clamorosa?
Non c’è nessuna farfalla che sbatte le ali a Roma, ma forse a Milano sì. Solinas e la Lega hanno evidentemente un’idea segreta di sanità in Sardegna, e infatti la stanno tenendo nascosta dietro fantasmatiche “sensazioni” ministeriali.
Scorporare Businco e Microcitemico non è questione da cronaca di Cagliari ma rappresenta il fronte più avanzato di un progetto di sanità che inquieta per tre motivi.
Uno: perché non si basa su alcuna reale necessità (infatti in campagna elettorale mai il centrodestra aveva prospettato l’ipotesi dell’accorpamento degli ospedali cagliaritani).
Due: perché provocherebbe una reazione a catena di cui si finge di non conoscere la portata.
Tre: perché (non ce ne voglia la rettore Rettore Del Zompo, che afferma che con l’accorpamento l’offerta di sanità migliorerà, facendo però la parte dell’oste a cui si chiede se il vino è buono), la logica che si sta seguendo è di puro potere.
Solinas e la Lega pensano di spostare ospedali come se fossero casette del Monopoli. Ma i medici e le associazioni dei pazienti hanno già denunciato il gravissimo rischio di caduta della qualità dell’assistenza nel caso in cui i due ospedali passassero dal Brotzu al Policlinico.
Favorire i poteri, sfavorire i malati: che sia questo il modo della Lega di gestire la sanità in Sardegna?