È accaduto in questi giorni che mentre il comitato per l’insularità, pensato da chi lo anima come camera di compensazione politica e sociale tra le classi e le forze politiche della Sardegna (= ambizione di togliere la politica vera dai parlamenti e dalle piazze e portarla nei salotti, cioè in ambienti più controllabili e controllati), invitava maggioranza e opposizione a un rito unitario (che serve più alla Destra sarda che alla Sinistra e non serve a nulla, fatto in questo modo, alla Sardegna) nel nome del riempire di contenuti l’Insularità (che si conferma così una battaglia per una cosa vuota), il Governo Draghi autorizzava a Bitti un campo eolico esplicitamente sgradito alle popolazioni e alle istituzioni locali, perché fortemente dannoso di altre strategie di sviluppo. Nel frattempo Terna, altro grande padrone, non residente, della Sardegna, come i grandi feudatari iberici, annunciava trionfante la posa del Tyrrhenian link, grande infrastruttura che servirà a usare l’energia della Sardegna non per l’autoconsumo, ma per stabilizzare le centrali elettriche siciliane. Anche su questo l’insularità non ha una cipolla di dire.
Questi sono casi emblematici di quanto sia fuorviante la mobilitazione sull’insularità.
È stata concepita e gestita come una battaglia sui costi, non sui poteri.
Anzi, è stata bene attenta a stare lontana dai temi dell’autogoverno, declinabili dai sardi in una gamma ampia di possibili posizioni diverse, dall’autonomia all’indipendenza. È una mobilitazione di chi ancora iscrive la questione sarda in una questione di ritardo di sviluppo e non di mancato esercizio della responsabilità della libertà. L’insularità sta alla battaglia per i diritti dei sardi come la Legge sul miliardo stette, in epoca fascista, al sardismo. Quella legge fu una risposta ‘pratica’, per l’appunto una risposta a un ritardo di sviluppo, come le tante ‘Rinascite’, in pieno e coerente spirito fascista: assistenza in più, libertà in meno. Fu varata per nascondere la questione principale, quella dei poteri dei sardi adeguati a difendere i loro interessi, per niente coincidenti con quelli italiani (basti pensare ai trasporti, alla modellizzazione dell’organizzazione sanitaria sul tipo di Milano, alla programmazione scolastica orientata alla desertificazione delle aree interne ecc.).
Non è che non sia chiaro a molti ciò che sto dicendo, lo è, lo è. Ma la Destra sarda è riuscita, sull’insularità, ad avviluppare la Sinistra, a farla di nuovo scivolare sul tema del denaro e non del diritto. Ieri, questa intrinseca debolezza della pantomima insulare si è svelata in tutta la sua estensione: i sardi non contano nulla rispetto al governo del loro territorio, rispetto alle scelte strategiche per il futuro. Le pale sono decise a Roma, per asportazione di palle in Sardegna.
Analisi più che giusta.
Sarebbe ora di tirar fuori le palle, più che farsele asportare.
Se non ora quando?
Piè, io non ho mai avuto una tessera Dc. Lo era convintamente mio padre, e per un lungo periodo della mia vita giovanile, mio padre era il mio partito, non per ciò che era realemnte quel partito, ma perché lui era mio padre e gli volevo bene. Poi ho avuto per tre anni la tessera del Partito popolare, che ho tentato di far diventare un partito molto autonomista e molto rinnovato. Ho perso.
Su tanti commenti e analisi, uno solo ha sfiorato la vero causa del dramma che sta vivendo oggi il Psd’Az:: abbraccio mortale con la lega, voluto da Solinas per un posto al senato. Un baratto o se volete una vendita che pochi di voi hanno contestato allora.
Solinas democristiano e allievo di Cossiga?. Come si può mistificare la storia per nobilitarsi? La DC di fatto finisce con la segreteria di Martinazzoli, e siamo nel 94. Cossiga di fatto finisce di essere democristiano con l’elezione a presidente della Repubblica dieci anni prima. Solinas allora aveva di calzoni corti. Quando mai democristiano, da essere ricordato tale. Avrà avuto una tessera, come centinaia di migliaia di sardi.
Prof., glielo spieghi lei, che di quel grande partito, è stato una testa pensante anche ancora giovane.
Il Psd’Az non morirà mai!
Fortza Paris!
Io sono sardista, iscritto e militante. Mai sostenuto il Professore, ma sull’insularità ha ragione. I sardisti si sono fatti avviluppare da una proposta di Mario Segni e di Massimo Fantola, una proposta che ha in testa più la fusione con l’Italia che la Sardegna. Dietro l’insualrità non c’è neanche federalismo, c’è centralismo generoso, c’è la politica dei soldi ai poveri. Il partito non c’è più. Ha ragione Fortza Paris. Neanche la minoranza riesce a darsi un profilo, un documento, una posizione. Siamo annichiliti. E spiace dirlo.
Ma vogliamo parlare del gruppo consiliare? Esiste? Fa qualcosa nel Partito? Cosa c’è nel gruppo oltre a Lancioni che vuole il posto di Chessa, Satta che voleva comunque un posto, il capogruppo che è scomparso perché forse medita di candidarsi con altri perché le percentuali del partito sono così basse che rischierebbe di non essere rieletto? Ma vogliamo parlare dei fallimenti ripetuti di Quirico Sanna? A momenti non ha fatto una legge sola legge che non sia stata impugnata? E anche Sanna non è sardista. Nasce con AN e si vede: autoritario, impettito e inconcludente. Questo è il sardismo? Io alle politiche ho otato Cinquestelle perché mi sono rotto il c…… del Psd’az.
I trasporti, cazzo, i trasporti! Un sardista che rovina la Sardegna in questo modo, la isola, la umilia, le infligge un casoino così grande, non è una cosa da neiente. E poi: la sanità. Oh, scidai su sonnu, questo ha costretto i sardi a pagare per essere curati. i privati stanno facendo milioni perché non funziona niente. Se si va negli ospedali è un disastro, un pasticcio. E questo si convoca la Giunta a Bultei, a fai cosa? A fai cosa? Noi siamo dei miserabili, umiliati, che nonc i ribelliamo, che non lo mandiamo via. Io non sono iscritto e me ne vanto, ma voto sardista da sempre, e me ne pento.
Sono uno dei premiati da Solinas, al principio, e poi liquidati con un calcio nel sedere. Lui è così. Ma il problema è che noi lo sapevamo. Ha ragione chi dice che il problema del Psd’az dopo Solinas sarà recuperare credibilità, recuperare spazio politico, recuperare le fratture. Ma se un partito è stato capace di sbattere fuori tantissima gente di valore e adesso ha affidato un enorme potere a un uomo che che come orizzonte se stesso e il suo gruppo, che speranze possimao avere? E poi è vero: non abbiamo più neanche la soddisfazione di un luogo in cui discutere. Per parlare dobbiamo chiedergli la grazia di concederci la parola. Non si era mai visto un degrado così profondo. (Anche io uso un nome di comodo. Pensate quello che vi pare).
Siete molto concentrati sulle questioni del partito ma dimenticate di considerare che la baraonda è nel gruppo del Psd’Az in consiglio regionale. Più della metà dei consiglieri ha compreso che non sarà rieletto nelle liste Quattro Mori e forse neppure ricandidato. L’insofferenza verso la posizione dominante dell’onorevole Lancione ha raggiunto livelli di guardia e la bomba scoppiera lì. La deflagrazione sarà bella potente. Roba da “scazzi generali” altro che gli stati generali in convento a Bultei. Piuttosto la pantera di Deriu l’hanno invitata? Potrebbe partecipare al focus sulle panzane d’autore (c’è scritto panzane con la “a”…cattivoni).
Fortza Paris, ma dove vogliamo andare noi sardisti? siamo morti per colpa nostra. Noi lo sapevamo che era un democristiano e neanche dei più eccelsi. Il problema è perché lo abbiamo scelto? Non riunisce più gli organi perché non crede nella partecipazione, sa di avere la maggioranza e sa anche che la sua maggioranza farebbe quello che vuole lui, perché riunirla? È stato vergognosamente subordinato alla Lega; lui non sa che il sardismo è resistenza rispetto allo Stato italiano; per lui il sardismo è acquiescenza remunerata. Sono deluso, mortificato, affranto. Io ho dedicato ai Quattro Mori tutta la vita e oggi mi ritrovo con un pugno di mosche in mano. (Maninchedda, non mi firmo col mio nome perché ho paura e anche di questo mi vergogno. Ma pubblica lo stesso, che non ti cade la corona ad avere pietà per le debolezze altrui)
Il partito sardo d’Azione uscirà da questa legislatura con le ossa rotte. E i primi che lo abbandoneranno saranno proprio quelli che hanno avuto incarichi e poltrone in questa stagione di governo controversa e contraddittoria. Recuperare credibilità e spazio politico non sarà affatto semplice per i sardisti che resteranno nel Psd’Az. Se non altro però, i sardisti veri potranno riappropriarsi del loro partito e, dimenticato Solinas, sapranno disegnare nuovi percorsi politici. Spero che immaginino un campo indipendentista moderno e credibile ed allora chissà se anche lei, caro professore, tornerà a palpitare un’altra volta pro sos battor moriteddos!
Professore, io c’ero quando Lei si arrese al Mediterraneo e mi incazzai non poco. Oggi riconosco che aveva ragione. Tutto è iniziato in quel congresso infausto. Intrupparsi allora avrebbe significato rimanere imprigionati nel ruolo della minoranza leale, utile per giustificare la prepotenza della maggioranza come attività democratica. Ricordo bene la sua distanza da Planetta, mosso solo dall’odio per Sanna, e i fatti le hanno dato ragione. Ricordo la posizione equivoca di Solinas, vicino a Sanna solo per colprilo meglio dopo, e di Dessì, senza proprie convinzioni ma attento solo a capire chi avrebbe vinto. Le avvisaglie di una perdizione c’erano tutte. Oggi il Psd’az avrebbe bisogno di uno come Lei, ma mi pare tardi.
Fortza Paris, analisi esatta, dimentichi anche una certa propensione a premiare gli incompetenti e a guardare con interesse agli affaristi. Questa oggi è la cifra del sardismo.
Il Psd’Az unito è stato un miraggio per qualche lustro e quando finalmente i sardisti si sono uniti, è arrivato Solinas che ha messo tutti gli uni contro gli altri per garantirsi una personale gestione del potere. Il partito in questa legislatura è stato moritificato e umiliato: non ha scelto gli assessori, non ha indicato nessuno negli enti, non ha neppure mai visto il programma elettorale e tantomeno quello di governo di Solinas. Tutto ha tenuto fino a che c’era qualcosa da dare,. Oggi, che dal tavolo di Villa Devoto non cadono neppure più le briciole, il Psd’Az è una polveriera o se preferite una pentola a pressione il cui scoppio è atteso più delle dimissioni di Solinas da segretario del partito, dopo lo scandaloso risultato delle ultime politiche. Perché, giusto per fare un esempio, con i tremila voti contati nella città di Cagliari al senato, gli spazi per i tre consiglieri regionali uscenti e per lo stesso Solinas si sono improvvisamente fatti ad imbuto.
Ti sbagli , Giovanni, mai avuta la possibilità di guidare il Psd’az alle condizioni che avrei voluto io, cioè uniti per cambiare tutto. Ho rinunciato allo scannatoio delle correnti, perché dalla frantumazione interna, che nel Psd’az si è sempre tradotta in odi personali profondissimi, non può nascere che un progetto egemonico degli uni sugli altri. Io volevo fare una pacifica rivoluzione e sapevo di aver bisogno di tutti. Ricordati poi che io non me ne sono andato, sono stato mandato via. È un po’ diverso.
Ja tenes rejone e bintzas tropu, peroe pessabei a su tempus passatu cando potias picare su partitu in manos!!
Pesso chi mi apas cumpresu.
A largos annos chin salute!
Chapeau! Nient’ altro se non autocolonianismo della classe dirigente. Tutta.