Si può capire tutto in nome dell’arte, io poi che amo il surrealismo lo capisco forse meglio di altri.
Ma quando in prima serata si trasmette una fiction sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, prodotta e, se ho capito bene, voluta dalla Rai, cioè dalla tv di Stato, si dovrebbe avere il gusto della verità e il dovere del rispetto dei morti, non solo perché vittime, ma anche perché innocenti.
Invece no.
Per l’ennesima volta la ricostruzione principale degli eventi è quella propinata da Morucci e dimostrata falsa da tanti processi.
Come diavolo si fa, ancora, a mostrare l’agguato di via Fani come condotto dai soli appartenenti alle Br? Ormai le inchieste e i processi hanno dimostrato che le armi che hanno sparato in via Fani sono di più di quelle possedute dalle Br, che le traiettorie di più di un colpo attestano che vi era anche chi sparava dalla destra dell’auto di Moro, che un auto della questura giunse sul posto a velocità sostenuta pochi minuti dopo l’agguato e prima che alcuno avesse dato l’allarme, che ci sono testimoni oculari che dichiarano la presenza in via Fani di ben altre persone rispetto ai brigatisti, che diverse armi dei brigatisti si incepparono e che una sparò più delle altre e con accurata precisione, che l’agente Iozzino è stato finito col colpo di grazia, tecnica per la quale serve una freddezza militare, non brigatista.
Per non parlare dei dettagli.
Come si fa a fare ancora un film nel quale l’auto di Moro tampona quella di Moretti, quando l’unico tamponamento è avvenuto tra l’auto di scorta e quella di Moro?
Come si fa a far scendere dall’auto Moretti e a farlo sparare, elevandolo addirittura a sicario precisissimo che a colpi di pistola uccide il povero Domenico Ricci, alla guida dell’auto? Neanche Morucci ha detto una panzana così grossa. Anzi, proprio Morucci scagiona Moretti dall’aver sparato in via Fani perché rimasto pietrificato a lungo dentro la prima macchina.
Ma la cosa più incredibile è che Bellocchio copre con una balla razionale la peggiore balla irrazionale di Morucci. Secondo Morucci il trasbordo di Moro dalla 132 al furgone avviene in Piazza Madonna del Cenacolo a Roma, una panzana insostenibile logicamente e dunque Bellocchio corregge il ballista e colloca il trasbordo in una stradina di campagna, cosicché il telespettatore italiano non abbia dubbi sulla logicità delr acconto e soprattutto sulla rassicurante lettura dell’omicidio Moro, tutta condotta secondo il perimetro tracciato da Morucci e smentito da sentenze, libri e commissioni parlamentari.
L’omicidio Moro va inquadrato in un contesto a più livelli e chi non vede i livelli è semplicemente tonto o inadatto a fare storia.
C’è il livello apparente del contesto evidente: la nascita del governo fondato sul compromesso storico.
C’è il livello latente che è quello della guerra fredda, con il Pci che ancora in quegli anni prendeva soldi da Mosca (come la Dc da Washington) ma che al suo interno aveva diverse anime, una sempre più parlamentare e democratica e l’altra ancora stalinista e legata al Patto di Varsavia, che era il nemico per l’Italia.
C’è il livello oscuro dei rapporti internazionali degli estremismi italiani. La sinistra rivoluzionaria armata, quella che trovò nelle Br e in Prima Linea le sue espressioni più cruente, non era per niente isolata sul piano internazionale e aveva a Parigi punti di riferimento fortemente infiltrati dai servizi segreti di altri paesi, al punto che i Servizi segreti francesi avvertirono i servizi italiani dell’imminente azione terroristica a Roma.
Gli estremisti di destra italiani erano fortemente presenti nelle organizzazioni clandestine come Gladio, organizzate dalla Nato negli anni Cinquanta e Sessanta, nonché negli apparati di sicurezza italiani, attraversati da lotte intestine politicamente rilevanti tra quanti erano disponibili a preparare svolte autoritarie e quanti, invece, rimanevano fedeli alla Repubblica.
Il sequestro e l’omicidio di Moro fu un grande campo di battaglia di tutte queste forze. Chi semplifica, non capisce niente e non insegna niente. L’assoluzione morale del Pci è una bestemmia. Il Pci fu ferocissimo con Moro sin dalle prime ore dopo il sequestro. Per il Pci Moro non doveva tornare.
La condanna morale della classe dirigente Dc è giusta, perché essa aveva tutti gli elementi per capire la complessità del gioco e invece si fece strumento, per paura e per incapacità, nonché per calcolo, di chi da subito scelse la strada della vittima da immolare sull’altare della ragion di Stato.
Moro fu ucciso perché da vivo avrebbe raccontato le modalità del suo sequestro che avrebbero rivelato, non ultima, la circostanze di essere stato tenuto prigioniero in più prigioni, i complici delle Br, quelli che le Br continuano a proteggere per proteggere se stessi (un deputato che aveva osato proporre alla commissione Fioroni di andare in Nicaragua a interrogare Casimirri, l’unico brigatista partecipante al sequesro mai arrestato, si sentì dire da un autorevole collega se fosse diventato matto: “Non ci fanno arrivare neanche a prendere l’aereo”).
Bellocchio dice balle, come tutti gli assertivi senza dubbi e con un forte, eccessivo e fuorviante senso di sé. Chi prova per il proprio ego un orgoglio fallico non deve fare cinema-verità, deve fare porno.
… le verità sono tante, quante sono le persone che credono di possederla…
cit luigi pirandello
Aldo Moro vive nei cuori di chi l’ho ha conosciuto per chi l’ho ha amato e capito, vive al cospetto di Dio, non può morire una seconda volta, non abbiate timore di chi ha potere del vostro corpo, abbiate timore di chi ha potere dell’anima, Gesù di Nazareth
Sul fatto che Bellocchio non abbia voluto fare un documentario ma raccontare una storia, e quindi ogni falsificazione dei fatti sarebbe giustificata, vorrei osservare che se si vuole raccontare una storia ci si inventano personaggi “non realmente esistiti” o comunque gli si danno dei nomi di fantasia, questo è un caso sfacciato di “revisionismo” nel senso deteriore del termine, gli spettatori che ben poco sanno di cosa è successo veramente (almeno a grandi linee) saranno ora convinti che questo film ha raccontato la verità su come si sono svolti i fatti, o comunque non sapranno dove finisce la storia e dove inizia la fantasia del regista.
Tutto dipende dal gusto di ognuno di noi e dall’approccio. Io ho apprezzato molto, avendo dall’ inizio la certezza di guardare un film e non un documentario. Nei titoli di coda è ben chiaro che è una libera interpretazione degli autori che non si sono mai posti l’obiettivo di raccontare la verità, ma solo di raccontare una storia. Nei filmati del backstage (disponibili su Raiplay) lo stesso Marco Bellocchio lo specifica.
Ho visto ‘Esterno notte’ su Raiplay, senza pubblicità e coi miei tempi. Devo dire che mi è piaciuta l’impostazione del film: racconta i fatti da diversi punti di vista, che sono -quindi- per loro natura, parziali.
Ed il film è proprio così, è la descrizione di angoli dai quali si intravede una parte di verità, solo una parte.
Certo, sarebbe anche stato opportuno che almeno la ricostruzione fisica del rapimento fosse stata rappresentata più rispettosa del reale andamento dei fatti. Oggi possiamo farlo.
Ma il film, nel complesso, suscita emozioni e risveglia ricordi. A.Moro appare un grande uomo, un fine pensatore, che giganteggia con i piccoli democristiani di una volta, tristi attori di un dramma di cui non realizzano la profondità.
E traspare anche la negatività, l’incapacità di convincimento dei protagonisti della lotta armata: Brigate Rosse, inarrivabili, fredde, scollegate.
Buongiorno. Vi suggerisco la lettura dei libri di Paolo Cucchiarelli : Morte di un presidente e L’ultima notte di Moro.
All’autore di questo articolo forse sfugge che “Esterno notte” non è un documentario…
Non l’ho ancora visto…lo guarderò su raiplay appena ho una serata libera….😎 non c’è pubblicità e posso stoppare etc. Sono d accordo come alcuni miei compagni di vederlo, noi babyboomer avevamo 17/18 anni ed eravamo impegnati politicamente molto come studenti. Assemblee riunioni occupazioni cortei qui e altrove.
Le scene relative al contesto di movimento sono state da tutti criticate
Xchè superciali e non aderente a quello che si esprimeva che non era solo roba gridata a slogan o azioni come l assalto all’armeria il 12 marzo. Del resto il 12 marzo la polizia sparava sul corteo di studenti medi ed universitari giovani operai e disoccupati femministe. Ci hanno accusato di essere stati la faccia pulita dei gruppi armati. La Digos quella mattina venne a scuola e sequestro il manifesto scritto dal collettivo la mattina presto. Avevamo deciso di non andare al corteo dei sindacati del PCI ma gli studenti ci chiedevano cosa fare. Allora abbiamo scritto su un cartellone la nostra posizione che era di consapevolezza della gravità del fatto e comunque sempre lontano/contro gli schieramenti di soggetti all’interno delle istituzioni o con incarichi dirigenziali di governo del paese. Non ci eravamo potuti confrontare con gli altri collettivi quando è successo stavamo tutti andando a scuola e non esistevano i cell. Il nostro manifesto durò poco che la Digos era lì già alle 8:30 mi pare e tolsero il manifesto. Che fosse il PCI ad essere la forza più intransigente alla trattativa con le BR era da tutti dato per scontato. del resto il PCI e il suo servizio d ordine aveva menato le mani contro il movimento più di una volta. Noi eravamo schiacciati in mezzo. Perquisizioni posti di blocco mitraglietta in mano interrogatori fermi. Nessuno di noi si augurava la morte di Moro. I servizi bah, per lo più hanno svolto importante attività a fianco delle bande nere nella strategia della tensione Piazza Fontana Bologna Brescia I treni i depistaggi. Che qualcuno fosse distaccato per seguire le organizzazioni di sinistra è realistico, se siano stati loro a sparare in Via Fani per me cambia poco, penserei xro’ ancora di più che le BR anche no! Mi scuso per il commento un po’ logorroico.
Bellocchio rappresenta lemaschere, la drammaticita’ il mistero, non credo che cer chi di dirci come siano andate le cose, non è jm magistrato, non è uno storico. Non ho potuto seguire la serie, ma anche nell’articolo che si commenta ci sono molte inesattezze, anzi credo che nelle miglisaia di pagine scritte sul caso Moro le inesattezze, le ipotesi strampalate, le coincidenze presunte tali e quelle non viste siano tantissime. Quello che si rappresenta nella serie si collega con il Film collegato, il cui finale era fantastico, Moro libero in giro per la città. In realtà il film e la serie televisiva esprimono il senso della tragedia, la vera questione in gioco, il rapporto tra l’umano e il divino, la salvezza come esigenza umana negata dalla storia. Nel 1992 un’altro uomo ha avuto lo stesso destino, in modo analogo, forse, apparentemente, piu’consapevole, il giudice Paolo Borsellino, con identica modalità stragista in un momento di svolta della politica italiana, e il film su di lui: mediocre!
La serie “esterno notte” ha riportato alla memoria un fatto storico, e, quindi, è partita, a mio parere, da un dato oggettivo per, poi, attraverso la panoramica sulle diverse prospettive,di cui gli “attori” storici sono personifcazione, incontrare il dato soggettivo dei rappresentanti politici e non dell’epoca.
Lo spettatore è spinto ad incontrare la storia e i personaggi che ne sono stati i costruttori, nell’abito politico e nell’abito umano e, così, a divenirne spettatore attivo.
La stratificazione dei diversi punti di vista degli attori e degli spettatori favorisce un dialogo sottile e aperto,
Encomiabile la strada utilizzata.
Guarda caso stava legando col PCI,, guarda caso agli Amerikani non andava questo legame, guarda caso entrano in gioco i servizi segreti e altri figure perlomeno anomale, guarda caso alcuni brigatisti non hanno compreso nulla altri si sono venduti al potere. Moro è morto senza alcuna possibilità di salvezza.
Condivido in toto le tesi di questo, documentato autore, avendo scritto in tal senso nel mio libro “una vita nel Palazzo” autobiografia reportage di un Inviato speciale.
Cordiali saluti, Michele Marino
Ho rivissuto con emozione quei giorni vedendo il film di Bellocchio che, comunque, ha riportato alle memorie il triste evento. È un film che lascia spazio a diverse opinioni sui colpevoli, ma per gente comune come me è importante ricordare che è morto un grande uomo onesto, Grazie Bellocchio. 🙋♀️
fattostà che mia figlia, 27 anni, mi ha chiesto perchè hanno ammazzato Moro, ed io ho cercato di spiegarglielo ma con evidente maldestrezza, perchè poi mi chiedeva: “si ma perchè l’hanno ammazzato?”
mi sento tremendamente in colpa per non riuscire a spiegare la storia che, in senso temporale, ho vissuto in diretta.
forse non è tutta colpa mia, se poi le interpretazioni sono così distanti e variegate
di quei tempi ricordo nettamente il cinismo di un’opinione pubblica (o almeno di una parte) che metteva in conto la morte di Moro come un ordinario evento della storia di quegli anni
Durante il periodo che va dal ritrovamento del “c.d. Memoriale Moro 1978” alla pubblicazione del memoriale o meglio alcuni giorni dopo detta pubblicazione (che avviene intorno al 17/10/1978) Carmine Pecorelli si è interessato dei fatti ruotanti intorno a tale ritrovamento, del significato e del contenuto del memoriale(in particolare, si fa riferimento all’incertezza sulla completezza del materiale potendo, parte di esso, essere stato consegnato a uomini politici per essere depurato). alla pubblicazione nello stesso periodo, nella rubrica delle lettere al direttore, della lettera, che è comunemente intesa con il nome di “Amen”, in cui si fa riferimento ad un generale dei carabinieri in grado di intervenire per la liberazione di Aldo Moro, perché a conoscenza della ubicazione della prigione di Aldo Moro, al quale era stato vietato di intervenire per motivi politici ed era preannunziata l’accidentale morte del generale, a conoscenza del segreto, che viene indicato in Carlo Alberto Dalla Chiesa, chiamato con il nome di Amen.
Avete tutti sostenuto. Le Vs teorie ma a fronte di tante distorsioni non pensate che ci sia bisogno di meno chiacchiere, più verità e rispetto. per la famiglia. Bravo Gifuni in ogni sua interpretazione 2
All’età di 25 anni, all’epoca dei fatti, mi sentii indotto insieme ad un gruppo di giovani amici a dare una risposta forte e personale al sangue sparso dall’onorevole Moro e dagli uomini della sua scorta, unitamente a quello che la legge sull’aborto, approvata nello stesso periodo, avrebbe consentito e legalizzato. Sangue chiama sangue, ma in un’ottica propositiva. E allora abbiamo voluto compiere in gruppo un atto che fosse anche un messaggio di speranza per la gente, donando il nostro sangue. Al sangue sparso innocente, il sangue donato di un gruppo di giovani del Sud, che in tal modo, in quegli anni, intesero combattere il mercato nero del sangue, dando vita alla fioritura successiva delle associazioni donatrici.
Un uso arbitrario della storia non c’è un punto di vista ma solo l’uso del dramma non solo familiare ma italiano del fatto, io toglierei il nome e cognome Aldo Moro e ci metterei… la qualunque
A me, che ai tempi avevo venti anni, mi ha cmq emozionato tanto e mi stimola a ricordare tante cose, tipo dov’ero in quel momento, che facevo, con quali amici dell’epoca e in che modo commentavo gli eventi. E credo cmq che possa servire ai giovani di oggi a conoscere, ricordare e sopratutto non dimenticare un evento che ha senz’altro segnato la nostra Storia. Poi, per quanto riguarda la ‘vera verità’ non credo spetti trovarla ad un regista, nella speranza, forse vana, che qualcuno possa mai riuscirci!! Ciao a tutti da Pino
La fiction sul caso Moro…e frutto di una discreta sceneggiatura…….
Come la fiction sul caso Orlandi!
La prima puntata e un logico racconto di quanto avvenne dietro le quinte
Il contenuto delle restanti due puntate….una mistura di invenzioni..dove si mette in risalto la mediocrità dei brigatisti……che di certo non sarebbero stati in grado di eseguire la operazione…..e condivido l.ipotesi di altre misteriose presenze in via Fani…….gladio per capirci
L.operazione “via Fani” e preparata da mesi altrove!!!!
Si parla di un prelievo di moro …almeno un kilometro prima di via Fani…., sarà vero?
Allora perché la scorta prosegue per via fani
Provate a chiedervi…..perché l auto con moro deceduto e parcheggiata proprio lì in via castani
Nei pressi del palazzo caetani…..chi abitava nel palazzo…..oltre alla duchessa e a Igor markevic
Anche uffici dei servizi.
Buona giornata.
Ma il regista e gli sceneggiatori non hanno mai letto le inchieste dei vari Fasanella , Cucchiarelli, Fioroni (Moro 2) ecc. ?? A via Fani c’erano anche le Br e Moro in via Montalcini non c’è mai stato.
Rispondo a Mattei per rispondere a tutti. Il film sceglie di avere un rapporto equivoco con la verità storica. Quando si interpretano fatti di cronaca e se ne vuol dare una lettura più psicologica o onirica che realistica, bisogna chiarire molto bene il rapporto con la realtà. Faccio un esempio: chi andasse a vedere il film di Sorrentino “Il Divo”, non avrebbe alcun dubbio sul fatto di trovarsi di fronte a un’opera di inversione delle gerarchie simboliche, un’opera da mondo sottosopra che ambisce a caricaturare le maschere sociali. La cifra stilistica è così esplicitamente ironica, beffarda e tragica, da impedire ogni possibilità di fraintendimento. Bellocchio, invece, veste di realismo ciò che è un suo fantasma da decenni e cioè la grandezza morale e culturale di Moro (resa benissimo da Gifuni) in un mondo di stature etiche non rilevanti, una grandezza che la sinistra del tempo non riconosceva per timore (il giorno del rapimento, Eugenio Scalfari fece una delle sue mascalzonate: accusò Moro, in prima pagina, di essere colui che aveva preso le tangenti dalla Lockheed).
Scegliendo la cifra del realismo, Bellocchio sceglie una versione dei fatti e questa versione è mendace, gravemente mendace e sceglierla ha valore politico e culturale, posto che ancora non si è completamente venuti a capo della vicenda.
Quanto alle lamentele sulla velocità di pubblicazione dei commenti, vorrei ricordare a tutti che questo blog non è un’impresa che mi dà da vivere, non è un lavoro, è uno spazio di libertà e io la notte devo dormire perché la mattina lavoro. I ritardi sono dovuti al disallineamento delle veglie. Nessun complotto.
A parte che c’è scritto nei titoli di coda che il film è una interpretazione , e come tale non può essere precisissima al millesimo di secondo negli eventi.
Da parte mia il film è riuscito a trasmettermi e farmi capire quanta cattiveria girava in quei tempi.
Ci sono rimasto male quando ho appurato che i componenti arrestati ora sono fuori , per come la penso , li avrei lasciati marcire in carcere.
Il pentimento e la collaborazione servono solo ad avere la meglio su una sentenza grave e questo mi riconferma la loro bassezza e ignoranza e scaltrezza.
A beh! Se si guarda la storia con un caleidoscopio, la si può narrare come si vuole e la si può guardare allungata, accorciata, deformata.,, con i colori di arlecchino…. come un quadro di Picasso, ma non spacciarla per la Storia. Allora ciò che Bellocchio ha rappresentato non è l’affaire Moro, ma la sua parodia.
Zaccagnini e Berlinguer, nei loro rispettivi ruoli di segretari dei due partiti che rappresentavano il 70% degli italiani, nella fase del sequestro, hanno potuto svolgere un ruolo determinante o hanno subito scelte di altri? , oppure sono stati isolati dai vari livelli di cui parlano tutte le inchieste? Le minacce di Kissinger fatte a Moro quando andò da ministro degli esteri in America, erano invenzioni?
Eppure i due segretari al Presidente Moro dovevano.
Zaccagnini doveva la segreteria della DC a Moro, pur portandola sulle spalle come il Cristo sulla salita del Golgota e Berlinguer doveva sempre a Moro l’abbattimento del fattore K , politicamente equivalente alla rivoluzione copernicana. Inoltre ricordiamoci che Moro, da ministro degli esteri, mandò in Bulgaria un aereo di stato per riportare il segretario del PCI in Italia, dopo l’incidente-attentato in quel di Sofia, dove perse la vita l’interprete al suo seguito.e vie Botteghe oscure non riusciva a capire che cosa fosse successo al loro segretario oltre la cortina di ferro!
Domanda finale: che cosa hanno capito i telespettatori sotto i cinquant’anni , che al momento della tragedia di via Fani avevano solo sei anni?
Perché non mi avete pubblicato il mio commento??? Ve lo dico io perché, perché fate parte di quella stessa Cerchia italiana piena di ipocrisia e ambiguità che regna da sempre in questo paese. Possiamo vantarci di dire una sola cosa, viva la mafia e viva la corruzione, che ci vivete tutti bene in questo contenitore, nel mondo questo è bil vero marchio che esportiamo……
Sono d accordo sulla falsità del film, ha omesso la realtà come è successo per tutti quei tragici eventi successi in Italia e che succedono ancora oggi, vedi gli intrighi Renzi mancini dei servizi segreti, Napolitano e la mafia, Messina denaro che non vogliono arrestarlo, ultimi presidenti del Consiglio tranne Conte, che dovrebbero stare in galera, riforma della giustizia a favore di mafiosi e corruzione, e mi fermo qui. Vi consiglio di leggere il libro di un grande magistrato, Renzo Lombardo, la giustizia ingiusta, mi pare. Di questo magistrato non esiste più braccia, dove l hanno fatto finire????????
Il delitto Moro ha segnato non solo il personale destino dell’Uomo, ma ha condizionato la vita stessa della nazione. Un po’ come l’omicidio Kennedy. Peccato non avere un Ridley Scott in grado di realizzare un’opera artisticamente impeccabile ed al tempo stesso in grado di squarciare il velo di falsità e ipocrisia che è stato steso sull’evento.
Bell’occhio è un artista e sta alla sua sensibilità documentarsi in modo adeguato. È un suo diritto non tenere in alcun conto i risultati delle commissioni parlamentari. Inizialmente ho seguito la trasmissione con una certa diffidenza ma poi ho apprezzato l ‘impostazione che ha dato il regista sotto l’aspetto storico. Ho letto moltissimo su questo terribile avvenimento. Ho trovato anche che qualche storico non condivide affatto le conclusioni a cui è giunta la commissione parlamentare. Ognuno deve fare il proprio mestiere. Gli storici hanno i loro metodi nello studio degli avvenimenti. Mi permetto di far presente che sono un professore di Storia.
Grazie per il suo articolo. È vergognoso che Bellocchio non si sia degnato di dare neanche un occhiata ai risultati dei lavori della commissione Moro 2 che hanno sovvertito totalmente la versione ufficiale degli eventi. Si deve sapere
Concordo con chi definisce lo sceneggiato di Aldo Moro un opera fatta bene , vogliamo dire interpretata e raccontata bene con una giusta collocazione di fatti e personaggi .Tanto è stato detto del caso Moro; ,delitto di Stato ? Il tempo svelerà i segreti .
Concordo con chi definisce lo sceneggiato di Aldo Moro un opera fatta bene , vogliamo dire interpretata e raccontata bene con una giusta collocazione di fatti e personaggi .Tanto è stato detto del caso Miro ,delitto di Stato ? Il tempo svelerà i segreti .
E invece bisogna parlare e parlare e parlare, fino a quando la verità sarà svelata. Naturalmente, bisognerà chiedere il permesso agli americani di svelare la verità, altrimenti…ciccia…campa cavallo….
Ma è semplicemente un film ,perché tanta dietrologia dietro ad un film? La vera storia del rapimento e dell’uccisione dell’onorevole Moro la conoscono solo i protagonisti di questo dramma italiano, per cui tutte le interpretazioni sono vicine al vero, ma non la verità. Io ho ammirato invece l’ottima interpretazione di Gifuni, grande attore, ma ancora non adeguatamente valorizzato.
Il lavoro di Bellocchio tenta di ridare fiato alla versione originaria del sequestro, quella secondo la quale le BR avrebbero agito da sole, ignorando così una montagna di informazioni che conducono a una ricostruzione totalmente diversa che chiama in causa i vertici dell’occidente e i loro alleati interni. È pensabile che dietro un lavoro così grossolano ci sia la buona fede?
Sono d’accordo con chi sostiene che la verità sull’omicidio di Moro e della sua scorta non sia quella rappresentata da Bellocchio. Le BR non furono sole in Via Fani. Moretti Morucci Faranda (oggi tutti “liberi”) e soci erano insignificanti pedine al servizio di Poteri Forti nazionali e internazionali. Moro serviva vivo e poi doveva morire.
Sbaglio o stiamo parlando di un film? Un’opera frutto di interpretazione personale dell’autore. Ben altra cosa di un documento scientifico su un fatto storico. . Un artista ha il dovere di dare la sua interpretazione del contesto che vuole rappresentare.
Io , per non sbagliare , ho cambiato canale dopo 15 minuti dall’inizio del film…rappresentazione stucchevole , falsa e ( molto ) sopra le righe…così come altri docu-serie ( cattura di Riina , vita di Falcone e Borsellino ecc.ecc. )…purtroppo è il cinema bellezza…
La verità, quella vera, non verrà mai acquisita perché tanti erano gli interessi spesso contrapposti in gioco. Moro ha pagato per tutti: ecco perché Bellocchio lo ha voluto rappresentare come il Nazareno che porta la croce, e non per difendere il regista che con il suo film ha proiettato le sue interpretazioni e non l’ idem sentire della gente o la cronaca reale, Ci sono lacune nella fiction come i tentativi per salvare il presidente (Craxi, mafia, banda della Magliana, ecc.) ma appunto in quanto fiction non ci dovevamo aspettar di più. Questo il mio modesto pensiero al riguardo.
Concordo pienamente sulla falsità che continuiamo a propinare. Basta leggere i libri sul caso Moro di Ferdinando Imposimato, di Fasanella, di Cucchiarelli, per capire il contesto e le probabili cause che hanno portato alla eliminazione fisica e politica di Aldo Moro. Però non mi sorprende questa avanzata della cancel cultura che dilaga nel mondo occidentale. Evidentemente alle elit dominanti serve questo. Saluti
Sono d’accordo, film fuorviante e approssimativo, mi spiace tanto per la signora Fidia Moro ma purtroppo questa è l Italia di oggi, l Italia dopo l ultimo vero grande politico il signor presidente Aldo Moro
Grazie Paolo 11
Ho avuto l’impressione che non si sia voluto fare la cronaca degli eventi, bensì rappresentare l’immaginario collettivo sul sequestro – fondato sulla vulgata morucciana – evidenziandone gli aspetti grotteschi. Probabilmente anche la rappresentazione oleografica dell’onorevole Moro e i mascheroni stereotipi degli altri esponenti politici dell’epoca vanno in tal senso.
La verità verrà fuori tra una ventina d’anni, salvo imprevisti, quando anche l’ultima ruota del carro che partecipò al sequestro, al processo ed all’uccisione di Aldo Moro. Io plaudo al vostro giudizio nei confronti di Bellocchio e della RAI, ma resto costernato per l’omessa indignazione ne confronti del comportento del Corriete della Sera.
A me pare che a parte il Professore – nel senso del suo magistero illuminato naturalmente non certamente in quanto componente della giunta dei – non si intravede nessuna denuncia degna di scuotere coscienze e amore del diritto
Solo una democrazia forte denuncia le sue storture.