Non sto capendo perché i grandi organi di informazione non cerchino più le notizie. La Sardegna è stata messa in una sala di rianimazione, anestetizzata, tenuta in coma farmacologico senza motivo. Infatti, non è malata, è solo dominata da incapaci. Che problema c’è a raccontarlo? Non capisco.
Lo dimostro con due episodi.
Ieri Vito Biolchini ha scritto un articolo onestissimo sulle nomine nella Fondazione dei Giganti di Monte ‘e Prama. Lo sottoscrivo. Continuo però a dire che se c’è una cosa assordante su Monte ‘e Prama è il silenzio delle due università sarde.
Tuttavia, è interessante anche dar conto non di ‘chi’ sia stato nominato, ma di ‘come’.
Nella ricostruzione dei fatti fatta per testimonianze di protagonisti diretti, dopo una ridda di ipotesi e di scenari fornite da chi non c’era e inevitabilmente doveva far riferimento a brandelli di ricostruzione, ‘mi son fatto persuaso’ che più o meno i fatti sono andati così.
Il Presidente della Regione avrebbe voluto che a presiedere fosse il dottor Trincas: la cosa gli serviva per questioni interne di partito. Il Ministro Franceschini fa notare la debolezza curricolare del medico sardista e avrebbe rilanciato con il musicista Fresu. Qui si ha una variante: è cioè possibile che sia accaduto il contrario. Non sarebbe avvenuto invece niente di tutto questo se le due università avessero detto che i tanti rimasti fuori dal comitato scientifico potevano essere ottimi membri del Cda.
A questo punto un senatore della Repubblica entrato nell’orbita di Franceschini gli avrebbe indicato Muroni. Il Presidente non è che abbia stappato bottiglie dinanzi al nome di Muroni, ma non ha potuto dire di no per motivi suoi. Agli atti la proposta è di Franceschini, ma è evidente che la scelta è di Solinas.
Dopo di che entra in scena la stizza.
Don Ignazio Artizzu, vocalist della giornata della firma, si accorge della presenza in sala di Muroni solo perché il sindaco di Cabras glielo fa notare e dunque, derogando il copione, lo invita a parlare. Muroni fa un discorso presidenziale, da insignito di alto ruolo istituzionale, non si capisce se con soddisfazione o dispetto del Presidente (si propende per la seconda ipotesi).
Finisce questa festa col morto e il sindaco di Cabras, da persona educata quale è (e anche per far ammirare le rinnovate rotonde sulla strada per il mare rinverdite per l’occasione) aveva preparato un pranzo a Tharros, in un ristorante visitato dal gran cerimoniere della Presidenza per predisporre le sedie particolari e i condizionatori che è necessario garantire quando è prevista la partecipazione istituzionale del Presidente, ma sarebbe accaduta una cosa difficile da ricostruire: sembrerebbe che il Presidente si sia perso e sia finito alla peschiera di Marceddì e che con lui si siano persi i dirigenti sardisti, in un altro ristorante. Franceschini si è trattenuto a Tharros pochissimo e poi è andato via.
Questa storiella rivela chiaramente che le istituzioni sarde sono in balia di piccinerie, di equilibrismi, di assenza di visione, di stizze, di ripicche, tutte cose andate in scena come lillipuzianerie sarde dinanze ai Giganti, che oltre ad esser tali materialmente, lo sono anche moralmente rispetto a questo circo di piccole anime nere.
Peru e Zoffili. La notizia è stata data solo dall’agenzia di stampa Dire. I fatti sono questi. Peru organizza, ovviamente a Sorso, un incontro politico con il Presidente della Regione Liguria collegato in rete. Pronuncia un discorso duro, politico. «Quando si insegue il leader si perde la cognizione dei temi, la Sardegna ne è un esempio: noi siamo dispiaciuti che all’interno del centrodestra isolano, non si sia formata una classe dirigente della Lega, che infatti si sta squagliando come neve al sole».
Ora, che la Lega non abbia classe dirigente è sotto gli occhi di tutti, mica è un’offesa, è una tragica verità, meritata dalle migliaia di sardi che nel 2019 riempirono le piazze di Salvini e lo toccarono per essere guariti dalla psoriasi. Che poi a dirlo sia un esponente della maggioranza di governo non è un reato, sta nella dialettica politica. Eppure la reazione di Zoffili sarebbe stata una raffica di messaggi sms di altissimo valore letterario, ispirate al linguaggio non violento e allo spirito di ravvedimento di Papa Francesco, cui Peru avrebbe risposto con parole che solo nelle voci più raffinate del Dizionario della Lingua italiana è possibile ritrovare.
Che significa tutto questo?
Significa che durante il semestre bianco della Presidenza della Repubblica, alla crisi attuale dei Cinquestelle seguirà una grande crisi dei partiti italiani, al netto della Meloni che veleggerà serena con le sue vele nere, dal colore sicuro che non stinge.
Questa crisi strutturale della neopartitocrazia italiana può essere una grande occasione per i partiti sardi dotati di pensiero, di visione, di resistenza e di volontà. È possibile far nascere una grande area federata e federalista, dove convivano ispirazioni e valori diversi, ma nella quale sia chiaro il riconoscimento degli interessi nazionali dei sardi e sia possibile costruire un serio programma di governo con il quale presentarsi alle elezioni regionali (che saranno nel 2023 in concomitanza con le politiche) per vincerle.
Egregio Paolo Maninchedda
Intellegenti Satis dictum est.
Con stima e affetto.
Tommaso de Kempis
«È possibile far nascere una grande area federata etc»…
S’isperàntzia za est sempre s’úrtima chi morit ca su bisonzu est sempre bisonzu fintzas a candho noche morimus, e gai etotu sa libbertade e responsabbilidade personale e colletiva cun dignidade e profetu.
Ma s’istória a sos Sardos no nos narat nudha ca s’istória, si no semus pantàsimas, e si una bi ndh’at, in su “studio” de un’iscola infame chi nos at “studiato” est unu buco nero, nos at fatu a buco nero, no si bidet ne cumprendhet una bótziga.
Sos nani ingigantiti e moltiplicati parent sempre cudhos de “Deus salvet su re” de sa bonànima de Vittoriu Angius:
«Indica un adversariu / E horrenda da su coro / Scoppiart s’ira ipsoro /A unu tou cinnu, o Re./ Comanda su qui piagati / Si bene troppu duru / E nde sias tue seguru / Qui hat a esser factu, o Re.»: sos nanos ingigantiti tenent totu sa disponibbilidade a iscopiare pro “su re” e a s’istèrrere a tappeto pro fàghere colare sa carrotza sua e… montarci sopra, attaccarsi… al tram.
Epuru, che a su tempus de s’isperàntzia e de sa libbertade/responsabbilidade personale e colletiva est fintzas sempre tempus de callai a ciorbedhu, de cazare, de èssere zente, pópulu, nàtzione, líbberos e responsàbbiles.
Est mai possíbbile chi, mancari nanos, semus própriu chentza cherbedhos ne de dainanti e ne de daisegus? O costumamus a medire su cristianu a prammos?