Vorrei dare qualche consiglio sulla SS 131, ognuno ne faccia l’uso che vuole.
Il proprietario della strada, mai lo si dimentichi, è l’ANAS. Partiamo da qui per ricordare, anche, che solo i partiti indipendentisti e autonomisti hanno sempre affermato che le strade Anas debbono passare nel patrimonio della Regione. Se fossimo proprietari delle nostre strade (il più delle volte realizzate con soldi della Sardegna o a essa assegnati, ma affidati in gestione, dall’autonomismo più servile, all’Anas) non dovremmo chiedere per realizzare, potremmo farlo da soli.
Io provai a riproporlo, ma fui subito bloccato: troppi costi per le manutenzioni, perché si sa, i Sardi, vogliono le cose (gli acquedotti, le fogne, le strade, ecc.) ma non vogliono le imposte, anche minime, necessarie a mantenerle.
I lavori sulla SS131 nord sono stati finanziati in larga parte quando io ero assessore dei Lavori Pubblici. Ed è proprio sulla SS 131 che maturò una delle ragioni (la seconda; la prima è che non ne potevo più di vedere il mio presidente scettico su di me, il mio collega alla sanità che mi trattava come se stessi per essere arrestato e che seppi, due anni dopo, aver detto delle castronerie cronologiche alla magistratura oristanese; Soru che mi accusava di comprare consiglieri regionali con arrivo immediato e successivo della Guardia di Finanza a cercare carte su un bando gestito non dai Lavori Pubblici ma dalla Programmazione; i miei stessi collaboratori scettici sulla mia tenuta nervosa ecc. ecc.) delle mie dimissioni.
Il Ministro Del Rio e il presidente dell’Anas Armani vollero un’inaugurazione di due millimetri di asfalto della Sassari-Olbia a Sassari; io protestati, perché ormai avevo capito che la gestione Armani era per la Sardegna un vero e proprio disastro (è lui che mandò a gara lo svincolo di Bonorva con lo schema delle gare delle manutenzioni e non con quello delle costruzioni). Pigliaru aveva già scelto da mesi di costruire un rapporto diretto con Armani, oltre quello consolidato con Del Rio. Io non ci stavo più a far nulla.
La lezione, però, dovrebbe servire.
I lavori progressivamente rallentarono.
L’Anas riprese il controllo sulle nostre opere e le sviluppò con i suoi tempi, nonostante la continua vigilanza del mio successore Balzarini. Ormai il danno era fatto.
Dopo si sono accettati i lavori infiniti per rifare il manto stradale.
Si sono accettati tempi morti da far morire anche i più pazienti e lo si è fatto con i peana elevati da questa Giunta all’Anas, come ha ricordato oggi Luca Roich sulla Nuova-Conad. Ciò che ieri è successo a Macomer, con il traffico della SS131 deviato dentro il paese (io ero lì, i camion passavano di fronte a casa mia) è stato ciò che era largamente prevedibile da mesi, ma se si fraintende la politica con la sartoria da lingua, inevitabilmente si viene umiliati, come accade a tutti gli adulatori, prima o poi.
Non si governano le grandi infrastrutture stradali senza un rapporto duro e dialettico con l’Anas (o con Abbanoa, o con Area ecc.). Ma serve un rapprorto dialettico anche con i Prefetti (ne ricordo uno di Cagliari da manuale dello scaricabarile).
Non si governano i grandi lavori se si chiedono assunzioni di operai. Questo non lo capiscono i sindaci, che siccome vedono aprire i cantieri nei loro territori, pretendono assunzioni, cioè dipendenza.
Non si governano i grandi lavori se la magistratura non sa combattere la corruzione perché prende aglio per cipolle e viceversa.
Ne è un esempio la Sassari-Olbia, scandalosamente ancora incompiuta.
Quando inaugurammo un determinato tratto della strada, mi ritrovai a pranzo, seduto di fronte a me, portato dall’Anas, lo stesso costruttore che una settimana prima aveva confessato di aver pagato una tangente proprio in Sardegna e proprio su quella strada. Libero, nel pieno dei suoi diritti, addirittura conferenziere.
Sulla Sassari-Olbia, poi aleggia ancora un mistero. Io e Pigliaru revocammo gli incarichi dei professionisti incaricati dalla Giunta precedente dei collaudi amministrativi dei lotti della strada. Gli incarichi, dati gli importi, dovevano andare a gara e invece vennero assegnati su base fiduciaria non dalla struttura tecnica competente, ma direttamnete dalla Giunta. Un professionista, per non sbagliare, aveva anche dato come proprio indirizzo quello della Regione, pur non essendo in alcun modo dipendente regionale. Tutte queste carte vennero sequestrate dall’autorità giudiziaria, ma non accadde nulla. E lì io capii tante cose dell’importanza di frequentare i salotti che io non frequento.
Per fare buone infrastrutture in Sardegna bisogna avere grandi idee e vivere separati dal mondo. È difficile, ma è l’unica strada.
approfitto della ospitalità per una comunicazione/considerazione “di servizio” (in particolare per l’esperto di “convitati”). Per una forte ed efficace azione politica sono certo importanti le “posizioni” ed i “proclami” (anche per ri-accendere le idealità tristemente sopite anche tra i “militanti”) ma , vivvadio, qualcuno si è accorto dei contenuti e della rilevanza delle attività che le “tecnostruttura” del ramo dell’amministrazione o di supporto del leader politico “pro-tempore” ,svolte a volte autonomamente, hanno sui risultati operativi e quindi anche politici di una azione “di governo” ? in altri , specifici, termini si ha conoscenza dei finanziamenti acquisiti dalla Regione Sardegna nel campo infrastrutture stradali nell’ultimo decennio, e dei programmi a favore dell’Anas (aime’) o delle Provincie; Comuni; etc? opere già realizzate o ancora da realizzare (senza nascondere i limiti del quadro legislativo nazionale) di assoluto rilievo frutto di una intensa attività tecnica/amministrativa e di ruvidi rapporti con la burocrazia romana. Oppure della specifica legislazione regionale ;modificativa di quella nazionale; che ;pur contrastata dal governo, si è proposto anche di agevolare l’operatività delle imprese delle costruzioni. Od anche la creazione; quella contrastata “internamente” , di una “società di servizi” regionale, possibile primo nucleo per quello realizzato in altre regioni (ovvero la gestione autonoma delle infrastutture strategiche regionali, tra cui c’e’- mi pare- la rete stradale regionale). Per farla breve diamo a Cesare la responsabilità politica sia dei proclami che delle azioni ma sforziamoci di conoscere o leggere gli atti posti a base dei risultati conseguiti; nei mandati svolti; per non continuare a “galleggiare” nelle impressioni o nei luoghi comuni.
Sig. Giovanni Tilocca, la informo che l’Anas si è fermata ad Olbia come Cristo ad Eboli!
Dispiace sapere ciò che si intuisce come semplici residenti. Siamo mal amministrati.
Malgrado tutto continuo a ritenere che dentro ANAS ci sono superiori competenze tecniche rispetto a qualunque attuale ufficio, servizio, direzione “competente” del nostro territorio. Questo, ovviamente, è per noi un problema che viene da lontano. È una condizione che non è affatto propizia per noi, se volessimo condurre il gioco dal di dentro.
ANAS è di certo pachidermica: la “più grande” stazione appaltante in Italia.
Anch se non so davvero nulla di chi siano o di come si diventa “comandanti” di ANAS, tanto meno in Sardegna, sono convinto che la parte tecnica di ANAS, anche in Sardegna, sia sostanzialmente di qualità. Non sono certo però che tutti i progetti siano degli ingegneri sardi conoscitori dei problemi sardi. Penso semmai che siano progetti “alloctoni”.
Passino ovviamente le strutture stradali in s.s., ma nei cantieri si vedono troppe cose “singolari” rispetto ai luoghi. Massiccia stardardizzazione (ponti con fogge standard; muri standard ricoperti con ” pietra locale” standard; trincee escavate in modo standard a prescindere da ciò che si scava; protezioni in biostuoie su fronti di roccia; fronti in terra ben inclinati, lasciati scoperti) talvolta persino grottesca e inutile, ma anche soluzioni variabili in contesti identici. E si fa fatica a capire, sul lato tecnico (le soluzioni adottate sul ripristino della strada provinciale Olbia-Tempio, sono eloquenti standardizzazioni in ambiti dove invece è bene (e sarebbe stato giusto), ragionare in altro modo alla luce di ciò che è successo o può ancora succedere in quei contesti montani).
Certo sembra che alcune cose riescano bene a Sud (Capoterra-Pula) mentre altre nascono davvero male ed evolvono peggio. Sembra, in estrema sintesi, che a Nord ANAS, sia (stata) meno “presente” a se stessa che a Sud.
La “nuova” Sassari-Olbia “va avanti” da ormai 10 anni. Abbiamo in piccolo una SALERNO_REGGIO CALABRIA, senza però l’orografia Calabrese.
Fallimenti di imprese, sospensioni e ritardi a parte, non si contano, a lotto avviato, le deviazioni, le complanari rabberciate al risparmio, soprattutto se confrontate col dispendio su altre opere (l’ ultima fa il pelo al glorioso e prezioso Pozzo Bagiutta di Oschiri, finito nel dimenticatoio delle opere casmez di Abbanoa); l’indecenza delle decine varchi (con limiti a 30Km/h), delle polveri sollevate pur in presenza di cisterne d’acqua spesso ferme al palo, malgrado le prescrizioni e con Spresal in vacanza; i mezzi meccanici che sbancano e abbattono fronti rocciosi con presidi di sicurezza così così, se non addirittura ridicoli.
Non si contano i lunghi tratti ” ultimati” che ultimati non sono (e si procede a a 50km/h a 2 corsie e divieti).
Insomma, se volessimo, ce ne sarebbe davvero da scrivere ma si può già facilmente concludere che siamo divenuti “ostaggi” dei cantieri di ANAS. Quel che colpisce, infatti, è soprattutto vedere che sia fra Sassari e Olbia che fra Cagliari e Sassari, manca una visione sugli effetti complessivi che generano i cantieri. Questo aspetto è decisamente sottovalutato, per non dire ignorato o, se si preferisce, eluso. Il nodo di Bonorva presso “Cadreas” è stupefacente (non solo per il nero piceo delle “singolari” ghiaie basaltiche dei rilevati) ….con Semestene praticamente abbandonata e cancellata, come se non bastasse la demografia o la geografia ad isolarla.
Ecco, si, forse da parte di ANAS ci vorrebbe davvero tanta più considerazione della geografia sarda.
Della serie “” Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”
Candho est chi su “currettore” che lu frundhimus a s’arga mala?
Deo chi iscrio «nanos» e mi lu currezet prus de una borta a «sanos»!!! L’aiat fintzas atzetadu si l’aiat cambiadu a malàidos. Ma no connoschet su sardu. Segamentu de ancas e de conca fintzas pro iscríere duas rigas!! Ma totu gai ignorantes sunt sos chi iscrient in italianu de tènnere bisonzu de unu “currettore” macu chi los controllet?
Aia iscritu «Eja, ma sos amministradores sardos (chentza fàghere di ogni erba un fascio, ma bae e bògandhe s’erba bona!) tenent ideas mannas de nanos (custu pro no nàrrere peus meda)».
Eja, ma sos amministradores sardos (chentza fàghere di ogni erba un fascio, ma bae e bògandhe s’erba bona!) tenent ideas mannas de sanos (custu pro no nàrrere peus meda).
Prof. credo che tutti ricordano le Sue diatribe con Anas, e con giusta causa. Ma mettere la sua azione alla pari del Suo successore Balzarini, mi sembra sminuire le Sue decise posizioni sull’ente gestore. Il ruolo di Balzarini, nei ruoli ricoperti, mi ha ricordato sempre quello del convitato di pietra. Grande galleggiatore.