di Paolo Maninchedda
La vita è facile? No. La politica è facile? No.
Gli uomini facili non hanno dubbi mai, dice un poeta.
Invece in Sardegna abbiamo una fiorente politica del take away, tipo pizze da asporto, la politica facile delle soluzioni facili. Come pure abbiamo giornali da asporto, usa e getta.
Qualche esempio per sorridere.
La Magistratura di Nuoro ha rinviato a giudizio sugli eventi alluvionali del 2013 non una ma 38 persone, tra cui alti dirigenti dell’amministrazione regionale.
Questa è una notizia che spiega molto bene che la vita non è per niente facile non solo per chi non fa nulla, ma soprattutto per chi cerca di fare qualcosa, perché basta essere stati nei paraggi di un evento calamitoso drammatico per essere indagati e avere un’alta probabilità di essere rinviati a giudizio.
È una notizia degna di attenzione democratica che la magistratura italiana non contempla il caso dell’imperfezione del mondo, dell’esistenza di eventi calamitosi e ne addebita sempre la colpa a qualcuno? Sì, è una notizia, ma non è take away, non è facile, è drammatica, riguarda la dignità e il lavoro di tante persone, non si può facilmente raccontare e dunque non si racconta come si dovrebbe.
Viceversa, sul rischio idrogeologico si gioca e si scherza col fuoco.
Ogni giorno sorge un nuovo esperto di tutto, che conosce l’acqua e i territori meglio di chiunque altro, che ha pronta in tasca una soluzione pensata al bar, disegnata su un foglio di carta e subito adottata da qualche forza politica come giusta e geniale. Nel frattempo io mi trovo al bivio di decisioni drammatiche con Comuni che fanno parcheggi e ingressi di campeggi nell’alveo dei fiumi, con Comuni che fanno passare le strade comunali su ponti abusivi, con Comuni che hanno fatto edificare sui corsi dei fiumi, con Comuni che non fanno il loro dovere sulle situazioni di maggior pericolo, con Consorzi di Bonifica addormentati che non riescono a sviluppare gli appalti loro affidati, con abitudini di utilizzo dell’acqua in agricoltura poco più evolute degli ultimi anni del Neolitico, con privati e Forestas che a suo tempo hanno fatto laghetti di montagna e adesso non hanno i soldi (o dicono di non averli) per metterli in sicurezza, con condotte colabrodo fatte dai Comuni e dai Consorzi di Bonifica, con Consorzi di Bonifica che investono tempo e risorse per tentare di far soldi sull’energia anziché sulla ricerca per il miglior utilizzo della risorsa idrica, con Consorzi di Bonifica che firmano i protocolli per il riuso dei reflui e poi si rifiutano di attuarli, con Consorzi di Bonifica che non riescono a sviluppare gli appalti per la messa in sicurezza dei territori e impiegano anni per trovare un aggiudicatario, con enti regionali che fanno procedere lentissimamente le progettazioni per tenerle tutte all’interno e riconoscere il valore delle progettazioni ai dipendenti (con l’effetto distorsivo di dipendenti pubblici che pur godendo della sicurezza del reddito fisso, sottraggono occasioni al mondo delle professioni per il più antico dei motivi, arrotondare lo stipendio).
In questo quadro, in questi due anni si è cercato di mettere ordine, di riparare e sostituire condotte, potabilizzatori e depuratori, di presidiare i bacini, di tappare i buchi delle dighe bucate, di migliorare la qualità dell’acqua pur essendo nel periodo più siccitoso degli ultimi quindici anni, di rimotivare i dipendenti, di ricreare condizioni di collaborazione. E si è fatto tutto questo in presenza di pessime abitudini nell’utilizzo dell’acqua, quale quello di dilapidarla per irrigare campi di granturco per produrre biomasse o per irrigare campi da golf. Non solo: per la prima volta si è iniziato a studiare le fonti sotterranee, si è sperimentato un modello per ridurre le perdite urbane (Oliena), si è intervenuto in situazioni molto compromesse (Sassari, Oristano, Porto Torres), si è intervenuto su tutte le situazioni che incorrono nelle procedure sanzionatorie dell’Unione Europea. Ovviamente rimane moltissimo da fare, ma se si guarda sempre e solo ciò che rimane da fare e mai, neanche una volta, ciò che si sta facendo per risollevarsi, allora c’è un problema molto serio e cioè il clima di sospetto, di colpa, di responsabilità che si va a creare verso chi sta cercando di risolvere i problemi. E qui casca l’asino, perché non c’è nessuno che sia disponibile a assumersi la responsabilità personale dei processi storici; nessuno è disponibile ad una gogna organizzata per concretizzare in un momenta una colpa ormai pluridecennale.
Se questo è il clima che magistratura e giornali intendono creare, allora diviene opportuno agire sulle responsabilità puntuali e odierne di tanti soggetti, generando forse una marea di processi preventivi e non risolvendo un solo problema, ma almeno salvando la vita e la responsabilità di tante persone per bene.
Ovviamente il lavoro intenso di riforma è ignorato e il nostrano “giornale usa e getta” per la terza volta in pochi giorni (e quindi inducendo chi legge a sospettare di una scelta di linea politica) prende un punto di vista univoco e lo generalizza, dicendo anche cose lunari, una delle quali è l’acqua che si sprecherebbe non imbrigliando completamente la capacità dei bacini. Il “giornale usa e getta” evidentemente non ha letto gli articoli “al lupo al lupo”, scritti nella speranza di uno scoop italiano o di un Pulitzer umido, apparsi dopo le ultime piogge sul Fatto Quotidiano e sulla Stampa di Torino riguardo alla diga di Maccheronis. Eccola qui: questa è una diga che chiude un ampio bacino e che, in chi l’ha progettata, doveva avere la funzione di invasare acqua per l’irrigazione e di laminare la piene. Mi spiego: questa diga deve essere sormontata dalle piene, è progettata per questo, e deve avere una quantità d’acqua invasata variabile nel corso dell’anno: minima nella stagione in cui piove, maggiore nella stagione secca. I rilasci a mare di questa diga servono a tenerne intatta la capacità di laminazione, cioè di protezione degli abitati a valle. Ciò nonostante, ogni volta che la diga fa il suo mestiere, cioè lamina le piene, appaiono articoli che inneggiano al potenziale disastro. Da un lato si vuole imbrigliare tutto, dall’altro si ha paura dell’effetto che una logica di questo genere produce.
Non si può e non si deve imbrigliare tutta l’acqua che la natura manda sul suolo sardo. Si possono certamente migliorare le condizioni di captazione, si possono costruire traverse per rallentare la corsa dell’acqua, si possono riutilizzare i reflui, ma tutto questo, che è in corso, non fronteggia in un attimo la crisi idrica, perché ha i tempi italiani delle autorizzazioni e dei bandi, al netto delle opere di completamento che forse si riuscirebbe a realizzare senza troppe lungaggini. Questi provvedimenti non sono e non sarebbero incidenti sulla prossima stagione estiva e lo sa anche chi li propone. Quindi dobbiamo lavorare su altri fronti (io, per esempio, penso che dovremmo noleggiare piccoli dissalatori, ma i tecnici non condividono questa opzione e quindi non la si realizza, come è giusto che sia), affidando la strategia non alla politica, ma alle scelte tecniche del Distretto idrografico che è la vera autorità idraulica della Sardegna.
Il problema è sempre lo stesso in Sardegna: un modo di discutere delle cose urlato, fazioso, cattivo, che non lascia mai margini, che cerca una vittima da esibire, che estremizza e drammatizza ogni cosa. Personalmente contrasto e contrasterò questo modo di fare, chi lo ispira e chi lo realizza, e tutelerò in ogni sede il buon lavoro di chi accetta il rischio e la fatica di lavorare per gli altri.
Comments on “La politica free jazz”
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Egregio signor Naseddu, non dubito degli studi di cui Lei parla, ma prima di offendersi con troppa facilità, chieda di consultare lo studio per esempio della fonte di Su Cologone, verifichi come è stato fatto, quali rilevazioni sono state fatte e per quanto tempo; chieda che cosa si sta mettendo in campo su Font’e oche, chieda ai suoi colleghi speleologi se sono stati coinvolti, poi magari ne riparliamo.
Egregio signor Francesco, si può discutere in tanti modi. Quello che Lei sceglie è il modo giusto per non discutere: si sentenzia sulle opinioni altrui, le si epiteta di superficialità e così ci si esenta dal mettersi in discussione. A ciascuno il suo. Quanto alle bugie istituzionali, io sono pronto a verificare anche in tribunale se le mie lo siano. Le sue dove le giudichiamo? Io parlo con atti e mai al bar, Lei? Le fondamenta dello Stato sardo stanno nel sacrificio delle persone serie, che si ammazzano di lavoro tutti i giorni per la propria terra. Certamente tutti possiamo sbagliare, ma che lei pensi che in questi due anni nei quali è stata per la prima volta impostata una politica pianificata di intervento sul rischio idrogeologico si sia superficiali perché la si difende da una visione, questa sì, superficiale, che generalizza le responsabilità e pensa di aiutare la soluzione dei problemi con i megaprocessi, beh questo è talmente sbagliato da richiedere giuste reazioni.
Buonasera, vedo dalla sua risposta che lei non ha letto ciò che ho scritto.
Sono molto deluso perché Lei ha mezzi e poteri per ovviare ai problemi che Lei LAMENTA, ma non li usa o non li vuole usare, la sua risposta al mio commento molto puntuale, è SUPERFICIALE.
Spero che le fondamenta dello Stato Sardo non vengano progettate e verificate dalle stesse persone che sparano le BUGIE ISTITUZIONALI a cui solo i frequentatori assidui del Bar possono credere.
La saluto cordialmente
Egregio signor Francesco, prendo atto delle sue certezze e delle imminenti prossime condanne di persone la cui accusa si fonderebbe su Sky news24! Quanto a quello che sto facendo io per smuovere chi deve portare avanti i lavori, sono prontissimo, carte alla mano, a dimostrare a Lei e a chi vuole di aver fatto esattamente ciò che la legge mi consente di fare. Sicuramente ci sono delle responsabilità nei ritardi, ma trasferire all’ingrosso le responsabilità a un esercito di persone è sbagliato. Se poi ogni ritardo è una responsabilità penale allora questa Italia marcia va processata in blocco.
Egregio Dipendenti pubblici, quindi Lei sostiene che un progetto svolto internamente non comporta per chi lo svolge alcun compenso? Bene, cercherò il modo di pubblicare dati che la smentiscano. Quanto a rimozione e sostituzione di direttori generali e amministratori sta parlando con la persona giusta: io ho curriculum in tal senso. Ma resta un fatto: l’internalizzazione totale delle progettazioni è un errore, rallenta i processi ed è anche ingiusto perché sottare tutta la commessa pubblica al mercato delle professioni.
Dipendenti Pubblici e progettazioni,informazione non corretta.
La Legge sui lavori pubblici non prevede nessun premio incentivante per la progettazione a favore dei dipendenti pubblici.
Lo stipendio non viene “arrotondato” e copre il lavoro e la responsabilità di firma del progetto.
Qualcosa non quadra nel ragionamento, non si dovevano sviluppare e valorizzare le capacità e competenze dei giovani tecnici regionali? Come se non con la concreta applicazione?
Le progettazioni procedono “lentissimamente” a causa di incapacità e inesistenti interessi economici dei tecnici regionali o a causa delle scarse capacità manageriali di amministratori,direttori generali e direttori di servizio di nomina politica?
Carissimo Paolo Maninchedda. premetto che sono un sardo che segue attentamente la sua proposta politica su cui ripongo speranze….. ma….la sua posizione sull’ attività della magistratura Nuorese la ritengo fuori luogo e inopportuna.
La magistratura questa volta ha fatto bene il suo dovere!
Gli alti dirigenti dell’amministrazione regionale da lei citati, non hanno dato prova, in questa come in altre occasioni di indubbia professionalità;
Mi creda, se questi alti dirigenti avessero eseguito con scrupolo e diligenza le loro funzioni non sarebbero stati rinviate a giudizio. Non è infatti sufficiente essere nei paraggi di un evento calamitoso e drammatico per essere rinviati a giudizio.
Anzi questi personaggi nei paraggi non ci sono stati come avrebbero dovuto.
Le ricordo, che a detta degli stessi tecnici rinviati a giudizio, (servizio di Sky TG News24) “se l’argine di Torpé fosse stato completato nei tempi previsti dal progetto e dal contratto, l’esondazione del Rio Posada non avrebbe colpito il paese di Torpè e tanto meno il territorio in destra idraulica del fiume Posada, con le tragiche conseguenze e i danni che abbiamo visto.
Le chiedo inoltre:
– nel suo ruolo istituzionale, ha mai verificato perché alla data del 18/11/2013 l’argine in progetto, finanziato ed in corso di esecuzione, non era stato ancora completato?
– E’ a conoscenza che detti lavori, sull’ argine destro del fiume Posada, dovevano concludersi ben 13 mesi prima dell’evento calamitoso?
Il punto cruciale, Onorevole, non è quello di creare un “clima di sospetto, di colpa, di responsabilità che si va a creare verso chi sta cercando di risolvere i problemi”; il punto è sapere se questi che stanno cercando di risolvere i problemi ne hanno la capacità!
La magistratura nel corso delle indagini ha semplicemente appurato che chi doveva agire e fare non ha fatto correttamente il suo dovere.
E’ sacrosanto, nel sistema dei ruoli che ognuno di noi occupa, che quando verranno definite le responsabilità, e i processi servono a questo, questi signori paghino per i loro errori, e sopratutto vengano esautorati dai loro incarichi.
Il suo POST mi pare inoltre contraddittorio per un altro aspetto: da una parte lei loda e incensa i suoi alti dirigenti e dall’altra scrive : ”con Consorzi di Bonifica che non riescono a sviluppare gli appalti per la messa in sicurezza dei territori e impiegano anni per trovare un aggiudicatario, con enti regionali che fanno procedere lentissimamente le progettazioni per tenerle tutte all’interno e riconoscere il valore delle progettazioni ai dipendenti (con l’effetto distorsivo di dipendenti pubblici che pur godendo della sicurezza del reddito fisso, sottraggono occasioni al mondo delle professioni per il più antico dei motivi, arrotondare lo stipendio) “
Io spero che lei sia a conoscenza del fatto che sono proprio i suoi Alti Dirigenti Regionali che
devono vigilare sui lavori che affidano ai Consorzi di Bonifica. Lo hanno fatto?
E mi dica, che provvedimenti ha adottato Lei, nei confronti di coloro che per il più antico dei motivi fanno procedere lentissimamente le progettazioni?
Lei sa che se solo lo volesse, potrebbe revocare questo arrotondamento dello stipendio indebito, viste le lungaggini e gli errori di progettazione?
Onorevole Maninchedda, io frequento poco i bar, e molto di più i cantieri, quando me ne danno la
possibilità e posso dirle che spero vivamente che la Magistratura arrivi in fondo alle vicende da Lei
citate; Ci libereremo così di un sacco di persone che non pensano a risolvere i problemi di questa
Regione, ma solo quelli loro personali (soprattutto inerenti l’arrotondamento) e per fare questo si servono di tanti YesMen.
Come ultima considerazione le faccio un appunto sulla diga Maccheronis:
chi l’ha progettata (molto bene) e ne ha seguito scrupolosamente la realizzazione, pur con le tecnologie e i mezzi del tempo, ha realizzato un manufatto che è giusto chiamare “opera d’arte” che assolve bene al suo ruolo originario. Ne avessimo ancora di tecnici così!
“Non solo: per la prima volta si è iniziato a studiare le fonti sotterranee,” Ciascuno parli per quello che sa e conosce, ma mi permetta di dirle che l’affermazione virgolettata è perlomeno una offesa verso chi ha studiato e pure pubblicato.
In ambito speleologico sono stati prodotti studi di grande spessore e livello, apprezzati dal mondo scientifico italiano. Vabbè, “Nemo propheta in patria”
Angelo Naseddu
Past president della Federazione Speleologica Sarda