Ho voluto attendere qualche giorno prima di rispondere all’appropriazione indebita di successo, con la quale la presidente Todde ha salutato la decisione della Corte di Cassazione del 9 ottobre 2024 che ha annullato la precedente sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche del 12 maggio 2023, la quale aveva a sua volta annullato tutti gli atti amministrativi della Regione Sardegna a valere sugli impianti del Taloro (e non solo, come dirò) per un vizio procedurale che la Cassazione ha giudicato inesistente.
Ho atteso perché sono molto convinto che bisogna pur trovare una maniera per iscrivere all’ordine del giorno della politica, in modo serio e incidente, i rapporti tra la Sardegna e il mondo delle grandi imprese dell’energia, da quelle private ai colossi para-pubblici di Enel e Terna.
Vale un principio generale: per combattere bisogna avere una posizione, un pensiero e una strategia, e sono questi elementi che certifcano se la battaglia è giusta oppure no.
Combatto ormai da una decina d’anni con Enel e Terna e ne conosco il potere e la sintassi politica (nonché i loro alleati sardi pubblici e privati, tra i quali il più ricco imprenditore sardo) cosa che invece, in Sardegna, si continua a voler negare. E dunque, l’articolo di oggi sarà lungo e dedicato a chi vuol capire, non ai teorico-pratici della politica come sveltina rozza, decerebralizzata, istintuale e narcisista.
Premessa: il Partito della muzza Mi è necessaria una premessa: solo gli ingenui e i falsi ingenui possono pensare che colossi come Enel e Terna, come pure le società private dell’energia, non intervengano, a modo loro, nella formazione dell’opinione pubblica.
Si guardi questa foto: mostra quanto una grande società para-pubblica devolva a associazioni di settore: circa un milione di euro l’anno.
Si noti l’ipocrisia del dato aggregato: zero euro per lobbying; zero per partiti politici, ma per l’appunto quasi un milione per associazioni ecc. ecc. Gran parte di queste risorse vanno a finanziare i sindacati aziendali di settore, ma un’altra buona parte va invece a associazioni varie non di settore.
Adesso faccio un esempio astratto.
Immaginiamo che io sia il Partito della Muzza e che, come tale, non riceva alcun finanziamento da alcuna società dell’energia.
Però io sono callidissimo e dunque fondo l’Associazione della Muzza, la quale, in quanto associazione, può ricevere, che so io, 30.000 euro, per esempio, da Terna (ma è solo un esempio astratto). A questo punto, posso girare i soldi ricevuti ai candidati del Partito della Muzza senza che nel rendiconto elettorale dei candidati risulti alcun contributo dalla società elettrica, ma solo dall’Associazione. Chiaro il giro della Muzza?
Questo per dire che parlare di energia vuol dire parlare di potere, esplicito e occulto. Adesso possiamo occuparci dell’idroelettrico sardo.
Un po’ di storia L’ENEL Spa ritiene di avere in concessione fino al 2029 i seguenti impianti in ragione del Decreto Legislativo 79/1999 (Decreto Bersani), art.12, comma 6 (Le concessioni rilasciate all’ENEL S.p.a. per le grandi derivazioni idroelettriche scadono al termine del trentesimo anno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto):
Asta Flumendosa (RD 29.12.1945, n° 1000)
Asta Coghinas A MUzzone (RD 19.5.1021 n. 2172)
Asta Coghinas a Casteldoria (D. 25.03.1959 n. 1407)
Asta Taloro per Cucchinadorza, Badu Ozzana e Benzone (DPR 1887 del 25.03.1950)
La Regione Sardegna ritenendo, diversamente, di essere subentrata in tale diritto in attuazione della LR 17/2000, prima, e della LR 19/2006 dopo, (vedi in seguito) ha assunto atti e provvedimenti in tal senso, oggetto di impugnativa presso il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche da parte dell’Enel.
La guerra è dunque iniziata nel 2000 (Presidente della Regione Mario Floris) con la legge regionale 17, la quale all’art.16 prevedeva che “Le concessioni di derivazione idroelettrica in essere, comprese quelle di grande derivazione idroelettrica, che alla data di entrata in vigore della presente legge risultano operanti da piu’ di trent’anni, comunque sia stata definita o ridefinita la scadenza originaria, possono essere esercitate fino alla data di un anno successivo all’entrata in vigore della presente legge e rideterminate solo in seguito alla verifica da parte dell’autorità concedente del bilancio e della priorità degli utilizzi idrici”. La legge non ha subito osservazioni da parte del vigente Governo nazionale.
L’Amministrazione regionale ha dato attuazione alle previsioni della legge con la Delibera della Giunta Regionale 22/34 del 26.06.2001; con il relativo decreto Assessoriale ha avviato la procedura per la rideterminazione del bilancio idrico per i diversi bacini idrografici presenti nella regione, attività preordinata alla rideterminazione delle concessioni idroelettriche. Contro tale deliberazione ed il relativo Decreto regionale ERGA, il nome che Enel aveva allora, presentò ricorso presso il Tribunale superiore delle Acque Pubbliche per il relativo annullamento. La guerra iniziò così ed è stata una guerra che ha sempre sollecitato gli amministratori sardi o a schierarsi con l’interesse dei Sardi o a ignorare la questione a favore dei colossi energetici italiani.
Questo è il primo punto: da che parte si sta e da che parte si è stati?
Passati sette anni, con sentenza n. 61/2008 il Tribunale superiore delle Acque Pubbliche dichiarò inammissibile il ricorso presentato da ERGA in quanto le…” disposizioni appaiono legittimamente esercitate in base alla vigente L.R. 17/00 e soltanto successivamente, ove a seguito delle verifiche richieste fossero emanati successivi provvedimenti che configurassero la decadenza delle concessioni in essere, ovvero la loro rideterminazione, anche limitatamente al loro profilo temporale, troverebbe fondamento l’impugnativa di tali disposizioni …”.
In sostanza, il Tribunale disse ad Enel che poteva agire solo dinanzi alla revoca delle concessioni, non prima.
Giunta Soru Mentre si andava definendo il contenzioso che l’ERGA\ENEL aveva incardinato a fini ostruzionistici, la Giunta Soru metteva in atto la più ampia pianificazione in materia di acque pubbliche mai messa in atto prima. Venne approvata la Legge Regionale 19/2006 che istituì il Sistema Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR) inteso come “l’insieme delle opere di approvvigionamento idrico e di adduzione che, singolarmente o perché parte di un sistema complesso, sono suscettibili di alimentare direttamente o indirettamente, più aree territoriali o più categorie differenti di utenti, contribuendo ad una perequazione delle quantità e dei costi di approvvigionamento” ed il relativo gestore unico individuato nell’Ente regionale Ente Acque della Sardegna (ENAS)”.
All’art. 1, comma 1, la legge prevedeva il subentro della Regione nella titolarità di tutte le concessioni di acqua pubblica o dei titoli a derivare comunque denominati in corso, ovvero di tutte le domande di concessione in istruttoria, in capo ad Enti pubblici o a partecipazione pubblica, che utilizzassero o prevedessero l’utilizzo delle infrastrutture inserite nel sistema idrico multisettoriale regionale e la conservazione (comma 2-bis), sempre da parte della Regione, della titolarità di tutte le concessioni scadute che utilizzino impianti inseriti nel sistema idrico multisettoriale regionale. L’art. 30 prevedeva inoltre di procedere alla ricognizione e identificazione delle opere del sistema idrico multisettoriale regionale di competenza della Regione, da affidare al nuovo soggetto gestore e del personale adibito alla gestione delle relative opere. La legge non venne impugnata dal Governo nazionale.
Con i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri 17.05.2013 (GU 254/2013) e 27.10.2016 (G.U. 25 /2017) venne quindi approvato il Piano di gestione delle acque del Distretto Idrografico della Sardegna (previsto dalla direttiva 2000/60/CE art. 13) dove vennero individuate le opere ed i sistemi idrici facenti parte del SIMR sulla base dei requisiti stabiliti dalla legge. Con successive deliberazioni la Giunta regionale ha quindi inserito le diverse opere idrauliche presenti nella Regione Sardegna nel SIMR e, in ultimo nel 2014, quelle gestite dall’ENEL.
Giunta Pigliaru È la Giunta Pigliaru che decide di dare piena attuazione alle leggi e alle delibere assunte negli anni precedenti e di dare così battaglia all’Enel sugli impianti più preziosi e redditizi, ritenendo che essi fossero, come sono, dei Sardi e non dell’Enel, ne rivendicò il possesso e la gestione (riuscimmo a portarci a casa due dighe/impianti, quelle sul Tirso).
La Giunta adottò (ero io assessore) tre Delibere, la nn.19/19, 19/20 e 19/21 del 27.05.2014, cui hanno fatto seguito i rispettivi Decreti Presidenziali, che hanno accertato l’intervenuta scadenza del termine delle concessioni rilasciate ad ENEL e la conseguente conservazione, da parte della Regione, della titolarità delle concessioni scadute disponendo il trasferimento all’ENAS della gestione delle relative opere (dighe e centrali idroelettriche sul Flumendosa a Bau Muggeris, nel Coghinas a Muzzone e Casteldoria e sul Taloro). La Regione esplicitò la rilevanza dell’iniziativa in relazione all’importanza del contributo fornito alla gestione del Sistema Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR) dalla risorsa idrica accumulata, per i diversi usi (potabile, irriguo, industriale), nei bacini gestiti da Enel, oltrechè in relazione al contributo dato dallo sfruttamento energetico delle centrali al fabbisogno energetico regionale in ragione delle priorità economiche/sociali dell’isola.
Dietro questa azione forte, che io potei proporre e realizzare solo perché ne era profondamente convinto Pigliaru, diversamente lo scetticismo e l’ostruzionismo del Pd (l’unico del Pd che mi rispettasse era Massimo Deiana e, dopo avermi conosciuto, Raffaele Paci) non me lo avrebbero permesso, stava l’idea del Presidente di una politica dell’energia in Sardegna, fondata su sostenibilità e autoconsumo, integrazione infrastrutturale e tariffaria europea, pianificazione e programmazione regionale integrata con le strategie ambientali e dello sviluppo. Dietro c’era, insomma, un pensiero, frutto di una mediazione complessa tra idee federalistico-indipendentiste e visioni liberali e europeiste che si incontrarono sul confine dello strappare le risorse rinnovabili al controllo privato per riportarle sotto la regolamentazione pubblica. Non c’era, come adesso, un’assenza imbarazzante di pensiero e di strategia, mascherate da propagande tanto roboanti quanto programmaticamente inefficaci. Non c’era intesa col nemico e il nemico lo sapeva benissimo.
Contro i nostri decreti e delibere l’ENEL fece ricorso davanti al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche chiedendone la sospensione dell’efficacia.
Il Tribunale delle acque si pronunciò con sentenze n. 133/17, 134/17 e 135/17 del 2017 dichiarando la non “lesività” dei provvedimenti impugnati, ritenendo non sufficientemente dettagliata la decorrenza della decadenza e sul subentro di ENAS.
In sostanza, si pronunciò non dando torto alla Regione, ma anche precisando che la data del subentro della Regione all’Enel era tutt’altro che definita e definibile. La Regione Sardegna, allora, riadottò, essendo assessore Edoardo Balzarini, tre Delibere di Giunta: nn.49/10, 49/11 e 49/12 del 09.10.2018, cui hanno fatto seguito i rispettivi Decreti Presidenziali, con i quali venne riaccertata l’intervenuta scadenza del termine delle concessioni rilasciate ad ENEL, la conseguente conservazione, da parte della Regione, della titolarità delle concessioni scadute, disponendo il trasferimento, a partire dal 01.01.2019 all’ENAS della gestione delle relative opere (dighe e centrali idroelettriche).
Contro tali delibere e decreti l’ENEL ha proposto nuovo ricorso davanti al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, chiedendo l’annullamento dei provvedimenti regionali.
I giorni nostri Il Tribunale delle Acque con sentenza 87 del12.05.2023 ha quindi accolto il ricorso presentato da Enel spa annullando i nostri provvedimenti in quanto, tra l’altro, ”il procedimento amministrativo avrebbe dovuto essere preceduto dalla partecipazione al procedimento della societa’ concessionaria”. Ancora una volta il Tribunale si è fatto interprete del clima ‘romano’, dove si trova più a suo agio l’Enel della Regione, e ha valorizzato esclusivamente un aspetto procedurale, tralasciando sia gli aspetti sostanziali del coinvolgimento di fatto dell’Enel in tutta la contestata procedura, che l’esame di merito delle questioni.
Contro questa sentenza la Regione, Giunta Solinas, assessore ai Lavori Pubblici Pierluigi Saiu, Salaris, il dichiarante, era agli Enti Locali, ha presentato ricorso alle Sezioni Unite Civili della Cassazione il 27 luglio 2023, chiedendo il suo annullamento integrale per le motivazioni di cui ho già detto. La Cassazione ha accolto il ricorso il 9 ottobre 2024. Adesso, si ricomincia: da una parte la Regione, dall’altra l’Enel, sempre di fronte al complicatissimo Tribunale delle Acque.
Il giubilo ingiustificato Cosa abbia da giubilare la Todde per la sentenza della Corte di Cassazione, francamente, non lo capisco. Proprio lei è l’unica che ancora non può coronarsi dell’alloro per la contesa contro l’ENEL perché le cause sono state incardinate da me e Balzarini grazie alla potente copertura politica di Pigliaru. Lei, fino a un anno fa, era dall’altra parte, come viceministro e come parlamentare, cioè dalla parte di quel Governo nazionale italiano che sente Terna e Enel come propria carne viva.
Di che cosa giubila, la Todde?
La battaglia con l’Enel è una storia lunghissima di cui si conoscono tutti i nomi, anche quelli di dirigenti che hanno avuto un ruolo importantissimo e dai quali ho imparato moltissimo, come, per esempio, l’ing. Roberto Silvano, c’è il Consorzio di bonifica di Oristano, ma tra questi soggetti non c’è la Todde, che invece ritroviamo tra i nomi che hanno militato dall’altra parte e con convinzione (basti pensare alle posizioni di Conte pro Enel sul Tyrrenhian link).
È una storia dove stanno legittimamente Soru, Pigliaru, io, Balzarini, l’ing. Roberto Silvano, l’ing. Alberto Piras e, per la parte dell’appello, anche Saiu e Solinas (e tutti sanno quanto mi costi riconoscerlo per ciò che riguarda Solinas). È una storia di quando la Regione non perseguitava i suoi dirigenti per aver avuto idee politiche differenti dai vincitori, come invece è accaduto in quest’anno di ostracismi.
Ma la Todde no, la Todde, che negava in campagna elettorale l’esistenza stessa del Decreto Draghi, no, lei nonf a parte di questa storia, di questa cultura e di questo stile; lei stava dall’altra parte.
Solo molti i sogetii che hanno lavorato x questo importante risultato… I primi gli amministratori del B. I..M. E i sindaci di quei comuni….. Così per la storia.. Ne cito due. Giunta Soru. Carlo Mannoni… Ass. Lavori pubblici. Edoardo Balzarini… Direttore generale e assessore ai Lavori pubblici.. Anche tanti altri hanno contribuito… Ma non ricordo Salaris.. Ma la colpa è mia…
è possibile sapere quali meriti hanno i riformatori sardi in questa vicenda ? Perché in un post sui social Aldo Salaris sostiene che questo risultato è frutto di un ricorso presentato dal governo regionale del quale lui era assessore e ovviamente non cita neppure per striscio sia Soru che Pigliaru e ancora meno Maninchedda
Grazie
Se non sbaglio si è attribuita allo stesso modo la battaglia contro la peste suina.
E un po il suo modo di fare quello di prendersi i meriti altrui, vedi il M5S sottratto a Grillo da lei insieme a Taverna e Conte.
Che donna triste.
Prof le dichiarazioni della Todde sono ad effetto perchè molta gente non legge o si aggiorna crede a quello che sente e la Todde lo sa bene basta farsi un giro nei bar e sentire le discussioni ” quello che ha fatto lei in un anno non è stato fatto da nessuno ” vaglio a spiegare che non è cosi vieni aggredito
L’impacaltura del discorso e’ decisamente coinvolgente per gli spunti di riflessione che offre ; a partire dal titolo “la Politica e l’energia: il caso dell’idroelettrico sardo” la domanda che occorre porre e’ chi e’ l’autentico depositario della decisione Politica ? Per farla capire a TUTTI , quelle istituzioni elette sono indipendenti nella loro azione?
Non sto sostenendo che in passato non ci fossero condizionamenti ; esistevano , ma il personale politico del passato conservava quel potere di supremazia perche’ disponeva di strumenti di intelligenza Politica senza dubbio superiori a quello attuali.
Ma l’ansia estenuante e quotidiana per l’evento elettorale prevale e il piano dell’interesse collettivo si dilegua.
P.s. : suggestiva la tabella dei finanziamenti a terzi a cui nel quantum nutro le piu’ profonde perplessita’. I benedetti soldi non sono piu’ le banconote e anche i bonifici hanno fatto il loro tempo. Nel mondo web c e’ un ben di dio che si trasferisce in una frazione di secondo all’ombra di ogni sguardo.
Conoscevo per sommi capi tutta la lunga controversia contro Enel per la tutela dei beni regionali relativi alle fonti idroelettriche di approvigionamento , condivido pertanto la sua analitica narrazione , persino nelle virgole e negli incisi ; mi colpisce però soprattutto il cappello relativo all’associazione ( di fantasia ) che lei chiama MUZZA ;
Ecco la furbata !!!!! Altro che sciatteria o incompetenza sulle procedure !!!!! Non mi stupirei se risultasse studiato per aggirare le procedure ; capisco , pertanto, perché la Corte d’appello ne rimette al Tribunale l’onere dell’aprofondimento . Non ci resta che sperare che avvenga in tempi brevi ,anche per evitare che i lavori in seno al consiglio ne vengano contaminati
“Luna aliena luce lucet” (Splende di luce altrui come la luna).
Indira Gandhi, prime minister indiano per quasi un ventennio, “Donna del Millennio” nel 1999 secondo un’indagine della BBC, nominata dalla rivista Time nel 2020 tra le 100 donne che hanno definito il secolo scorso – quindi non propriamente una “parvenu” della politica mondiale – ebbe modi di raccontare: “Mio nonno mi disse una volta che ci sono due tipi di persone: quelli che fanno il lavoro e quelli che si prendono il merito. Mi disse di cercare di essere nel primo gruppo; ci sarà sempre molta meno competizione.”
La Todde cerca di iscriversi al secondo gruppo, ma la storia l’ha sbugiardata in più di una occasione……
Se continuiamo così la Todde si vanterà anche di aver contribuito allo scudetto del Cagliari anche se era nata solo da un anno..
Non c’è davvero limite al peggio.
Fortza paris semper chin sa Sardigna in su coro!
Tutto molto chiaro: c’è chi difende i sacrosanti diritti dei sardi e chi pur stando dalla parte opposta tenta di gloriarsi delle vittorie dei primi. E già. Il terribile dubbio elettrico.
Grazie per aver ricostruito le tappe di questa vicenda, e per essere stato tra i protagonisti di un’azione che è il fulcro della battaglia politica verso l’emancipazione della Sardegna. Il controllo delle fonti energetiche, come questo ultimo anno ci insegna, sono le fondamenta per lo sviluppo economico e per un federalismo al quale a mio modesto avviso dobbiamo ambire.
…Chie ogros pro bìdere lezat, chie zughet origras pro intèndhere ascurtet e chie zughet cusséntzia, sentidu e conca e coro de Sardu in Sardigna càmbiet cumportamentos a umanos políticos e amministradores, mescamente cudhos de sas cambaradas italiarzas!