Oggi la notizia è che La Nuova Sardegna ha stipulato un accordo con Conad Nord-Ovest che sembra funzionare così: il lettore acquista il giornale il giovedì e trova un coupon a codice a barre che gli garantisce, nei punti vendita Conad della Sardegna occidentale, uno sconto del 10% sui prodotti freschissimi (carne, pesce, ortofrutta, panetteria, gastronomia, salumi e formaggi a vendita assistita, cioè il formaggio preconfezionato).
Il giornale presenta l’iniziativa come un suo contributo a difendere il consumatore-lettore dall’incremento dei prezzi e dal caro vita. Noi come consumatori restiamo veramente commossi da cotanta generosità, ma siccome ci hanno insegnato che chi ostenta la solidarietà in realtà non la fa, abbiamo pensato di mettere un attimo la testa su questo meccanismo.
Prima di tutto una domanda: il 10% di sconto è una rinuncia da parte di Conad a questi ricavi o è una strategia di marketing?
Non è una domanda banale, perché se si è nel primo caso, cioè una rinuncia ai ricavi, siamo realmente dentro il mondo della solidarietà, se invece è una strategia di marketing, bisogna drizzare le antenne.
A me pare (pronto però a correggermi, se Conad fornisse carte adeguate per capire in profondità il meccanismo) che anche questa campagna debba essere iscritta all’interno delle strategie che sovrintendono agli sconti nella grande distribuzione organizzata (Gdo).
Qualcosa nel meccanismo dei prezzi della Gdo non funziona, soprattutto nei generi alimentari. Ciò è confermato dall’art.62 della legge 27 del 2012 che impedisce di imporre condizioni gravose e retroattive nell’acquisto di questi prodotti. La legge è nata per impedire ciò che era già in atto. E per l’appunto il tema è sempre quello antico: chi paga la scontistica della Gdo?
Tendenzialmente la paga il produttore.
Non solo. È sempre più evidente che la Gdo impone ai fornitori alcuni costi che niente hanno a che fare col prezzo del prodotto venduto e acquistato. Si pensi ai cosiddetti contributi promozionali, cioè a quelle somme che le aziende versano per il posizionamento dei prodotti sugli scaffali che vendono di più, per la pubblicazione del prodotto sul volantino promozionale, il contributo per il lancio di un nuovo prodotto o per l’apertura di un nuovo punto vendita. C’è chi sostiene che in buona sostanza in questo modo venga drenata verso la Gdo parte degli stanziamenti a fondo perduto con cui l’Ue sostiene l’agricoltura comunitaria.
Vi sarebbe poi da parlare dei contratti di lavoro e delle vertenze di lavoro di diverse aziende della Gdo (non di tutte) dinanzi al giudice del lavoro, che personalmente renderei pubbliche se ne avessi il tempo, per mostrare quanta durezza e quanto egoismo si celi spesso dietro l’accattivante pubblicità dell’accoglienza e della familiarità.
Detto tutto questo, detto cioè che anche l’accordo La Nuova-Conad andrebbe studiato nel dettaglio, mi pongo la domanda principale: quale autonomia ha adesso La Nuova verso Conad? Riuscirà a raccontare Conad con obiettività, con indipendenza e trasparenza? Il dubbio è lecito, posto che, per esempio, l’ingresso del presidente della Confindustria sarda De Pascale (grande fornitore di servizi di Terna) nell’azionariato della Nuova, ha con evidenza condizionato un certo modo di raccontare i fatti energetici della Sardegna nonché la vicenda della cosiddetta privatizzazione (perché in realtà l’aeroporto è già privato) dell’aeroporto di Cagliari (su cui, personalmente, sono assolutamente d’accordo).
Per tutte queste ragioni, è legittimo nutrire un sospetto sull’informazione fornita dalla Nuova, non solo per l’indimenticabile pregresso, fatto anche di sondaggi sospetti pubblicati in tempi strategicamente calcolati, non solo per il giustizialismo ostentato, non solo per la rarefazione dei corrispondenti dai territori seguiti ormai ideologicamente e non più fisicamente, ma anche proprio per il suo collocamento nelle pieghe di alcuni interessi economici che hanno certamente interessi legittimi, ma non necessariamente coincidenti con gli interessi generali dei sardi. C’è poi la celebre riunione sindacale dei dipendenti della Nuova che è stata silenziata dai media: perché? Siamo al punto che il malessere di chi lavora in questa azienda debba essere silenziato? Siamo al punto che il dibattito interno in un organi di informazione non debba essere comunicato ai lettori? E dinanzi a tutto questo, ce la si può cavare con uno sconto del 10% sui muggini ostentato ad occultare l’alleanza con le grandi imprese?
Intanto, le vendite calano. E sarei veramente interessato a capire quanto valgano oggi le azioni comprate ieri della Nuova Sardegna, non per goderne, ma per avere una conferma che la strada dell’astuzia non è sempre quella dell’intelligenza.
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Il mercato delle figurine😄
La nuova può essere attaccata alla canna del gas?
Niente di tutto questo. Si tratta in realtà di una operazione di packaging ecologico: compri il giornale, vai alla Conad, compri la verdura e la avvolgi con il giornale. E tutto questo oltre che nel rispetto dell’ambiente, anche nel rispetto della tua intelligenza (basta non leggere il giornale)
Dalle grandi storture dei meccanismi della grande distribuzione ne parlò approfonditamente presa Diretta, è il motivo per il quale non compro mai frutta e verdura nei supermercati
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