Sono costretto a dire due parole, che avrei volentieri evitato, alla Nuova Sardegna.
È un giornale in chiara difficoltà, e non da oggi.
Le ultime rilevazioni sulle vendite registrano un crollo di circa il 9% annuo (dati agosto. Da notare che la perdita è quasi del 50% maggiore rispetto all’Unione).
È un giornale in vendita, e veramente c’è da chiedersi chi, e mosso da quali interessi, possa acquistare un’azienda dell’informazione così fortemente abbandonata dai lettori.
È un giornale che nel mezzo della campagna elettorale del 2019 pubblicò un sondaggio a dir poco rozzo e infondato che danneggiò moltissimo il Partito dei Sardi: noi venivamo dati all’1% e Pili al 5%. Noi depositammo un esposto, prontamente archiviato dal Corecom, nel quale rivelammo che gli intervistati non erano stati compulsati sui sette candidati alla presidenza, ma solo su quattro e il nostro (cioè io) non era tra questi.
Nei risultati, poi, il sondaggio finì nel cestino: noi prendemmo il doppio dei voti di Pili, ma il danno ormai era stato fatto. Così si gioca duro in campagna elettorale in Sardegna.
Iniziò allora un duro confronto tra me e il giornale che toccò l’apice col processo di piazza che il giornale imbandì contro gli imputati del processo Ippocrate, immaginando, con le prime pagine e l’ossessiva ripetizione delle accuse, nella migliore tradizione dei manettari, di colpire me attraverso gli imputati.
Vorrei rassicurare questa pratica malevola: purtroppo a me non fate un baffo, continuate a colpire come colpevoli persone che non lo sono. Sappiatelo.
Ieri è stata fatta la stessa cosa. Notizia di una udienza in prima pagina e cronaca lunare delle deposizioni in tribunale.
Un minimo, ma dico, solo un minimo di dignità, vorrebbe che se si vuole incrociare la spada con me, lo si faccia con me, non con persone che non c’entrano niente e che hanno subito arresti ingiusti come il 70% degli arresti italiani.
In Italia l’arresto è spesso finalizzato al rilascio di una confessione.
È ben chiaro che si vuole utilizzare ogni udienza del processo Ippocrate, raccontandola in modo capzioso, fazioso e infedele rispetto ai fatti, per ripetere ossessivamente le accuse.
È a dir poco vergognoso.
È inutile rispetto a me, perché non mi piegherò mai alla violenza manettara del giornale e all’uso che fa delle sue pagine per seminare veleno sociale.
Capisco la delusione di quanti, dopo avermi scatenato contro qualcosa come almeno tre procure pur di sbarrarmi la strada dell’azione politica, dopo essere risuciti a farmi spiare per cinque anni cinque, mi vedono ancora libero, attivo (seppure molto acciaccato) e parlante. E pazienza! Fatevene una ragione.
È grave moralmente colpire gli innocenti per colpire un avversario che non si riesce a sconfiggere.
È ingiusto verso le brave persone che non lo meritano.
Oggi poi La Nuova scrive l’ennesima panzana.
Dice che io e il mio successore nell’assessorato ai Lavori Pubblici abbiamo presentato una denuncia sulla mancata realizzazione del Piano Mancini.
Falso.
Noi non abbiamo denunciato nessuno, anche se siamo convintissimi che la Regione abbia commesso un clamoroso errore nel bocciare il Piano Mancini, per ragioni discutibilissime e utilizzate solo in questo specifico caso.
Noi abbiamo firmato un esposto alla autorità giudiziaria riepilogativo della nostra attività per difendere Olbia dal rischio idrogeologico.
Abbiamo indicato e allegato atti, fissato date e esplicitato la nostra attività.
Con quale scopo?
Quello di difenderci dagli errori del sistema giudiziario italiano che dinanzi alle tragedie, in prima istanza, indaga tutto e tutti.
Noi sappiamo che prima o poi a Olbia tornerà il maltempo e non vogliamo essere vittime di indagini a strascico, quelle che partono furiosamente quando le tragedie accadono come se non fossero prevedibili.
Un dirigente della Regione, per una vicenda di Capoterra, è stato indagato e imputato per omicidio colposo per dieci anni e infine assolto. Ovviamente ha anticipato qualcosa come 50.000 euro in avvocati.
Può sembrare strano, ma io non possiedo cinquantamila euro (lo sanno bene i pochi avvocati che mi hanno sempre difeso gratis).
Questa volta l’autorità giudiziaria dispone da subito, prima di qualsiasi tragedia, degli atti utili a valutare se chi aveva la responsabilità (cioè anche noi, in quanto assessori) ha agito per tutelare Olbia e ne dispone prima che le tragedie avvengano.
Tutto qui.
Ma un giornale dell’accusa non può che confondere una memoria con una denuncia, perché ciò che piace al giornale dell’accusa sono le forche e i colpevoli.
Mi auguro veramente che nessuno butti i propri soldi per rendere più lenta l’agonia di un giornale con queste caratteristiche.
VERGOGNA ASSOLUTA. Poi si lamenteranno quando verranno mandati a casa quando il giornale finirà di andare in edicola perché non lo legge più nessuno.