di Paolo Maninchedda
Bisogna dire una parola chiara.
Il Partito dei sardi ha in testa una rivoluzione, pacifica quanto si vuole, ma una rivoluzione.
Noi vogliamo cambiare tutto: istituzioni, credito, fisco, istruzione, sanità, trasporti. Tutto. Non vogliamo aggiustare nulla.
Non c’è niente da aggiustare in Sardegna, perché è marcia la struttura. Bisogna cambiare in profondità.
Vogliamo mettere in discussione tutto, comprese le nostre sicurezze, perché diversamente precipiteremo in una miseria irrimediabile.
Vogliamo farlo pacificamente, ma vogliamo farlo.
Noi non abbiamo niente in comune con i benpensanti che non vogliono cambiare nulla e che interpretano la lotta politica come mera alternanza di gruppi sociali nell’esercizio del potere.
Noi vogliamo avere gli stessi poteri delle altre nazioni d’Europa che con quei poteri fanno sviluppo.
Noi giudichiamo ingiusto, persecutorio e immorale il sitema fiscale italiano.
Noi vogliamo produrre ricchezza, non competere per spartire la poca esistente.
Noi vogliamo redistribuire il sistema delle sicurezze e dei rischi. Non accettiamo che alcuni siano iperprotetti e altri iperesposti.
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