di Paolo Maninchedda
Oggi L’Unione Sarda dedica alle elezioni di Oristano un lungo articolo nel quale ci colloca in una coalizione centrista.
Posto che abbiamo fatto da poco una riunione con gli iscritti a Oristano (e siamo tra i pochissimi che fanno ancora riunioni) e dunque siamo legittimati a parlare sull’argomento, cominciamo col chiarire che se c’è una cosa certa è che il Partito dei Sardi non è centrista e mai farà parte di coalizioni centriste.
Il Centrismo è stata un’esperienza della politica italiana tipica dei decenni della guerra fredda e si è caratterizzata per essere quella posizione incapace di rappresentarsi per le sue convinzioni, ma capace di definirsi per differenza dalle posizioni, giudicate estremiste, dei suoi contendenti.
Il Centrismo è una posizione tattica, non culturale, che si sviluppa nei contesti bloccati. Non è questo il caso della Sardegna: l’alternanza democratica è garantita dalle leggi e dal momento politico.
Il Partito dei Sardi è un partito indipendentista sardo. Il suo obiettivo è la costruzione dello Stato sardo, della coscienza nazionale dei sardi, della responsabilità dei sardi verso il loro futuro. Le sue radici politico-culturali sono quelle dell’area progressista europea: la tensione verso la giustizia sociale tipica della socialdemocrazia e del solidarismo cristiano, la tutela dei diritti e delle libertà individuali della tradizione libertaria e liberal-democratica, l’interesse pubblico per la produzione privata di ricchezza sostenibile, la grande attenzione per l’educazione allo spirito critico, la tutela del diritto allo studio e del diritto alla salute, il rapporto sostenibile con l’ambiente, l’europeismo politico e non burocratico, la capacità di pensare e realizzare l’intervento pubblico in economia.
Si può ben capire che noi non abbiamo un accidente di centrista.
Su Oristano, poi, abbiamo un’idea opposta a quella rappresentata nell’articolo (che evidentemente ha raccolto qualche suggestione di qualcuno).
Per noi le amministrative di Oristano sono un laboratorio politico per la costruzione di classse dirigente che si assuma la responsabilità di governare lo Stato Sardo.
Per noi le amministrative di Oristano sono sotto il segno della libertà di associazione dei cittadini, della responsabilità civica, della proposta dal basso e del rinnovamento.
Non ipotecheremo la carica di sindaco con nostre candidature e auspichiamo che emerga dal confronto una bella figura, fresca, dinamica, pacifica, dialogante e efficace.
Stiamo lavorando a convincere giovani imprenditori, intellettuali, commercianti, professionisti, operai e impiegati a rimboccarsi le maniche.
Data la novità dell’obiettivo, candideremo gente nuova e chiederemo agli alleati di fare la stessa cosa, cioè di presentare liste rinnovate.
Dinanzi alla nostra impostazione indipendentista abbiamo anche detto che se fosse stata condivisa dagli alleati si sarebbe potuto pensare a un simbolo di coalizione esplicitamente indipendentista; se invece la coalizione scegliesse una base programmatica più orientata sul tema della responsabilità e sovranità locale, allora noi abbiamo detto che esporremo il simbolo come è giusto che facciano tutte le forze politiche.
Abbiamo illustrato al PD le nostre idee e abbiamo registrato interesse e attenzione e comunque nessun intento egemonico, anzi particolare attenzione allo spirito di libertà civica che vogliamo proporre.
E dunque, riepilogando: liste civiche, libertà, rinnovamento, nessuna egemonia, indipendentismo/responsabilità, cambiamento, competenza, pacificità, confronto, competenza. Ma dov’è il centrismo?
Tutti i rappresentanti delle liste che abbiamo incontrato non hanno mai usato questa parola, mentre hanno usato spesso ‘cambiamneto’, ‘libertà’, ‘sovranità’. Il centrismo sopravvive nel lessico politico ma non vive in questa coalizione. La posizione più moderata che abbiamo registrato non cade sotto il nome del centrismo ma del riformismo, ed è ben altra cosa.
Comments on “La nostra posizione su Oristano: mai centristi”
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le eventuali coalizioni, evidentemente anche quella che consente al Partito dei Sardi di esprimere posizioni autorevoli nell’attuale governo della Sardegna, vanno valutate con debita ponderazione di benefici ed “esternalità” che l’adesione comporta.
Il discorso sarebbe assai impegnativo, ma è giusto interrogarsi quanto l’alleanza sia proficua al progetto di crescita del Partito e se la semina dei valori del “manifesto politico” possa trovare terreno fertile nell’elettorato. Questo progetto richiede necessariamente la costruzione di ponti, non recinzioni! L’arcipelago di partiti e progetti di scopo sono ricettacoli di voti con asservimento al Padrone.
Basta con la subordinazione partitica, economico-culturale e psicologica. La Sardegna ai sardi.
da soli, Roberto?
…mi chiedo che ci state a fare con il Partito Democratico. Subite un danno all’immagine e ai valori che professate! Date prova – è un invito ovviamente – di credere, perseverare e poter realizzare concrete misure di governo a favore della Salute, delle libertà individuali e della equità sociale. Realizzereste l’avvento messianico atteso, invano, per tanto, troppo tempo.