Mentre ricomincia il solito film dell’apertura di credito verso il nuovo governo italiano – per cui dobbiamo aspettarci tre-quattro mesi di dossier, spiegazioni, annunci ecc. – ieri tutti i capigruppo del Consiglio regionale, fuorché uno, hanno firmato la mozione proposta dal Partito dei Sardi sulla persecuzione fiscale cui la Sardegna è da secoli sottoposta. Parte dei media censurano, come spesso accade, ma a noi poco importa: le notizie viaggiano gratis senza il permesso di nessuno. Non siamo noi ad aver bisogno di vendere: noi abbiamo bisogno di ascoltare, capire e parlare e possiamo farlo senza dover pagare un pedaggio a chicchessia.
È un evento storico che si rafforzerà col dibattito e l’approvazione della mozione. Durante il dibattito sarà possibile capire se la consapevolezza che l’atteggiamento migliore per un governo della Sardegna verso il Governo italiano è di tipo competitivo e non subordinato, è finalmente condiviso.
Intanto facciamo notare che una buona parte della magistratura sarda (torniamo a occuparcene dopo un lungo silenzio, non perché la persecuzione giudiziaria contro il Partito dei Sardi sia finita, anzi!, ma perché adesso che ci siamo abituati a vivere come se fossimo continuamente spiati, riusciamo a riprendere a parlarne senza tensioni particolari) non applica la Legge 3 del 2012, nota come “Norma antisuicidi”. Solo a Sassari esistono almeno 100 cause bloccate dai giudici che non nominano gli esperti contabili o peritali per accertare la effettiva consistenza del debito e la possibilità di riduzione dello stesso (mutui e pendenze fiscali).
Nel Nord Italia, al contrario, questa legge vien applicata sia ai fini delle imposte, specie IVA, che dei contributi INPS. A Tempio è arrivata da poco una giudicessa (la dott.ssa Marino) che fa ben sperare, giacché è l’estensore di questa sentenza.
Infine, la conferma che la Sardegna non vince con i soliti metodi della politica e che necessita sempre di una grande capacità di mobilitazione popolare.
Quanto è accaduto ieri alla Camera su Ottana – la proroga della Cig a tutti ma non a Ottana – è emblematico del fatto che l’esercizio della cortese moral suasion della Sardegna sui propri interessi nazionali non ottiene risultati e viene sbeffeggiata con il benaltrismo, cioè con il rinvio a un “ben altro” che non arriva mai, ma che certifica la costante fatica dell’Italia a capire la differenza degli interessi e delle situazioni sarde.