di Paolo Maninchedda
Ieri, all’annuncio di Renzi sul G7 in Sicilia, fatto dall’aereo su cui viaggiava verso il Giappone, ho rilasciato questa dichiarazione: «Come avevo detto a suo tempo, censurato da molti, è un dovere dei sardi diffidare delle istituzioni italiane, che ormai non hanno neanche il buon gusto di spiegare le loro ragioni in incontri istituzionali, ma lo fanno sovranamente dall’aereo regio – attacca l’esponente della Giunta Pigliaru – La Sardegna dovrà mettere a posto La Maddalena facendone una grande esperienza di indipendenza e non di questua. Sappiamo farlo, possiamo farlo e sarebbe una grande lezione morale da dare a chi non sente il dovere di rimediare al danno arrecato ad uno dei posti più belli al mondo».
Sono convinto che il risultato politico del mettere a posto La Maddalena potrebbe essere una vera scintilla di indipendenza e potrebbe insegnare ai sardi che usando in modo eccellente la propria libertà possono fare moltissimo.
Che cosa farei, avendo il mandato di farlo?
Per esempio, farei una manifestazione di interesse sul compendio dell’Arsenale con canoni concessori molto bassi e periodo di concessione lungo, in cambio di interventi sugli edifici e sul porto. Ci sono importanti società di gestione dei porti europei che hanno un forte interesse ad acquisire basi in Sardegna e che non hanno difficoltà a farsi finanziare dai fondi di investimento.
In sintesi lo schema sarebbe questo: noi Regione facciamo pianificazione seria, semplificazione e incentivazione amministrativa (in una parola, facciamo un grande Master Plan della Gallura), i capitali privati fanno di conto e investono.
Abbiamo ripetuto che La Maddalena sta dentro il compendio Gallura e che occorre ripensare questo territorio in un ottica di Master Plan. Quindi non va indetta una sola manifestazione di interesse per il bacino dell’Arsenale, ma va indetta una gara che privilegi gli investimenti di sistema sull’intera area portuale del nord-est e che si leghi col trasporto aereo e marittimo. Come pure, non vanno concesse nuove volumetrie e nuovi consumi del territorio, ma vanno messi a bando i tanti beni demaniali, premiando anche in questo caso, la visione di sistema territoriale, premiando un’idea dell’accoglienza turistica che sia diffusa e non concentrata e che sperimenti l’integrazione con l’economia locale investendo in agricoltura e benessere.
Sono sicuro che se solo provassimo a farlo avremmo la fila delle persone che verrebbero a vedere se facciamo sul serio. Chi ci impedisce di farlo? Poi il Governo italiano ha un rigurgito di dignità a finanzia qualcosa di serio? Bene, ne prenderemo atto.
Facciamo indipendenza e non chiediamo più niente a nessuno: ne guadagneremo in salute, dignità e felicità.