Se io fossi un insegnante di scuola media o superiore (come sono stato per dieci anni circa) e guadagnassi circa 30 mila euro l’anno dopo 15 anni di lavoro, e andassi a vedere se la manovra finanziaria del Governo del cambiamento mi riguardasse economicamente, troverei solo un dato generale: la pressione fiscale aumenta dello 0,5% al netto dei tributi locali (in sostanza, mi devo aspettare genericamente un aumento dei costi e del costo della vita).
Nessuno sgravio fiscale per me, magari legato all’efficienza del mio lavoro. Nulla. Zero.
Viceversa, se io fossi un professionista con 38.462 di ricavi annui e reddito pari a 30.000 euro, godrei, grazie alla finanziaria del cambiamento di 355 euro di sgravi fiscali mese se fossi in regime forfettario, e di 179 euro mese se fossi in regime ordinario.
Se invece fossi un insegnante che ha già raggiunto il massimo della retribuzione, cioè circa 40mila euro e mi volessi confrontare con un collega professionista con lo stesso reddito (ricavi però per 51 mila euro e rotti), scoprirei che al mio collega il Governo del cambiamento garantisce uno sgravio fiscale pari a 608 euro mese in regime forfettario, e 353 in regime ordinario.
È evidente che il Governo del cambiamento, egemonizzato dalla Lega, considera il reddito da lavoro dipendente spregiato e spregiabile (della serie “È già molto che ti do lo stipendio”) e quello da lavoro autonomo, invece, pregiato, apprezzabile e promuovibile.
Ovviamente, dove sono più numerosi i lavoratori dipendenti? Nel Sud e nelle Isole. Quale è il settore più vasto della Pubblica amministrazione? La scuola.
Non bastava il governo Renzi, che ha gravemente ferito i fondamenti della scuola, perché ha frainteso – come fanno molti Dirigenti scolastici – l’organizzazione con l’istruzione, lo strumento con lo scopo (da qui nascono i tanti progetti delle scuole e il fallimento dei contenuti formativi di base).
Non bastava la fascinazione globalista e centralista del Pd, che per rendere tutto più efficiente voleva rendere tutto più concentrato nelle mani di una superburocrazia di Stato che alla fine fa fallire la scuola nelle periferie del mondo e la rende efficiente nelle sole aree urbane.
Non bastava la vergognosa diversità di trattamento economico tra gli insegnanti italiani e la gran parte degli insegnanti europei (guardate qui la tabella comparativa).
No, tutto questo non bastava.
Adesso arriva anche lo squilibrio fiscale di Stato: chi è dipendente paga di più, chi è autonomo paga di meno.
Non solo: arriva anche un taglio nel bilancio dell’istruzione di 4 miliardi nel triennio, con una forte riduzione delle somme per gli insegnanti di sostegno.
Lo dico ai tanti lavoratori dipendenti sardi, ai tanti insegnanti, che magari temono i discorsi sulla Nazione Sarda; bene, prendete atto che siete considerati degli sherpa del Nord Italia. Lo Stato italiano da sempre ha reso forti le regioni del Nord e impoverito quelle del Sud; adesso sposta ulteriori vantaggi al Nord e i carichi al Sud.
Lo dico per invogliare a pensare diversamente, per stimolare a vedere il vero volto della dissimulata egemonia nordista che da secoli caratterizza le politiche italiane.