di Paolo Maninchedda
Oggi riceverò il comitato cittadino del Partito dei Sardi di Sarroch che ha raccolto 2.000 firme affinché si realizzi la Diga di Monti Nieddu.
Dopo di loro riceverò Vincenzo Tiana di Legambiente, di parere esattamente opposto.
Il tema è politicamente molto chiaro: da una parte la popolazione e, mi dicono, l’Amministrazione, che vogliono un futuro dall’acqua e non dal petrolio. Vogliono la ripresa dell’antica vocazione agricola del paese; vogliono la ripresa della pesca; vogliono l’avvio di una destinazione turistica inibita dal gigante petrolchimico. Dall’altra alcune associazioni ambientaliste che ritengono l’opera gravemente pregiudizievole dell’ambiente. Nel mezzo la situazione amministrativa: nuovo appalto aggiudicato e procedura europea in definizione, con ultimi chiarimenti dati da Regione non più tardi del giugno scorso. Nel frattempo i luoghi sono stati irrimediabilmente trasformati dai primi lavori del primo appalto, poi rescisso.
La mia posizione è al fianco di chi vuole costruire per Sarroch un futuro non petrolifero, ma con rispetto pieno delle regole. Anche in questo caso ci faremo assitere dall’Avvocatura dello Stato. Ma Monti Nieddu non è un caso, è un simbolo. Sono molte, troppe, le piccole-grandi incompiute sarde dovute a contenzioso: un’altra su tutte è la diga di Cumbidanovu a Orgosolo, su cui stiamo cercando con pazienza di favorire la ripartenza dei lavori.
Potrà suonare strano, ma servirebbe l’impossibile, ossia il dialogo tra il governo regionale e i vari livelli della giustizia civile, amministrativa e penale. Viviamo tempi duri, ma le procedure lente, complesse, dilatorie sono rimaste le stesse. Spesso esse sono poste a garanzia dei cittadini, ma niente dovrebbe impedire che fossero rapide e incisive. Invece no: ogni sentenza ne genera un’altra, in uno stillicidio di litigiosità inconcludente che disarma anche i più determinati.
Nel frattempo stanno per tornare le piogge. Dobbiamo abituarci a fare due cose: tenere puliti i canali e guardare ogni giorno le previsioni per il giorno dopo. In caso di rischio, anche minimo, limitare l’utilizzo dei luoghi pericolosi. Queste banali procedure non sono entrate ancora nelle nostre abitudini, come non è per niente usuale che i sindaci controllino i bollettini della Protezione civile, invece dovrebebro leggerli prima della posta e dei giornali. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che saremo in emergenza per i prossimi dieci anni e dunque dobbiamo saperla governare.
Comments on “La diga di Monti Nieddu e l’incompiuto sardo”
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DOBBIAMO RIDISEGNARE IL RAPPORTO CON L’AMBIENTE..VISTO CHE NON POSSIAMO METTERE LE MANETTE ALLA NATURA!!!
Bisogna ridare il percorso naturale all’acqua il clima assomiglia sempre di più a quello tropicale con rovesci violentissimi. Bisogna ridare all’acqua la sua via e non solo, allargare questi percorsi altrimenti non se ne viene fuori. Bisogna ragionare in questi termini riprendere il lavoro abbozzato tempo fa quando gli argini erano le vere mura di protezione dei paesi e delle città, invece che cosa abbiamo fatto tutti questi anni, abbiamo scatolato e tombato queste vie di fuga dell’acqua. Sarebbe ora riprendere questi tipi di interventi. Gli agglomerati urbani sono cresciti, ne consegue che anche gli argini di protezione vadano ripensati per portata e perimetro. Forse sono maturi i tempi di un assessorato che si occupi di questi problemi. Altrimenti staremo sempre li a buttare soldi a manca e a destra con degli stanziamenti rattoppo che non risolvono il problema. Sarebbe opportuno trovare un coinvolgimento per esempio dei barracelli, o comunque di una squadra istruita allo scopo, e affidare loro il monitoraggio. Oggi senza spendere tanto, esistono apparecchiature di geolocalizzazione, in modo da poter trasmettere subito agli uffici competenti una mappatura dettagliata delle eventuali criticità rilevate.
Non so se questi interventi siano uno sforzo straordinario, ma so che bisogna assecondare il flusso dell’acqua per la nostra sicurezza. Meglio ripensare o inglobare come denuncia l’Assessore… assessorati che a oggi non hanno più senso di esistere, i tempi e le priorità sono cambiate….
Caro Paolo. Forse servirà a poco ma rispetto alla situazione di Monti Nieddu voglio raccontarti brevemente una mia esperienza dia assessore della provincia di Nuoro. Anni 2000/2005. Ereditai i lavori di rifacimento della pista di sci sul Bruncuspina sospesi da qualche anno perché nella via non era stata indicata una piccolissima porzione di territorio ( parliamo di metri quadrati ) dove era presente una specie endemica di cardo ( on ricordo il nome scientifico). Lavori sospesi immediatamente , denunciati progettisti e DL . Arrivo’ nel frattempo l’inverno che quell’anno fu particolarmente violento a quelle quote. Fece sfracelli sia dei cardi e di tutto il versante verso Villagrande creando danni tutt’ora visibili con danni ambientali irreversibili. Ora io che non sono esattamente un Attila mi chiedo. Ma quanti danni si sarebbero evitati con un approccio meno talebano alle questioni ambientali e cosa sarebbe stata oggi la storia dell’unico impianto da sci sardo posto che quella vicenda ( nsieme all’annosa diatriba Fonni vs Desulo e viceversa) si trascinò nell’oblio anche la spendita di 5 mld di vecchie lire per il rifacimento dell’impianto di risalita. Questo per dire che nella situazione da te descritta io non ho dubbi con chi stare e penso che nemmeno tu ne abbia. Quanto ai comunicati della protezione civile lasciamo perdere. È tutta l’estate che ricevo allerta meteo e qui non piove da giugno. Meglio tenere a posto i canali e i fiumi. Ma su questo occorre anche la collaborazione dei consorzi di bonifica e del Genio civile. lasciare soli i comuni nella attuale situazione credo sia molto pericoloso.
Credo sia importante che tu te ne occupi.
Ti saluto.
A presto.
Almeno per i prossimi 10 anni
“stanno per tornare le pioggie”?
Nel centro Sardegna pare proprio di no! Non piove come si deve da maggio. Annata siccitosa.
Se situazione politicamente chiara, scelta piuttosto difficile. Cercare una posizione di compromesso tra due richieste forse conciliabili? Buon lavoro!!!
Il problema è che continuate ad affidarne la costruzione ai consorzi di bonifica che in tutti questi anni si sono dimostrati incompetenti e inconcludenti. Monte nieddu è oramai una barzelletta. Inoltre gli stessi consorzi non avrebbero più titolo per ricevere la delega dalla Regione per la realizzazione dell’opera, vista l’attuale presenza di ENAS che oggi dovrebbe rappresentare tutti i cittadini e non, come i consorzi, solo gli agricoltori.
La scelta che individua l’Ente cui affidare i lavori è solo ed esclusivamente politica. Saluti.