di Paolo Maninchedda
Ieri a Olbia la Regione Sardegna si è presentata con umiltà: la Protezione Civile Sarda ha funzionato, ma sa che ci saranno altre battaglie, per cui non ha usato alcun trionfalismo.
Il Presidente ha descritto il nostro lavoro di un anno: piani, progetti, soldi.
Poi è arrivato il Governo Italiano.
Il Capo della Protezione Civile, ingegner Curcio, ha un piglio diverso dal suo predecessore. Intanto ha dato merito ai sardi del lavoro svolto. Lo Stato siamo stati noi, non loro. Ma ques’uomo è pragmatico, umile, orientato alle soluzioni e non alle prediche. Uno con cui si può collaborare.
Il Ministro Galletti ha enunciato, nell’ordine:
1) che non ci saranno più condoni edilizi (buongiorno!);
2) che il Governo ha stanziato 16 milioni (notizia di mesi fa e lo stanziamento è a valere sui progetti della Regione e del Comune di Olbia).
Quindi il Governo è venuto a non dire alcunché di nuovo.
Noi abbiamo chiesto loro che ci liberino le mani, che ci mettano l’Anac a fianco e ci garantiscano in legge una procedura d’urgenza per ricostruire e mettere ordine in Gallura (compreso il pasticciaccio della Maddalena).
Noi siamo pronti a fare, loro non hanno ancora cominciato a dire.
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In assenza di una politica nazionale globale di gestione delle inondazioni è molto improbabile che il Governo, in un impeto di generosità, cederà a misure supplementari di sostegno, per mitigare il danno economico sopportato da oltre 500 famiglie sarde, per non parlare della voragine di emergenze infrastrutturali ormai aperte in diversi punti dell’Isola. La risposta di uno Stato inesistente o latitante, dobbiamo darcela da soli, a nervi scoperti, e dev’essere innanzitutto di tipo amministrativo. Assieme alla mappa del rischio idrogeologico, tutti i comuni osservino una mappa delle responsabilità, adottino un proprio Codice di condotta delle costruzioni, e la Regione dalla sua, operi un controllo serrato sugli appalti. Accorceremo la risposta dello Stato alle calamità, inventandoci delle strategie regionali per la resilienza delle catastrofi, dei fondi detassati di finanziamento, delle tecniche e strategie cross over di foundraising, delle tasse di scopo (in capo alla Nuova Agenzia Sarda Entrate), per fornire un sostegno finanziario alle famiglie e ai territori in caso di altri eventi di piena o disastri naturali. La parte settentrionale dell’Australia, soggetta ad alluvioni e inondazione, ci offre degli esempi di copertura assicurativa alle famiglie, mediate dal Governo centrale. Queste tristi circostanze devono convincerci che siamo noi sardi e non il governo a dover decidere sulla pianificazione territoriale, in merito alla praticabilità di tutte quelle soluzioni che evitino disastri in caso di alluvioni o di eventi cataclismatici prevedibili. E il punto è proprio la prevedibilità. Ciò che è successo ad Olbia stavolta è stato previsto, la macchina della protezione civile ha funzionato, non ci sono stati morti; il nostro resoconto alluvione verso lo Stato, in termini di responsabilità, è stato, tutto sommato, equilibrato. Le forze e gli eventi del ciclone Cleopatra ci hanno insegnato qualcosa. Non allo Stato.
Ma perchè continuiamo a parlare solo della situazione di Olbia e non anche di altri centri che hanno subito danni. Perchè non denunciamo il fatto che i soldi regalati dal volontariato per l’alluvione del 2013 sono stati dati in larga misura a gente che non ha avuto danni, ma distribuiti per altri motivi a gente che non ha avuto alcunchè? Ora, probabilmente succederà la stessa cosa!!!! Ci sono la Baronia, Ogliastra…..ecc.
Siamo noi lo Stato, con le nostre azioni quotidiane, con la nostra onestà, col pensiero rivolto agli altri prima che a noi stessi,con il senso del dovere con un’idea migliore della società…siamo noi lo Stato…e questa è la differenza.