Oggi L’Unione Sarda (il mio giornale, quello che non riesco a non leggere perché ci ho scritto dall’età di 20 anni) ospita in prima pagina, nella posizione ormai inflazionata del ‘fondo’, un articolo di Abramo Garau.
In tanti in Sardegna potrebbero non sapere chi è Abramo Garau.
Iniziamo col dire che in principio c’è il nome e che portare un nome così impegnativo deve essere stato difficile: Abramo, l’uomo di fede, un nome, una garanzia. Il destino sembrava segnato: o prete o carabiniere. E invece, ingegnere.
Non è che essere ingegneri sia un difetto, tutt’altro, ma è diverso certamente da essere preti o carabinieri, perché questi hanno bisogno di un capo, quello ha bisogno solo di cose da fare.
Cominciamo col dire, dunque, che Abramo Garau è bulimico di cose da fare.
Lo trovi a tutti gli eventi politici di destra, centro, sinistra e, se esistesse, dell’orbita geostazionaria del pallino mobile.
A oggi ha immaginato alla carica di Presidente della Regione almeno tre candidati (Andrea Soddu, poi abbandonato per realismo; Graziano Milia, sempre nel cuore, ma abbandonato per eccesso di nobiltà; Soru, poi abbandonato per calci in culo degli amici più stretti).
Ha inventato la start up Pluriforno, una società capace di fornire consulenza contemporaneamente, senza crisi di identità e coscienza, a due o più avversari dichiarati.
Abramo Garau non è l’Onu, non è un mediatore, è un elfo multiforme che si adatta ai voleri dell’interlocutore per ammaliarlo, per avvilupparlo, per conquistarne la fiducia e giungere al premio agognato: la consulenza, anche gratuita, spesso gratuita, ma sempre e comunque consulenza.
Garau è una sorta di essere intermedio tra gli angeli e i demoni, un folletto dei numeri che svolazza con innocenza di qua e di là. È il titolare di un cinema nel quale chiunque entri, vede il film che più ama, sebbene in sala non si proietti nulla.
È un bulimico di cose da fare perché è un bulimico di relazioni umane e questo gli permette di attraversare campi minati senza fare esplodere alcun ordigno.
Oggi Abramo fa un suo capolavoro: mette, di punta, uno scarpone nelle villose chiappe del Pd, provando a far intendere che invece il piede è messo di piatto.
Garau scopre l’acqua calda: l’art.8 della legge elettorale vigente dice che in Sardegna il candidato alla presidenza si sceglie con le primarie, ma dice anche che le primarie devono essere disciplinate con legge. Questa legge non c’è.
Fermiamoci un attimo, perché questa è la punta della scarpa.
Abramo scrive che il PD, subendo il ricatto dei Cinquestelle, ostili pregiudizialmente alle primarie, ha violato lo spirito della legge elettorale. Buongiorno! La conseguenza politica è che il Pd non solo ha violato il suo statuto interno, ma anche lo spirito di una legge di rango statutario e che la sua caparbia volontà di imporre la Todde ha un vizio di origine: viola la previsione di una legge fondamentale dell’ordinamento sardo. Non è proprio un argomentino da nulla.
Ma, a questo punto, Garau cerca di mostrare al suo cliente, il Pd, che la scarpa è di piatto, e gli scrive che si è in tempo a fare una leggina sulle primarie. Qui mi è partita una risata corale: “Eccolo”, ho detto, “è lui”. Mi ha ricordato la barzelletta del fidanzato che chiede all’amata di poter accedere poco poco e la mamma che, da lontano, grida alla figlia che l’ospite bussante non ha spalle e si accomoda facilmente.
Non si è in tempo a fare una leggina sulle primarie, si è in tempo a fare le primarie. Ne è un chiaro esempio il fatto che il PD ha fatto le primarie proprio in questi giorni a Lecce, con un risultato di partecipazione fuori da ogni attesa. Il Pd sta metabolizzando in questi giorni le seguenti cose:
1) un Pd a una cifra elettorale non elegge in tutti i collegi. Fare le liste nei collegi che rischiano di non eleggere sta diventando difficilissimo;
2) tutte le liste del Pd al massimo eleggeranno un consigliere regionale. Ciò rende problematico fare le liste anche dove si elegge (si pensi alla Cagliari del segretario Comandini, dove chi si candiderà, lo farà per leggere lui, non per essere eletto);
3) il Pd perderà male le elezioni e questo andrà a tutto vantaggio del Movimento Cinquestelle che ha come secondo e non nascosto obiettivo, disintegrare il Pd.
Forse l’elfo Garau ha voluto avvertire, a modo suo, il Pd del baratro.
@ Mariano No, Mariano, cerchiamo di non mascherarci. L’intento era chiarissimo ed era nella direzione a me indicata. Su Milia, poi, non è un segreto che è una persona che io stimo.
Caro Roberto voglio precisare che non c’è stata una mia chiamata ad Abbanoa.
Ho solamente presentato una manifestazione di interesse per svolgere una funzione per la quale erano richiesti specifici requisiti di altissima professionalità e a voto segreto sono stato preferito rispetto agli altri aspiranti da 163 sindaci su 178.
@Stefano: Mazzarino è fantastico, mi sto spanciando dalle risate!
@Roberto: E no, non lo abbiamo dimenticato ad Abbanoa, come ci è arrivato (non solo lui del Pd) è come se andato via. Ahinoi.
@Maninchedda:: Scusi, ma che dice? Roberto ha forse detto o fatto intendere che avrebbe rubato? No. Legga meglio, rifletta prima di partire lancia in resta, come suo solito. Ha solo fatto notare che non di solo consulenze vive e ha vissuto quello che LEI chiama elfo. La disturba il richiamo a Milia? Si figuri, a me più modestamente disturba che uno venga pagato più del presidente della Repubblica per fare il direttore alla Provincia di Cagliari. E mi stia bene.
Va be’ se questi sono i guru della politica sarda stiamo freschi. Basta prendere in mano l’articolo citato per leggere che non c’è assolutamente scritto che il candidato presidente debba essere scelto obbligatoriamenre con le primarie, ma solo che “sono disciplinate le modalità di partecipazione degli elettori alla selezione dei candidati alla carica di Presidente della Regione, denominate “elezioni primarie”, al fine di favorire e promuovere la partecipazione democratica”.
In parole povere ciò vuol dire che chi volesse utilizzare il metodo primarie può farlo, ma dovrebbe seguire le modalità indicate da una legge regionale che non è mai stata scritta.
E chi scrive è uno che avrebbe voluto volentieri le primarie.
@ Roberto Mi scusi, ha forse rubato? È stato inquisito per queste retribuzioni? Mi pare proprio di no. Ha svolto lavori legittimi legittimamente retribuiti. Punto. Io non gradisco l’odio sociale in questo sito; tanto meno l’invidia reddittuale.
Peraltro, non si capisce per quale motivo gli altri partiti (e coalizioni) dovrebbero andar appresso al maldestro tentativo del Pd di scimmiottare la politica statunitense. E, come Sardi, ridursi – ancora una volta – a scimmiottare quella italiana. Quella legge elettorale è una porcheria – sì, di rango statutario -, e il suo cambiamento dovrebbe stare in cima al programma di chi voglia riportare la Sardegna all’interno del gioco democratico. Altro che vuoti e chilometrici documenti scopiazzati.
“Abramo, l’uomo di fede, un nome, una garanzia. Il destino sembrava segnato: o prete o carabiniere. E invece, ingegnere. Abramo Garau non è l’Onu, non è un mediatore, è un elfo multiforme che si adatta ai voleri dell’interlocutore per ammaliarlo, per avvilupparlo, per conquistarne la fiducia e giungere al premio agognato: la consulenza, anche gratuita, spesso gratuita, ma sempre e comunque consulenza” (cit.). Verissimo, però come non ricordare, oltre alle consulenze, anche il ruolo di direttore generale alla Provincia di Cagliari, chiamato da Graziano Milia, con la retribuzione di 207mila euro, passati nel 2012 (gestione Angela Quaquero) a oltre 267mila? https://ibb.co/M5cLB95 E vogliamo dimenticare la chiamata ad Abbanoa?
Mazzarino ha colpito ancora.
… custa “democrazia” si narat CORRU MANNU DE SA FURCA, si s’ischiat (a parte MANNU ma no debbadas!) a ite serbint sas furcas.
Una domanda. Ho scoperto oggi dell’esistenza dell’art 8 della legge elettorale della Sardegna. Mi chiedevo che portata possa avere. Supponiamo che venga emanata la legge attuativa. Di conseguenza, tutti i candidati che vogliono presentarsi alle elezioni regionali devono essere scelti tramite le primarie o soltanto le compagini che decidono di farle devono attenersi alle norme stabilite nella legge di attuazione? Comprendere questo ha una rilevanza non da poco. Chiedo per capire, avendo io una mia idea..
Solo poche parole: la democrazia che viene imposta dall’altro mi pare si chiami diversamente…