di Paolo Maninchedda
Silvano Tagliagambe mi accusa di essere schizofrenico. Esisterebbero in me due nature: una buona, da filologo aperto al dialogo, alla dialettica, al confronto; l’altra cattivissima, da assessore, che più o meno sarebbe infastidito dalle critiche, dalla dialettica e dal confronto.
Per sostenere questa tesi Tagliagambe attacca l’unico assessore (che sarei me medesimo, come direbbe Catarella) che ha detto non solo che la Giunta deve comunicare meglio, ma anche che la dialettica è non un fastidio, ma una risorsa perché riduce gli errori. L’ho scritto, l’ho ripetuto a Nuoro al convegno dell’Inu, l’ho ripetuto nella nostra Assemblea nazionale. E infatti Tagliagambe lo rileva, ma supera questa coerenza tra il Maninchedda filologo e il Maninchedda assessore, inventando un prima e un poi che io non ho mai teorizzato. In sostanza, secondo Tagliagambe, io pretenderei di essere lasciato tranquillo a fare le scelte di governo e poi mi concederei ad un esercizio dialettico inutile con l’opinione pubblica, perché successivo a scelte già fatte.
Vediamo se è vero.
I partiti e il Consiglio regionale sono informati di tutti i miei percorsi. Sanno dei disegni di legge in corso di elaborazione, sanno dei confronti in atto, sanno anche dei semplici programmi di spesa. Ogni mercoledì sera mi riunisco con i consiglieri regionali che hanno piacere di farlo e illustro e ascolto proposte di delibere di Giunta, posizioni politiche maturate, tensioni da risolvere, emergenze da considerare. Discuto quotidianamente e animatamente con i giornalisti, ma non mi sono mai sottratto alle loro domande. Continuo a tenere questo blog.
Per cambiare la legge sull’acqua ho convocato i Comuni, l’Anci e il Cal per concordare un percorso insieme.
Per riformare l’edilizia residenziale pubblica sto lavorando con i comitati di Sant’Elia, il Comune di Cagliari, i sindacati degli inquilini. Per la nuova legge sugli appalti ho già incontrato tutte le organizzazioni artigiane e professionali.
Tutto il percorso di riforma di Abbanoa è stato svolto tenendo informati i partiti, la competente commissione consiliare e i sindacati.
Nel mio assessorato sono passati circa 180 sindaci in questi tre mesi.
Ho preso l’impegno di non scodellare in Giunta i disegni di legge e poi aprire il confronto, ma di fare esattamente il contrario. Stesse cose ho ribadito negli incontri con i sindaci dell’Anglona.
Ho proposto le delibere sulle dighe dopo essere stato adeguatamente istruito da professori, esperti e funzionari regionali.
Evidentemente non è il mio operato che Tagliagambe ritiene censurabile e questo è già qualcosa.
Egli contesta la mia presa di posizione contro le lobbies intellettuali (e la contesta a tal punto da non cogliere l’ironia di un’autocritica, laddove ho scritto che noi Assessori abbiamo l’atteggiamento di chi ha preso sempre il massimo dei voti, l’atteggiamento dei primi della classe. Una critica, ironica, è stata presa sul serio. Possibile che io non mi sia fatto capire, ma possibile pure che chi ha letto aveva così tanti pregiudizi da non capire l’evidenza).
Mi devo spiegare. Se una persona, che sarei io, dice ai suoi compagni, che sarebbero gli Assessori: “Smettiamola di fare i permalosi, le analisi critiche fanno bene e quelle degli intellettuali fanno meglio. Dobbiamo accettare la sfida della dialettica”, mi pare che sia coerente con il Maninchedda filologo che educa allo spirito critico.
Se una persona, che sarei sempre io, dice agli intellettuali: “Badate che il problema è produrre ricchezza e lavoro”, non mi pare che stia inibendo la dialettica; sta solo dicendo che nell’ordine del giorno della politica il primo punto non è deciso dal ragionamento più fine, ma dall’emergenza più diffusa.
E accetto e condivido il ragionamento di Vito Biolchini che dice: “Badate, io sono un intellettuale da mille euro al mese e quindi non sono un osservatore che sta sull’albero, sono un pezzo del problema della ricchezza e del lavoro”. Capisco e penso che sia molto utile che lui possa dire:”Io sono un pezzo della battaglia che voi, a mio avviso, non state combattendo bene”. Vito pone il problema dei mille euro al mese a quarant’anni e io penso che questo problema sia più importante della rimozione del Direttore generale della Conservatoria delle Coste, che invece per altri è ‘il problema’.
Capisco che ognuno inevitabilmente parli di ciò che meglio conosce, ma io ho il dovere di dire che alcuni argomenti sono meno centrali di altri e ho anche il dovere di sollecitare gli intellettuali a concorrere sulle emergenze, non su aspetti meno strategici.
Chiarito dunque tutto questo, chiarito dunque che ciò che contrasto non è minimamente un problema di libertà e di cultura, veniamo alle lobbies.
Si tratta di gruppi che hanno un progetto egemonico, o settoriale o totale, che intendono realizzare non attraverso la competizione democratica, non attraverso una normale auspicabile dialettica, ma secondo una strategia comunicativa che unisce il prestigio culturale delle persone al prestigio degli organi di informazione e mira a orientare l’azione di governo senza passare per il consenso popolare.
Non si tratta di un percorso illegittimo o illegale o immorale, ma è una forma di militanza politica che consuma la democrazia, perché non cerca il consenso, piuttosto lo simula, lo crea artificiosamente per produrre un mandato di governo affidato a pochi.
Penso, per esempio, che sia in atto in Sardegna un tentativo, non nuovo, di espropriare il Consiglio regionale e i Comuni del ruolo che hanno su scelte importanti come il Piano sanitario regionale, il Piano Paesaggistico, la legge urbanistica, il Piano dei rifiuti, il Piano energetico.
Si vuole sottrarre questa discussione alle sedi che le sono proprie, simulare/costruire un movimento di opinione intorno a determinati obiettivi e stringere Giunta e Consiglio su determinati risultati.
Tutto legittimo, sia chiaro, ma tutto molto americano e io, per quel che vale, non sono d’accordo.
Non sono d’accordo anche perché spesso queste lobbies vogliono scalzare il problema posto da Biolchini sui mille euro al mese con altri problemi molto meno importanti.
Le lobbies cambiano l’ordine del giorno subdolamente e sono portate a nascondere la fame, cui non sanno rispondere.
Io le contrasto. Sbaglierò, ma credo sia giusto farlo.
Rimane la questione che origina l’intervento di Tagliagambe e sulla quale io non c’entro nulla. Le politiche culturali e scolastiche della Regione stanno escludendo i migliori intellettuali della Sardegna, tra cui Tagliagambe. Ho segnalato questa esclusione; ho già manifestato il mio dissenso. Gradirei che chi decide di prendere zainetto, elmetto e fucile perché si sente ingiustamente escluso, prenda bene la mira, non costruisca artificiosamente nemici forzando le parole e le cose, e non cerchi di far vittime tra gli alleati.
Ci sarebbe da indagare anche sull’origine di alcuni interventi di qualche esponente di Sel e di Sardegna Sostenibile e Sovrana. Sulla reale ragione che li muove. Sarebbe molto interessante.
Su criu de s’artìculu suo est un’àteru o mègius nch’est in aterue, ma deo bi lu chèrgio preguntare su matessi.Seguros semus ca “Non si tratta di un percorso illegittimo o illegale o immorale[…]” ?
e chi imbetzes siat unu simpre
“[…]forma di militanza politica che consuma la democrazia, perché non cerca il consenso, piuttosto lo simula, lo crea artificiosamente per produrre un mandato di governo affidato a pochi.”?
Gràtzias meda.
Maurizio dae Durgali