Il mondo sta cambiando.
Il più forte Stato nello Stato che io conosca, la Coldiretti, è stato citato a giudizio, per l’udienza di comparizione predibattimentale, nella persona del suo presidente Ettore Prandini.
Il reato è minore, diffamazione; il diffamato è il Consorzio per la tutela del Pecorino romano. L’udienza è fissata a Oristano per il 6 marzo 2024.
Sono sicurissimo che gli avvocati troveranno qualche errore procedurale o per risolvere tutto in un niente o per spostare tutto a Roma, che è esattamente la stessa cosa.
Il primo motivo di soddisfazione non è l’eventuale condanna (che non si augura mai a nessuno), è la denuncia, è avere avuto il coraggio di denunciare un potere ramificato, inserito nello Stato, che amministra tantissime risorse e ne orienta tante altre, e di averlo fatto per difendere le produzioni della Sardegna.
Il secondo motivo è il contenuto della diffamazione.
Era il 2019, febbraio 2019, tempo di elezioni, di latte versato talvolta per strada, talvolta dentro i camion (altrui), con la polizia che non lo impediva, ma filmava i reati commessi in nome del prezzo del latte.
In questo bel clima democratico-leghista, con i sardi che riempivano le piazze per ascoltare Salvini, il presidente della Coldiretti affermava in televisione che «in quest’ultimo anno, se fosse vero che il problema fosse quello dell’aumento della produzione, noi non assisteremmo al fatto che continuano ad arrivare cisterne e camion provenienti dalla Romania e che arrivano sui porti italiani che poi vengono portati in Sardegna». Si legge nell’atto di citazione: “Circostanza falsa, in quanto non risultano partite di latte rumeno portate in Sardegna nell’anno precedente”.
Il 2019 è stato l’anno delle balle, l’esordio della legislatura delle balle, dei curricula gonfiati, delle balle talmente balle da essere evidenti e evidentemente credute in nome della conquista del potere, dei dirigenti nominati senza averne titolo (e la Regione sta continuando a usare questi metodi, ma noi speriamo tanto che la Corte dei Conti continui a vendemmiare sui conti correnti privati di questa barbarie amministrativa).
Vedere le balle smascherate è magra soddisfazione, ma vedere la Coldiretti infastidita da una vespa nelle mutande è una grande soddisfazione.
@ Michele Pala Mi devi solo dire se c’eri anche tu a buttare il latte nella cabina del camion o se prendi le distanze da quei gesti. Io ho sempre difeso il diritto alla protesta, ma non mi sono mai piegato alle forme rozze di prepotenza, che non hanno mai ragione.
Lo sciopero è stato usato come propaganda elettorale per ottenere il risultato che tutti sappiamo, no dimentichiamo i 50 milioni di euro dati ai caseifici soldi usciti dalle casse della regione Sardegna , ricordando che il presidente pigliaru in una nota si defini contrario a dare soldi ai caseifici essendo i pastori ad avere il problema di non avere il latte remunerativo in quel periodo.
Ai tanta pochezza nel sminuire o denigrare la protesta del latte,e mi sa che sei tu l.unico che non la a capita….la tua riflessione mette a nudo il distacco che ai dal mondo delle campagne…Salvini era il politico di turno,e quindi unico interlocutore,fosse di altre forze politiche sarebbe uguale per noi….purtroppo si è rivelato un giullare,ma non e da attribuire sicuram.ai pastori….vedi avremo avuto politici sardi in grado, .tutto non sarebbe successo….purtroppo siamo amministrati da asini che si susseguono,spostandosi di poltrona o cambiando casacca ,e diventano saggi quando sono all’opposizione,ma quando amministrano pensano solo alla loro bella vita….
Gli agricoltori devono capire che coldiretti insieme alle altre sigle, sono il OMISSIS dell’agricoltura. Utilizzano “campagna amica” per ripulirsi la faccia. Buon viso e cattivo gioco.
Coldiretti non ha mai fatto gli interessi degli agricoltori del sud. In tutto il Salento, dai primi anni ottanta in poi, sono state cedute l’80% delle quote dei vitigni per farle diventare prosecco e franciacorta. Indovinate chi c’era dietro la macchina burocratica?
Stessa cosa con il tabacco. Risultato, un deserto!
E voi agricoltori vi fate tappare la bocca con il PSR, con qualche trattore in più che, puntualmente, chissà per quale motivo, il prezzo del trattore acquistato con i fondi del PSR lievita e non di poco.
Ora puntano sul superintensivo e stringono la mano alle lobby dei fitofarmaci (pesticidi).
E voi associati, zitti e muti.
W i liberi pastori sardi che hanno smascherato coldiretti.
Buongiorno, ho ripescato fra i miei appunti la riflessione intorno alla vicenda latte, che Le propongo. I giorni della protesta dei pastori andrebbero studiati nei minimi particolari. Si scoprirebbe lo stato di isolamento e vulnerabilità di molta parte dei sardi che gravitano intorno al settore agro pastorale, e la malafede di gran parte dei cosiddetti leader che hanno pompato sul fuoco nascondendo la mano, intanto un certo Salvini scorrazzava per la Sardegna, mettendoci la faccia (parole dei boss delle associazioni di categoria) mentre ai pastori era concesso benevolmente che ci mettessero qualche altra parte ad esempio quella B.
Qualche domanda. Il traguardo agognato era il pagamento del latte ad un euro al litro. Salvini promise che non avrebbe alzato le terga dal tavolo di trattativa fino a quando non avesse raggiunto l’obiettivo. Riunioni fiume che non hanno portato a nessun risultato, proteste, attacchi agli automezzi dei caseifici, presìdi dei pastori negli stabilimenti si susseguirono con la solidarietà espressa da tutti. Ci mancherebbe. Ma alzi la mano chi ci ha capito qualcosa. Intanto Salvini ha trovato altro di che occuparsi.
Qualche notizia. In molte zone dell’isola i pastori, specialmente se soci delle cooperative di protestare non ne volevano sapere. Avevano ricevuto acconti per circa il 75% e le previsioni per il saldo portavano a circa un euro il prezzo per litro. Nelle cooperative a consuntivo di stagione fu superato il prezzo di un euro al pastore, al netto di quote per investimento a beneficio degli impianti sociali.
In varie località le proteste furono inscenate per quieto vivere, ovvero assecondare gruppi di pressione che diversamente non l’avrebbero presa bene, perciò il liquido sversato a beneficio di telecamere e telefonini era solo siero, tanto l’effetto era lo stesso.
Qualcosa, anzi di più, non torna.