Questa è la bozza del documento che stiamo condividendo con chi ha annunciato la propria presenza a Ottana.
Si tratta appunto di una bozza che può essere riscritta da capo a fondo. Non per il successo di un partito lottiamo, ma per la vittoria degli interessi e dei diritti dei Sardi.
Noi Sardi presenti a Ottana il 20 aprile 2018
– crediamo fermamente nella capacità dei sardi di governarsi e di difendere e sviluppare i propri interessi e i propri diritti.
Per questo:
– non accettiamo più di vivere di stenti e di elemosine;
– non accettiamo e rifiutiamo le restrizioni imposte dalla legislazione italiana allo sviluppo di piani per il lavoro anche quando questi non intacchino minimamente i bilanci comunali;
– non accettiamo più che lo Stato italiano trattenga per sé con gli accantonamenti centinaia di milioni di euro di imposte pagate dai Sardi, quando la Sardegna patisce una crisi di reddito e di ricchezza grave e profonda soprattutto nelle sue aree rurali;
– non accettiamo più che il fisco in Sardegna sia uguale a quello del continente italiano, perché le condizioni economiche di ieri e di oggi, le accumulazioni di capitale di ieri e di oggi, le connessioni infrastrutturali di ieri e di oggi, non sono uguali in Italia e in Sardegna;
– non accettiamo più con rassegnazione che lo Stato italiano spogli di personale, di risorse e di possibilità i piccoli comuni senza che al contempo la Sardegna abbia i poteri e la libertà adeguati per reagire e supplire a questa slealtà di Stato;
– non accettiamo più che lo Stato italiano imponga il numero minimo di alunni per l’esistenza di una scuola, definito su parametri estranei alla distribuzione della popolazione in Sardegna;
– non accettiamo più che la Sardegna abbia come risorsa primaria il latte ovino e si trovi rappresentata in Europa da uno Stato che è prevalentemente interessato al latte vaccino;
– non accettiamo che la biodiversità della Sardegna sia gestita e minacciata da società parapubbliche romane;
– non accettiamo più che il diritto dei sardi alla mobilità sia subordinato agli interessi dei porti e aeroporti italiani e alle strategie di multinazionali del trasporto aereo e marittimo.
Per tutti questi motivi:
– vogliamo il varo immediato di politiche pubbliche del lavoro, qui e nelle zone interne della Sardegna, adeguate a rispondere alla crisi della qualità della vita che si sta sperimentando nei paesi dell’Isola;
– vogliamo proclamare la mobilitazione della società sarda, in forme legali, pacifiche ma efficaci, nella convinzione che solo con la consapevolezza, la passione, l’unità costruita attraverso l’impegno i sardi possono cambiare e salvare la Sardegna;
– ci impegniamo a convocare l’assemblea del Popolo sardo entro giugno per decidere insieme come cambiare in profondità il sistema dei poteri e dei diritti vigenti in Sardegna e garantire a tutti un futuro di dignità e libertà.