Con l’hashtag e la petizione #iononsonocarne si è voluto reagire ai dilaganti stupri di gruppo che hanno funestato questo scorcio di estate.
È stata un’ottima iniziativa, perché fa pensare.
È un’affermazione di assoluta verità, eppure antirealistica.
Gli esseri umani sono fatti di carne, ma le donne stanno affermando, con voci altissime, che l’avere forma materiale non significa essere a disposizione di alcuno, essere oggetti.
Come non essere d’accordo? Come non essere atterriti come padri di figlie, come mariti di mogli dinanzi alla incontestabile certezza che esiste una orrenda bestialità maschile.
Come combatterla?
Si dice con la cultura e con l’educazione, oltre che con la repressione.
Il problema è che per fare cultura e per educare, non basta una ‘negazione’, non basta dire ciò che non si è.
Occorre una posizione positiva.
Cosa siamo come uomini e come donne?
Siamo anche spirito?
Siamo anche anima?
Siamo solo ormoni, psiche e neuroni?
Ci si potrebbe affidare al diritto e rispondere che siamo ciò che la Costituzione e l’ordinamento giuridico prevedono per noi in termini di diritti e di doveri.
Ma sarebbe sufficiente? In molti Paesi del mondo sarebbe terribile.
Il codice penale e la Costituzione sono strumenti educativi?
Si potrebbe rispondere con Montale: “Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Ma Montale reagiva al dogmatismo delle dittature, alla nazionalizzazione delle masse.
Noi oggi capiamo che non basta definirsi in negativo, perché non educa.
Come non basta il relativismo frainteso, quello di chi dice che la diversità delle opinioni comporta che tutte le opinioni abbiano lo stesso valore.
No.
Le opinioni sono diverse e devono scontrarsi per verificare la loro ragionevolezza, la loro sostenibilità, e quelle che appaiono irragionevoli vanno combattute. Le opinioni non hanno tutte lo stesso valore e a deciderlo deve essere la loro dialettica.
Noi sappiamo benissimo che non si può trarre alcuna norma etica da alcuna legge fisica; ciò significa che nessun codice etico può pensare di trovare giustificazione nella Natura, nel reale.
Ma questo non significa che l’uomo non possa produrre da sé idee sul suo destino o scegliere, tra quelle che la Storia gli propone, ciò che più gli corrisponde.
L’uomo e la donna sono domande che cercano una risposta.
Nelle scuole e nelle famiglie, quanto tempo si dedica a cercare di capire il proprio destino?
Quanto tempo si dedica a raffinare se stessi, a fare di sé la prima opera della propria vita?
Quanto si educano i bambini a presupporre il male e a combatterlo? Non il male metafisico, no, dico il male storico, quello che sappiamo che ognuno di noi può commettere?
Quanta educazione è in campo per dare strumenti contro i sentimenti peggiori che un uomo può provare e prova: l’egoismo, il narcisismo, l’invidia, la gelosia, il sadismo, la bramosia di possesso di persone e di cose?
I violentatori, i branchisti, imparano da qualcuno a pensare gli altri come oggetti, a cercare un piacere malato, fatto di sadismo e sopraffazione.
Da chi lo imparano?
Da modelli familiari?
Da modelli scolastici?
Dai media?
Non si tratta solo di politiche di genere; quando lessi La scuola cattolica capii che per la prima volta un romanziere italiano aveva scelto di occuparsi di una malattia radicata e diffusa, una malattia spirituale secolare che ha una radice profonda: non credere in nulla, non avere un’idea di bene.
La cultura ha perso ogni idea di Bene. La donna, come sempre, ne è la prima vittima.
Sì #iononsonocarne.
Ne sono certo. Siamo altro.
Negazione e repressione sono due strumenti che, non solo annullano la realtà e, quindi, non affrontano la sfida che ci troviamo a fronteggiare, ma annullano la persona stessa che si pretende di “ri-abilitare”, col risultato di produrre un dramma doppio e senza uscita. Ci sarebbe da scrivere volumi in merito a questo argomento, affinché, come giustamente lei fa notare, si possa affrontare la questione in una dialettica costruttiva. Tuttavia, penso che un aspetto risulti rilevante, come una delle cause di questo nulla, di questa totale assenza di un’idea di bene: la scomparsa del desiderio.
I giovani (fermo restando che reputo la giovinezza più che una dimensione anagrafica, uno stato del cuore) hanno smesso di desiderare. Desiderare nel senso etimologico del termine: sentirsi spinti alla ricerca di una pienezza, dovuta ad una mancanza di qualcosa, di una luce che illumini. Ma mi chiedo quanto, nel mondo dell’educazione, dell’istruzione, abbiamo disgiunto la carne dall’anelito della conquista di qualcosa di bello da costruire, da guadagnare con fatica. È il buio dell’assenza delle stelle che mi porta a cercare una luce, ma quanto oggi crediamo e trasmettiamo di credere in un punto di arrivo, in una meta, sognata, voluta, desiderata appunto?
Sì, anch’io posso condividere l’hashtag con accezione negativa, ma di fatto più mi guardo intorno, più vedo troppa carne, come se tutto della nostra cultura debba essere soltanto conquista immediata, soddisfacimento di bisogni, tra l’altro sempre più crescenti e indotti, perché in realtà sono solo effimere illusioni, e i giovani in questo pagano il prezzo più alto e lo pagano per tutti. Purtroppp molti cuori fragili cadono nella trappola e non riescono a vedere e sentire aldilà della propria carne, delle proprie pulsioni. Tutto si gioca sul qui e subito, cotto e mangiato, prêt à porter di una società che teme il tempo, il silenzio, l’attesa.
Il vuoto, immancabile compagno di viaggio della vita, lo si riempe di sogno e di mete, alle quali però si arriva abitando questa carne fragile. Perché io sono carne, tutti lo siamo e guai a dimenticarlo. Ma proprio in questa carne e con questa carne sono anche volontà,
anelito, nostalgia di infinito. Restituiamo questo ai nostri giovani, al cuore giovane di ciacuno di noi, accettando la sfida di ciò che adesso, per l’orrore e la crudezza, facciamo tanta fatica ad accettare. Forse ritroveremo la meta.
Grazie della sua delicata riflessione.
La maggior parte dei cittadini e delle.perosne non hanno guide quindi quando leggono un articolo alle domande rispondono scagliando addosso le loro frustrazioni e rabbie che nascono da esperienze non comprese.
Come corpo politico secondo me bisogna puntare sul fatto che le persone si accostano dove sentono profumo ,luce,senso di giustizia.
I figli sono responsabilità vanno seguiti in continuazione bisogna starle dietro dall’infanzia fino a quando non sono in grado di muoversi nello spazio che li circonda in autonomia.
Controllare i programmi televisivi e i video che si guardano al telefono ,che tipo di argomenti trattano PERCHÉ quelli sono segnali che ti aiutano a comprendere e quali strategie addottare.
Molto spesso per seguire la.moda si scambia per cultura ciò che invece cultura non è, ritornare al bello significa riconoscere una sana cultura fatta di principi e valori.
A presto
DOMENICA
Cinquant anni fa in tv venivano trasmesse delle telenovelas in cui lo stupro trovava una facile soluzione nel matrimonio. Oggi vengono trasmesse serie tv turche da cui si evincono i semplici messaggi:
La donna è un essere fragile, inferiore, da difendere
Le donne sono preda dei propri sentimenti
Le donne hanno bisogno di regole
L uomo è razionale e può portare ordine e pace
Anche le madri devono obbedire ai figli
…
Di pomeriggio giovani teenager vedono reificare giovani donne da tronisti privi di qualunque talento o dote. Da queste trasmissioni apprendono modalità relazionali aggressive e tecniche di sottomissione.
Di fronte a tutto ciò persino Beautiful è un prodotto moderno ed emancipato.
E dopo aver nutrito anno dopo anno per ore e ore al giorno questi ragazzi con prodotti di infimo livello culturale, ci stupiamo degli esiti? Davvero gli unici colpevoli sono gli stupratori e i violenti ovvero l ultimo anello della sequenza e non tutta una società silente e ignava? Veramente possiamo permetterci di puntare il dito?
Questo deve finire
«Sono carne» is animales.
Su cristianu no est una massa biológica a determinismu animale, ma seus in grofu de una inciviltade, barbaridade de gherra a VINCERE E VINCEREMO, de libbertade a bìnchere totu e a bìnchere sos àteros, s’ossessione de su «SUCCESSO» e de su dinari, de su paradisu in terra, semus a bombas de dinamite e de “uranio impoverito”, missiles e atómicas, bombas de EVENTI, bombas de PUBBLICIDADE, a DI TUTTO QUALUNQUE E DI PIÚ.
In totu custu irbariamentu ite podent cumprèndhere is criaduras, is giòvonos? Ite podent imparare? Funt prus fìgios de nemos chi no fìgios de calecunu, fìgios de sa televisione. Inue e comente poden imparare sa libbertade responsabbilidade? S’ideale est “Si faet si faet!” comente is animales faent su faet a fàere.
Mancu male chi no est própriu e totu deosi ma meda meda e sèmpere de prus eja.
E tocat a cambiare ma non ibertando chi cumencent is àteros: is àteros seus totus hic e nunc, su tempus de sa resonsabbilidade est solu su presente inue seus.