Ieri ho firmato per il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata. L’ho fatto con convinzione: i cosiddetti Livelli Essenziali di Prestazione non possono essere calcolati a dispetto della storia. C’è un’Italia più efficiente di un’altra perché l’Italia ci si è dedicata di più, ci ha investito di più, ha rispettato di più; e c’è un’Italia, invece, che è stata a lungo privata delle risorse previste dalla legge (come la Sardegna), impedita nell’esercizio dei suoi diritti (come la Sardegna), compressa nei suoi desideri (come la Sardegna), afflitta da un sistema fiscale estraneo e dannoso (come la Sardegna). Non si possono calcolare i LEP sull’oggi senza considerare la Storia e senza mettere in gioco i poteri necessari (che non sono banalmente quelli autonomistici, per esempio, l’autonomia impositiva) ad alcune regioni (come la Sardegna e, forse solo la Sardegna) per conseguire lo sviluppo che meritano.
Ho firmato on line. Trovate dove firmare qui. Si può accedere con la Carta di Identià Elettronica, con lo Spid o con la cosiddetta tessera sanitaria. Ci si impiega meno di un minuto.
Le consultazioni popolari oggi si fanno così.
Lo vorrei dire all’Unione Sarda che oggi lancia il referendum consultivo sulla cosiddetta legge di Pratobello, il cui valore non sta nel contenuto (discutibile, come tutte le norme), ma nel messaggio politico di contrasto all’inerzia della Giunta (la Todde ha detto che non dorme la notte sulla questione della speculazione energetica in atto in Sardegna. Mi vien da citare Hugo: noi siamo stati colpiti dal popolo dormiente, voi lo verrete dal popolo che si sta svegliando).
Leggo oggi che la raccolta delle firme si farà con i banchetti: siamo al giurassico. L’obiettivo cinquantamila firme si raggiunge in pochi giorni on line. Diverso è se, come mi pare, dietro questa arcaica organizzazione della raccolta firme, si cela una pretesa di egemonia culturale e di direzione del popolo, realizzata secondo vecchi schemi della sinistra italiana, innestati sul ceppo di cultura laico-repubblicana-socialista cui ha sempre dichiarato di iscriversi l’editore Zuncheddu. Se è così, è il solito pasticcio di intellettuali che si guardano l’ombelico.
Se si deve fare uno sforzo serio e referendario, si deve proporre l’abrogazione delle parti del Decreto Draghi che hanno messo in un angolo la Regione Sardegna (la Todde ha detto che lei pensava all’industria, allora, e non all’energia. Credibile? Manco un po’). Bisogna osare l’abrogativo nazionale, non il consultivo regionale.
Oppure, se si vuole proprio stare sul consultivo, si deve scrivere la legge diversamente e in modo molto più accurato.
In ogni caso, si devono raccogliere le firme on line.
I banchetti puzzano da un lato di anni Settanta e dall’altro delle tante fregature somministrate dai Riformatori alla Sardegna (ricordate l’abolizione delle Province? Acqua fresca. L’abolizione dei Consigli di amministrazione delle società partecipate dalla Regione? Acqua freschissima (ho beccato una porcheriola di Abbanoa di cui parlerò nei prossimi giorni e che è indicativa di come si apparecchiano greppie in Sardegna).
Firmiamo on line, liberi, sereni, non gestiti da nessuno e prepariamoci al referendum abrogativo della legge elettorale regionale per la parte relativa agli sbarramenti. Un giorno Zuncheddu mi regalò Il banchiere anarchico di Pessoa. Una lettura interessante, ma può pensare Zuncheddu che i libertari di Sardegna si acconcino a stare sotto il calcagno delle trovate dell’intenzionante epigona di Teodora?
Mi faccia capire, Professore:
lei non firmerà presso il suo comune di residenza ma firmerebbe on line?
Anche a me dispiace che venga meno l’allargamento dell’adesione a chi non risiede in Sardegna, dal momento che moltissimi amici sardi nel cuore ma non residenti firmerebbero eccome!!!!
Questa è una chiamata a tutta la popolazione civile SARDA, una presa di coscienza e responsabilità, un invito a metterci la firma, la faccia e le braccia, per formare una lunga catena umana che si incontri e confronti in prima persona. Sui social poi ci scambieremo opinioni e faremo analisi approfondite, ma non mi dica che preferisce l’immobilità assoluta e l’inerzia, la spersonalizzazione di un movimento da tastiera a una mobilitazione dal carattere forse retrò, ma che permette di sperimentare l’azione civica di dissenso e rivendicazione di prerogative di partecipazione al governo del proprio territorio.
Ci siamo abituati ad assistere impotenti a eventi quali incendi devastanti e a leggerne l’indomani la conta dei danni sui canali web e la stampa, perché non fermare gli incendiari e il fuoco se abbiamo anche una sola chance per farlo?
@ Henry. «il sardo non vuole le rinnovabili»?? Ma ite se naendho?! No boleus «rinnovabile» totu su disastru chi ant fatu de incuinamentu, isfrutamentu mineràriu, cattedrali nel deserto industriale e muntonàrgiu, ispianandho e faendho a desertu is padentes de sa Sardigna, e oe abbisu faent sos padentes de palas eólicas e is pianuras ammontadas de pannellos fotovoltàicos! E poite naras «continuiamo con i fossili» candho custu est faendhodhu s’Enel e no certu po serbire in Sardigna ca giai no dha bendhet sa Sardigna cuss’energia?
E poite a su postu de parcos eólicos in terra e mare e fotovoltàicos ocupandho sa terra po tot’àteru bisóngiu e utilidade e isperdendho su matedu no faent méngius is comunidades energéticas e ponent su fotovoltàicu in totu is domos e locales pùbblicos chentza ispèrdere e ne pèrdere nudha? Ca no pinnigant milliones is afaristas aprofitadores de sa cucagna chi dhis ant postu a dispositzione?
Sicuramente NO all’autonomia differenziatahttps://ilmanifesto.it/livelli-essenziali-il-triplo-inganno-di-calderoli
Cioè fatemi capire:
Votate contro l autonomia differenziata e contemporaneamente volete e predicate l’indipendenza o il federalismo.
Perché non utilizzare questa legge per andare ulteriormente verso l’autonomia?
Ah già…sia mai…”non abbiamo una classe politica capace di poter poi governare” e quindi l’autonomia la faremo ma governati da chi non si sa
In merito alla proposta Pratobello si analizzi e si risponda sul merito e non sul dualismo banchetto/digitale
C’è gente che non sa di computer ma ischit su matessi torrare a domo sua diceva un mio vecchio paesano
Leggevo poco fa, credo sia ancora online ma non so se visibile a tutti o ai soli abbonati, su Repubblica uno speciale dal titolo (eloquente) “Autonomia differenziata, che cosa è e perché uccide il servizio sanitario nazionale”. Ora, tutti sappiamo a quale parte politica tende il quotidiano in questione, Ma la cosa interessante – che conferma ciò che ho sempre ritenuto – è che quando l’autore parla di chi ci rimette cita, espressamente, le regioni a statuto ordinario.
Se non cita le altre, un motivo deve pure esserci, no?
A me farebbe piacere vedere chi presiede la Giunta Regionale bussare a Roma per sapere che fine ha fatto la legge istitutiva dell’Agenzia sarda delle entrate, tanto per richiamare un fatto che immagino sia noto al titolare di cattedra. A me farebbe piacere che la stessa Presidente dicesse due parole per quel servizio traumatico e doloroso mostrato da Rai3 lunedì scorso su Teulada.
A me piacerebbe, in senso più ampio, una politica sarda che iniziasse a dire ai sardi “ragazzi, finora si è scherzato, ma da ora in avanti pensiamo unicamente a ciò che serve alla Sardegna e ce ne infischiamo di tutto il resto”. Modus operandi che sottintende pure che devono smetterla di usare la Sardegna per risolvere i loro grattacapi, che sia un’infornata di 41bis o cinquemila torri eoliche, una discarica per l’amianto e un’altra per le scorie radioattive.
E finché sul palcoscenico si affacceranno attori che prestano la loro sensibilità verso ciò che accade a Roma, continuerò a diffidare e a non votare.
p.s.: Pago le tasse, pure troppe. E’ sufficiente per neutralizzare la solita scusa “non voti e non puoi lamentarti”.
Firmerò volentieri per legge elettorale e legge Pratobello, ma non sull’autonomia differenziata, un istituto introdotto da chi afesso vorrebbe abrogarlo
Sono d, accordo con Locci non firmerò referendum ne ancora peggio Prattobello 24 mentre la Sardegna da decenni viene spietrata incendiata con enormi zone industriali ora dismesse montagne sventrate da cave e miniere coste deturpante ecc.ecc.dove si era , il sardo non vuole le rinnovabili . Bene continuiamo con i fossili i padroni hanno deciso
Io la vedo pari pari come il signor Locci. Abbiamo, noi sardi, responsabilità gravissime per i nostri atavici ritardi, pur avendo facoltà per gestire settori nevralgici della nostra regione. Mai risolti e mai con la vera intenzione di risolverli realmente. Manca progettualità e visione, e non parlo solamente di classe politica – che è solamente l’espressione più visibile della popolazione che la esprime – ma probabilmente della generalità dei sardi e in particolare delle classi dirigenti. Non mancano gli strumenti per essere artefici del nostro destino ma è meglio trascinarci in questo pantano per dare sempre colpe agli altri (pessima abitudine…)
Pure io ho firmato contro questa autonomia differenziata; speravo fosse online anche l’altro, pazienza.
Mario, sono certo delle tue intenzioni, meno di quelle di altri, i quali cercano, attraverso i banchetti, proprio di costruire un’egemonia culturale e non un governo, del popolo sardo.
Ciao Paolo, sono tra i sostenitori promotori della proposta di legge “Pratobello ‘24”.
Sei sicuro al 100% che la procedura online sia corretta? Io ovviamente me lo auguro, ma per scrupolo sono in contatto con Marco Cappato per togliermi gli ultimi dubbi.
Riguardo ai banchetti, sono in disaccordo con te, non si tratta solo di raccogliere firme, ma anche e soprattutto conoscere persone, sentire gli umori, socializzare.
É un modo meno asettico di riunire il popolo.
Ovviamente, quando confermato le votazioni online saranno utilizzate.
Siamo romantici, non bronzetti.
Geo voto po su referendum contr’a custa “AD”.
Ma, ischendho solu bàtoro cositedhas de sa Sardigna e de s’Istadu Italia, prus ‘autonomia differenziata’ de sa “RAS” chi nos’ant iscarrigadu boleus?
Po sighire in s’istrada de s’innoromala timo meda chi is Sardos s’ant a cuntentare de custa etotu, si no nosi ndhe ischidaus e moveus cun firmesa lassandho de cùrrere che catzedhos in crica de mere avatu de is cambaradas de totu is colores e fintzes is chi ant a imbentare in colore de cane fuindho
Ca a su machine no dhue at lìmite perunu.
@Stefano Locci concordo
No, non è la Todde, tranquillo.
Mi chiedo se senza autonomia differenziata siamo in questa miserevole condizione, possiamo pensare che con tale legge potremmo trovarci in una situazione persino peggiore? Io credo che il problema sia che non abbiamo avuto dei politici validi e che siamo un popolo prono al potere. Desideroso del privilegio e mai fautore del merito. Questo è il nostro primo problema. Se non c’è un cambio di mentalità autonomi differenziata o meno nulla cambia
No, scusate, ma non capisco proprio chi sarebbe la “intenzionante epigona di Teodora” di cui si parla alla fine. La Todde? Teodora la moglie di Giustiniano? Qualcuno mi spiega il nesso e quali sarebbero le sue “ trovate” sotto il cui calcagno starebbero i libertari di Sardegna ?
Egregio, mi permetta dissentire sul tema dell’autonomia differenziata. I suoi richiami alla storia sono corretti ma manca un passaggio: la legge, questa legge, non nasce per un capriccio dell’attuale governo (anche se è una bandiera della Lega) ma per cercare di porre rimedio (nel modo corretto o meno, efficace o meno lo dirà il tempo) alla follia della sinistra che modifico’ il titolo V della costituzione in modo frettoloso nel cercare una rimonta elettorale (che non ci fu) nel 2000.
Lo stato della sanità (e dell’istruzione anch’essa oggetto di trasferimento delle competenze alle Regioni con la suddetta modifica) a oggi – 29 luglio 2024 – è a dir poco drammatico e la legge sulla Ad, per noi Sardi, è un falso problema.
Se anche la legge venisse abrogata previo referendum la condizione attuale dimostra che il nostro VERO problema è la totale incapacità della (scarsa) classe politica isolana nel saper (voler?) utilizzare gli strumenti che l’Autonomia ci pone a disposizione.
L’attualità dell’invasione della nostra terra con la speculazione nascosta sotto l’ombrello della transizione energetica ne è l’ennesima prova.
Non esistendo quindi una vision, un’idea di come vorremmo la nostra sanità e il nostro sistema economico e sociale (per nostra colpa) diventa tutto una gara al ribasso.
Saluti.
Ma si, lasciamoli fare:
Finora erano solo il partito delle tasse e delle manette.
Oggi anche del tricolore, sottratto agli usi al quale lo avevano relegato finora, e oggi sdoganato esclusivamente in funzione antiautonomista e -godendo- centralista.
TASSE, MANETTE, TRICOLORE.
Peccato, lettura amara oggi
Proprio così. Abbiamo l’occasione per dire no.