Oggi si racconta il miracoloso inserimento nella legge di stabilità dell’Italia, dell’emendamento pro San Raffaele di Olbia.
Inserire un emendamento in una legge di stabilità non è semplice. Eppure, voilà, eccolo qui.
Ho sempre avuto forti peplessità sull’eccessiva subordinazione della politica sarda all’arrivo del San Raffaele in Sardegna. Il culmine dell’inchino venne raggiunto con l’inserimento della struttura privata olbiese nel Piano sanitario regionale della Dirindin. Penso che sia impossibile garantire il budget di cui il San Raffaele sardo ha bisogno stando all’interno del tetto della spesa sanitaria attuale, a meno che non si sottraggano risorse all’ospedale di Obia e alla sanità gallurese in generale: la coperta è corta. Ho un’idea diversa del modo con cui rapportarsi con le eccellenze sanitarie italiane.
Detto questo, salta agli occhi la corsa alla genuflessione sanraffaellina dei parlamentari sardi e l’assoluto disinteresse per una questione economica banale: la Sardegna avrà due tornate elettorali a distanza di tre mesi l’una dall’altra: regionali e europee. La Regione Sardegna, nel momento in cui non riesce a trovare neanche un euro per far fronte alle emergenze sociali e produttive, spenderà più di dieci milioni di euro (calcolando anche i risparmi previsti dalle nuove normative) per elezioni. L’importo è pari alla misura totale delle somme stanziate per i cantieri comunali non rifinanziati (grave errore tipicamente di Destra delle ultime due manovre finanziarie). La Regione non può accorpare le elezioni, ha un vincolo statutario che si è proposto di rimuovere ma mancano i tempi tecnici per realizzarlo. Esiste però la possibilità, per il Parlamento italiano, di superare l’ostacolo. La questione non viene neanche presa in considerazione. E figuratevi! Siamo ricchi!
Ricordo che i parlamentari sardi, animati dal furore dei marchesi (i parlamentari) contro i visconti (i consiglieri regionali) riuscirono a far riconvocare il Parlamento già chiuso in vista delle ultime elezioni politiche, pur di riuscire a ridurre a 60 (cioè al numero dell’ingovernabilità) il numero dei consiglieri regionali della Sardegna. Ma, evidentemente, non riescono a capire che fra un po’ dovremo risparmiare anche sulle bollette e che non possiamo permetterci di pagare due elezioni a distanza di novanta giorni l’una dall’altra.
Certo, questi sono argomenti nei quali lo champagne del Qatar (all’estero), uno champagne ben intriso di armi e complotti, non entra; non è chic parlare di risparmi. Ormai la grandeur francese ha contagiato alcuni parlamentari sardi; a loro De Gaulle faceva una grande pippa! Loro pensano in grande, fanno immobiliare, sfondano i bilanci pubblici e, soprattutto, se ne fottono. (pm)
Comments on “Inginocchiarsi ai piedi del San Raffaele e buttare dieci milioni di euro in schede elettorali”
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Siamo circa un milione e seicentomila in Sardegna, con una rete ospedaliera di buon livello ed ottime professionalità, che aspettano solo di essere riorganizzate in un contesto di maggior efficienza e minori sprechi.
Non condivido quest’amore sfrenato verso ciò che è “continentale”, anche oltre mare vi sono luci ed ombre, e sul San Raffaele, oggi, più ombre che luci.
Dubito che si trovino i soldi per garantire le convenzioni a questa nuova struttura, e se così fosse saranno certamente a discapito della sanità pubblica.
A meno che non si parli di una clinica a pagamento per ricchi, ma mi sembra fantasia.
A proposito di sperperi, giova ricordare a Cappellacci e Riformatori vari, i milioni di euro sperperati per l’inutile referendum sull’abolizione delle Province che, come qualsiasi studente di Giurisprudenza sa bene, sarebbe totalmente anticostituzionale (oltre che dannosissimo per una democrazia partecipata).