Partiamo da un punto fermo: la Giunta Pigliaru ha debellato la peste suina in Sardegna. Lo ha fatto con una severa lotta al pascolo brado e con una severissima campagna di abbattimenti degli animali infetti e potenzialmente infetti.
Questa vittoria non è piaciuta alla Giunta Solinas, al punto che ancora oggi i produttori sardi di carne suina e di derivati sono costretti a subire le limitazioni previste per le regioni colpite dalla malattia.
Questo è il terzo modo con il quale la Giunta Solinas sta consumando la ricchezza della Sardegna. Il primo è consistito nella distruzione del bando sulla continuità territoriale aerea predisposto dalla Giunta Pigliaru, bando distrutto per mutanda imbrattatata al solo sentir il nome Ryanair; il secondo è stato prodotto dalla assenza, o forse, inesistenza politica e istituzionale nella guerra dei mari per la continuità marittima; il terzo è appunto questo, la chiusura dell’export delle carni suine e dei prodotti derivati sebbene siano ormai passati tre anni nei quali non si registra un solo caso della malattia.
Noi sardi non facciamo soldi dai maiali come potremmo perché non esiste una politica che difenda e valorizzi il settore, anzi abbiamo una politica presuntuosa, che non dà conto delle sue scelte ma le impone, che non scrive, che non fornisce un dato, ma che lascia tutte le cose come sono e addita colpevoli inesistenti, una politica dell’abbandono che si concretizza in un danno pauroso: nonostante la Sardegna sia libera dalla peste suina, viene trattata come se fosse ancora infetta, detto meglio, amministrativamente è ancora infetta per colpa della Giunta Solinas. Questa responsabilità è tutta di una politica decerebrata, che spesso si afida a grandi ignoranze e piccole invidie.
Ma forse questa impunita e dannosa incapacità e inidoneità al governo, risulteranno simultaneamente visibili facendo un po’ di storia.
Non è un segreto, e noi lo denunciammo, che Solinas in campagna elettorale aveva censurato la campagna di abbattimenti e contestato i cosiddetti ‘incappucciati’ cioè gli addetti regionali agli abbattimenti che lavoravano a volto coperto onde evitare ritorsioni. Diciamo che Solinas strizzò l’occhio in campagna elettorale ai tifosi del pascolo brado.
Solinas vince le elezioni.
Immediatamente si trova davanti una grande occasione; l’Unità di Progetto (cioè, in altre parole, l’ufficio cui venne affidata questa specifica missione) messa su da Pigliaru nel 2014 (e con risultati importantissimi conseguiti nel 2017 e nel 2018) e il Governo italiano hanno ottenuto che la Commissione europea non proroghi il blocco delle esportazioni (e tutte le altre misure di contenimento dell’epidemia) fino al 2021 (questo il verbale della riunione), ma proceda a una visita di controllo dei funzionari europei sui risultati ottenuti in Sardegna. È un risultato importante conseguito contrastando un primo orientamento degli uffici di Bruxelles: si evita la proroga dei divieti per inerzia amministrativa e si costringe la Commissione a verificare gli importanti risultati già raggiunti. Siamo nell’aprile 2019. A giugno i tecnici europei fanno il sopralluogo preliminare all’arrivo del Commissario. L’Unità di progetto avverte la Giunta della necessità di rafforzare ulteriormente, prima della visita europea, i risultati raggiunti con misure di ulteriore controllo, inparticolare sul pascolo brado La ministra Grillo scrive a Solinas e lo avverte dell’importanza del risultato ottenuto e della rilevanza dell’imminente visita del Commissario europeo Andriutaikis. In vista della visita del Commissario europeo, l’Unità di Progetto riscrive alla Presidenza, che se ne infischia bellamente, posto che agli atti non c’è traccia di un minimo riscontro a queste sempre più allarmate missive.
Il Commissario arriva in Sardegna il 12 novembre e riparte il 13, dopo un incontro tecnico con l’Unità di Progetto, un incontro con i produttori, una visita a un regolare allevamento semibrado e l’incontro col Presidente della Regione.
La Presidenza snobba sostanzialmente la visita del Commissario, salvata per i capelli grazie ai dati incontrovertibili esibiti dall’Unità di Progetto: malattia assente e pascolo brado ormai sporadico. Da questo momento in poi occorre solo garantire controllo e monitoraggio, da un lato, ma dall’altro, soprattutto gestione politica del risultato a Bruxelles, in modo da ottenere le revoca delle misure restrittive. Occorreva, insomma, che il presidente si recasse nella sede della Commissione più e più volte, interloquisse seriamente sui risultati e ottenesse la revoca delle misure precedenti. Invece no. Ciò che non si fece allora non si fa oggi. Perché? Per arrogantissima insipienza, per pigrizia, per nullafacenza.
Nel marzo del 2020 l’Unità di Progetto ricorda al Presidente l’importanza dei risultati raggiunti, già notificati sia al Governo italiano che alla Commissione, e l’urgenza delel misure di rafforzamento: non si registrano più casi di peste suina dal settembre 2018, tutte le attività concordate durante la visita del commissario europeo del 2019 sono state attuate, occorre monitorare il brado residuo. La Sardegna ha fatto bene i compiti a casa, ed è bene tenere a mente la data che certifica questi risultati (marzo 2020), perché dopo l’Italia a due facce, cambia faccia, com sempre. Pertanto l’Unità di Progetto invita il Presidente della Regione a che ” venga richiesto alla Commissione Europea, per il tramite del competente Ministero della Salute, l’inclusione della Sardegna nella parte II dell’allegato della Decisione di esecuzione della Commissione 2014/709/UE, in cui sono elencate le aree della Unione Europea in cui la PSA è presente nei soli cinghiali. Questo consentirebbe, ovviamente sempre all’interno di un sistema di controlli e monitoraggio adeguato, una ripresa dei commerci di carni suine, salumi e sottoprodotti di origine suina da qualsiasi area della Sardegna verso la penisola e verso gli altri Stati Membri, che, dopo decenni di embargo, rappresenterebbe un evidente beneficio per tutto il comparto zootecnico in generale e suinicolo in particolare.”
Adesso inizia il solito epilogo delle vicende toccate anche di striscio dall’incapacità di govverno della Giunta Solinas.
A Settembre del 2020 la Giunta conferma l’Unità di progetto, ma non fa nulla di ciò che l’Unità di Progetto chiede che venga fatto, al punto che a ottobre del 2020 la stessa Unità, fornendo gli ultimi dati che sembrano parlare ormai di un’avvenuta eradicazione, riformula le stesse richieste avanzate in precedenza. Ma non succede nulla. O meglio, accade ciò cui siamo abituati: non si fa niente, non si decide nulla, si fanno cadere anche i successi nel vuoto, e così si consuma giornalmente la ricchezza legata alle produzioni inibite.
Il muro di gomma della Giunta sulla peste suina ottiene il suo risultato: il capo dell’Unità di Progetto a febbraio 2021 si dimette. Il centrosinistra fa un’interrogazione alla Giunta, chiedendo di spiegare il perché di queste dimissioni, ma non c’era e non c’è alcun chiarimento da dare. La lettera è chiarissima. Cosa dice? Dice che i tecnici possono far tutto fuorché ciò che deve fare la politica, cioè tradurre i successi amministrativi e sanitari in azioni, in libertà, in sviluppo, in completamenti e controlli.
E questo la Giunta Solinas non lo ha voluto fare perché non lo sa fare o perché animata da piccole invidiuzze burocratiche. Non foss’altro perché l’Unità di Progetto segnala l’improvvisa e ingiustificata (cioè priva di ogni riscontro scientifico) sfiducia della Direzione ministeriale della sanità animale, la quale improvvisamente (dal 2020) dichiara di dubitare dei dati e dell’organizzazione degli Uffici della Regione Sardegna, dichiarazioni a sentimento, del tutto gratuite, che nessuno ha contrastato pur potendo la Regione farsi forte di dati inconfutabili, fino a far sorgere il dubbio di un entente cordiale non dichiarato (perché incoffessabile) tra Roma e Cagliari, volto a dominuire la portata del successo della Giunta precedente e tenere così l’embargo sulla Sardegna.
E qui viene l’epilogo temporaneo: un attacco frontale dell’Assessorato alla Sanità che addebita alla vecchia Unità di Progetto la bocciatura in sede europea della Sardegna in ragione di una generica accusa di mancato contrasto del brado.
Qui l’assurdo è che chi ha ottenuto il risultato dell’eradicazione, cioè l’Unità di Progetto, chi ha un riconosciuto curriculum internazionale come Laddomada, chi fino al 2020 ha saputo tener testa all’UE e collaborare col Ministero della Salute a fronte di una Giunta latitante, come il capo dell’Unità di Progetto De Martini, venga oggi additato a colpevole per le proprie dimissioni provocate dal silenzio della Giunta, la quale oggi straparla e innalza il vessillo inquisitorio in nome di una subordinazione politica e burocratica che accetta il verbo europeo (pronunciato come bocciatura proprio per il mutismo regionale) per quell’atavica vocazione a fare ciò che il padrone dice che si può fare anche quando si può, in ragione delle proprie capacità e dei propri risultati, esigere molto di più e contrastare dannosissime politiche di divieto inerziale.
L’accusa all’Unità di Progetto di essere scappata di fronte alle sue responsabilità mossa dall’Assessorato è ridicola quando viene pronunciata da chi non può esibire dal 2019 in poi un solo atto di risposta e di proattività rispetto al contrasto della peste suina, ma solo silenzi e subordinazione ossequiosa ai dirigenti dell’Ue e del Ministero. È lo stesso atteggiamento che ha portato a sfasciare la continuità territoriale aerea per paura di Ryanair.
L’esito sarà analogo: la svendita della vittoria.
Faccia una cosa ben fatta il Consiglio regionale: chiami in Commissione sanità l’Assessore alla sanità e l’ex capo della Unità di progetto per procedere a un confronto trasmesso in rete, in modo che tutti possiamo ascoltare e vedere, vedere in faccia l’incompetenza generare cortine fumogene, spesso animate dai repot interni nutriti di sola invidia professionale e da inarrivabile incapacità di governo.
Noi vorremmo poter assistere a una rappresentazione registrata dell’incapcità di governo, così chi non vende i maiali, i prosciutti e le salsicce, saprebbe con chiarezza di chi è la responsabilità.
È una vergogna inaudita, si, servirebbe un incontro pubblico tra l’assessore alla sanità e l’ex capo dell’unità di progetto e poi consiglierei a tutti di leggere il libro autobiografico di Antioco Murru emblematico di quanto la peste suina e la cattiva gestione di quanto stabilito dalla giunta Pigliaru abbia recato danni irreparabili.
… faint unfrai is figaus! (ma no seu seguru chi is Sardus ndi porteus ancora, si assumancus portaus ciorbedhu, o assumancus sentidu).
Benit de pentzai: Ma custa Giunta e amministratzioni RAS (e naradhi amministratzioni, tui!…) ita est, un’amministratzioni de “incappucciati” po funtzioni cun bersàgliu contràriu? (de is chi bociant is procus malàdius).