Là dove c’era un bosco L’assessore all’agricoltura ha inviato questa lettera al Ministro per le politiche agricole.
Dopo un breve riepilogo dei fatti del 24 e 25 luglio scorsi, l’assessore scrive (correggo la punteggiatura per carità ortografica): “Si ritiene di fondamentale importanza una rivisitazione dell’art.10 della L.353/2000 laddove prevede il divieto decennale di pascolo sui soprassuoli prima boscati. In quell’area, infatti, molti terreni risultano dotati di una copertura vegetale che porta gli stessi ad essere classificati come bosco in base alla legislazione vigente ma che, tuttavia, sono anche sottoposti ad utilizzo pascolivo da parte della specie caprina e di quella bovina, con le razze rustiche locali”.
Mi chiedo chi suggerisca e scriva all’assessore cose così gravi, strampalate e male istruite. Se c’è una legge da mantenere salda è la L.353/2000.
Se laddove esisteva un bosco, si va a pascolare nei primi anni in cui rinasce, si può stare certi che dove c’era un bosco non ce ne sarà mai più un altro.
Se poi si specifica che si vogliono far entrare subito capre e vacche, che mangiano cose diverse, si sta pianificando la trasformazione di ciò che era un bosco in una brughiera.
Attualmente il bosco può essere pascolato, ma questo è un altro discorso, su cui sarebbe anche interessante tornare. Ma è assurdo e tragico che dinanzi a un bosco bruciato, la prima cosa che si fa è chiedere di consentirci il pascolo, cioè di trasformarlo in pascolo.
I pascoli e i pascoli alberati L’assessore avrebbe invece dovuto occuparsi dei terreni a pascolo e a pascolo alberato attraversati dal fuoco, perché questi sì sono danneggiati dalla legge che impedisce, coi suoi divieti, la ripresa di qualsiasi attività agro-pastorale, e quando il fuoco è sopraggiunto senza alcuna responsabilità del proprietario, è beffardo che la legge inibisca a quest’ultimo di poter riprendere la sua attività quando, in primavera, ragionevolmente il terreno ritornerà produttivo. Una certa qual deroga va chiesta per i pascoli e i pascoli alberati già esistenti e attraversati dal fuoco, non per i boschi bruciati. E bisogna farlo anche in fretta, diversamente accadrà ciò che accadde a Bonorva nel 2009 dove un incendio distrusse circa 10.000 ettari e accadde che sulla vasta area distrutta un ispettorato del Corpo Forestale applicava la legge e impediva qualsiasi attività, un altro le permetteva con le conseguenze di confusione e di tensione sociale che tutti possono immaginare.
Forestas mette una pezza peggiore del buco In questi giorni, tutto il mondo che gravita intorno all’Assessorato dell’Ambiente è stato preso da una fregola amministrativa mai vista prima, ed ecco che il 30 luglio il Commissario straordinario dell’ente Forestas (si noti il termine ‘straordinario’ unito a quel ‘commissario’ che nella Regione Sardegna dovrebbe durare un tempo limitatissimo e invece con Solinas ha acquisito prospettive temporali da ere geologiche) d’intesa con il Direttore Generale facente funzioni (si noti che in piena campagna antincendi l’assessorato dell’ambiente non ha Direttore generale titolare, l’ente Forestas è governato da un Commissario e diretto da un facente funzioni……Un capolavoro!) ha varato il Piano della performance, cioè quel piano che rende misurabile l’efficienza e consente di premiare i dipendenti efficienti e penalizzare quelli inefficienti.
Tra gli obiettivi assegnati nell’Allegato Tecnico si trova a pag.9 il 2.1.2: INTERVENTI IN EMERGENZA, SUPPORTO ALLA LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI, che ha come indicatore di risultato da conseguire al 100% lo Schieramento effettivo delle postazioni di lotta attiva ed avvistamento, rispetto a quanto riportato nel Piano Regionale Anti Incendio. Ora vien da chiedersi: ma a Forestas conoscono la lettera da noi pubblicata con cui, a giugno, l’allora Direttore Generale comunicava al Corpo Forestale di non essere in grado di indicare il personale realmente in campo nella lotta antincendi? Come si fa a indicare lo schieramento effettivo se non si è stati capaci di fornire i dati affinché il Corpo facesse i Piani Ripartimentali? Noi non conosceremo mai il Piano del Ripartimento forestale di Oristano del 2021 (che non sembra esistere), varato per garantire la protezione del Montiferru e cioé non sapremo mai: quante squadre? quanti mezzi di pronto intervento? quanto personale da mobilitare per l’attività di bonifica e quante squadre e mezzi a supporto in caso di incendio disastroso? Tutti dati che mancano e non fanno comprendere il livello effettivo di preparazione per l’attuale campagna antincendio. Ma non c’è da preoccuparsi, perché c’è chi ha le idee chiare su come si faccia prevenzione. L’Attività di prevenzione diretta contro gli incendi (si tratta dei famosi interventi di pulizia e governo delle aree boscate per eliminare -meglio limitare- il rischio di incendio) per il 2021 è prevista dall’Allegato tecnico di Forestas su circa 1800 ettari. Posso sbagliarmi, ma mi pare di ricordare che la superficie gestita direttamente da FORESTAS (tra proprietà demaniali e comunali in gestione) superi i 220.000 ettari: quindi nel 2021 verranno “protetti” meno dell’1% del totale. Un secondo capolavoro!
Consigli ai danneggiati Credo che i proprietari dei terreni e delle aziende colpite farebbero bene a organizzarsi in un comitato – guai a lasciare la ricostruzione a un rapporto esclusivo tra Giunta e Sindaci – e a coinvolgervi tutte le persone dotate di competenza che vogliano dare una mano, compresa la Coldiretti che in queste circostanze ritrova la sua anima solidaristica e dimentica il suo recente e tossico traviamento finanziario.
Serve un comitato perché il rischio altissimo è che la Giunta e il Consiglio regionale procedano come al solito, e il solito non è pertinente per l’entità degli indennizzi che questa tragedia richiede.
In primo luogo occorrerà proporre alla Regione un obiettivo che consenta di indennizzare i privati e non solo i titolari di un’impresa, perché molte campagne del Montiferru erano presidiate da privati non professionali e perché solo un obiettivo di area vasta consentirà di derogare alle soglie e alla disciplina vigente per l’indennizzo.
A mio avviso, modestissimo, questo obiettivo può essere il Ripristino del paesaggio del Montiferru, cioè un intervento che unisca la tutela del territorio e del paesaggio, la ripresa delle attività produttive, la tipicità e le politiche di destinazione turistica. Con un obiettivo così alto, non si sta più dentro un perimetro da indennizzo pro quota, ma dentro quello da ricostruzione come dopo un terremoto. Con un obiettivo siffatto si possono fare i bandi per i muretti a secco da rifare, per la regimazione degli alvei, per la pulizia dalle discariche che il fuoco ha fatto emergere, per la tutela dei terreni a rischio dilavamento ecc e contemporaneamente indennizzare chi ha perso animali, piante e case, con una visione d’insieme, di Rinascita complessiva non di parcellizzato accesso a questo o quel beneficio percentuale sul danno subito.
Senza la nascita di un Comitato, la Giunta e il Consiglio saranno bersagliati da tanti suggeritori, non tutti competenti e non tutti disinteressati, oppure da visioni derivate da burocratismo ottuso e non ci sarà speranza di rinascita.
Bisogna procedere immediatamente allo sblocco del turn over, qui nel sulcis nei cantieri non c’è più nessuno e gli organici sono ridotti all’osso, la manutenzione dei boschi con fasce ecc non avvengono da sole!!
Uno dei problemi ben evidente, non solo nell’Assessorato all’ambiente, è la provvisorieta’ di tutto quello che si fa in questa Regione. Credo ormai non sia più possibile tenere il conto dei commissariamenti, dei facenti funzioni, talvolta dei facenti funzioni dei facenti funzioni presenti in Sardegna. La competenza è un optional. Quando ci si imbatte nelle emergenze (incendi, covid) si paga il conto. Ma Solinas, il responsabile di tutto, ha un enorme capacità di non vergognarsi. Questa è la sua forza a spese di tutti. Speriamo che i Sardi non abbiano la memoria corta
Assolutamente. È così. Si devono cercare vie alternative alla pastorizia che ha impoverito paesaggi e suoli.