Ieri è andata in onda sulle Iene un’intervista, carpita per strada, al tenente della Guardia di Finanza Striano per l’accesso, ritenuto abusivo, alle banche dati della Dia. È l’inchiesta partita dalla denuncia del ministro Crosetto per un articolo pubblicato sul giornale di De Benedetti Domani, con dati riservati sulle attività professionali del ministro.
La vicenda è interessante se, come sempre, viene inserita in un contesto; a me pare che Striano non sia un venditore di informazioni, ma un investigatore serio che abbia pestato una merdaccia (così almeno io leggo anche la prudentissima audizione in Commissione antimafia del Comandante Generale della Guardia di Finanza, che si è guardato bene dallo scaricare Striano, destinatario di 4 elogi e 4 encomi semplici, di cui uno concesso dall’ex Procuratore antimafia, oggi deputato Cinquestelle, De Raho) .
Si sente la stessa puzza dell’Hotel Champagne, la celebre riunione tra Palamara e Lotti, che ieri ha registrato la conclamata assoluzione dall’accusa di “comportamento gravemente scorretto” da parte del solito CSM per un altro partecipante, Cosimo Ferri.
Dell’Hotel Champagne e dei maneggi carrieristici della magistratura italiana, rilevati da un captatore di informazioni gestito a tempo intermittente da un gruppo della polizia giudiziaria alle dirette dipendenze di un potentissimo magistrato, resta colpevole gognato (nel senso della gogna) solo Palamara. Questo è il metodo di riforma del potere che soddisfa l’antropologia sicula del Presidente della Repubblica: il potere si riforma quanto si può, mai tutto, mai quanto servirebbe.
Le Segnalazioni Operazioni Sospette che partono dalle banche sono un’enormità e il più delle volte di sospetto c’è veramente poco. Altre volte, invece, sono rivelatrici di qualcosa che non va. Venerdì scorso L’Unione Sarda ha dato la notizia, nelle pagine del Sulcis, di un’iniziativa della magistratura cagliaritana che ha portato a una serie di perquisizioni in una cinquantina di immobili tra Cagliari, Muravera, Castiadas, Iglesias e altri centri dell’isola “che la Procura di Cagliari ritiene riconducibili a” un ex capitano delle Fiamme Gialle. “Nei suoi confronti si ipotizza un’evasione fiscale e un presunto riciclaggio, ma in realtà il lavoro dei militari riguarderebbe prima di tutto il tentativo di comprendere come l’ex finanziere – che prestò servizio anche in Gallura – sia riuscito ad accumulare quell’enorme patrimonio immobiliare”.
Non si capisce se ci si trovi all’ennesima indagine aperta e non chiusa dalla magistratura del nostro capoluogo o se davvero sia iniziata una stagione di indagine secondo il metodo Falcone: seguire i soldi.
Che a Cagliari, al Palazzo di Giustizia, qualcosa sia cambiato è percepibile.
Meno arresti, più indagini.
La DIA era e resta convinta che in Sardegna ci sia un clima pre-mafioso legato al traffico di droga; la magistratura giudicante è più prudente. Riconosce l’esistenza di diverse associazioni a delinquere, ma nega che sia vigente un controllo del territorio realizzato anche con l’uso della violenza per affermarlo.
Si vedrà.
In questo quadro, sono in corso diverse indagini di cui la stampa ha dato ampia notizia sui white collar crimes, sui crimini dei colletti bianchi, che si realizzano proprio intorno alle risorse pubbliche erogate da Stato, regione e Enti locali. L’abolizione dell’abuso di ufficio (oggi se un pubblico ufficiale desse un appalto sotto soglia a un suo parente o amico stretto, difficilmente verrebbe indagato) le ha rese straordinariamente più difficili. Serve competenza, attenzione ed esattezza che spesso mancano per intero o per parti nei reparti della Polizia Giudiziaria.
Tuttavia, la puzza della collusione tra settori politici e professionali, con impalpabili protezioni poliziesche, si è sentita in tante indagini, come anche il suo contrario, l’accanimento investigativo privo di fondamento giudiziario, ma animato da motivazioni preconcette. Se adesso la magistratura inquirente sta cercando di partire dagli ambienti investigativi per svelare a ritroso le collusioni, può essere l’inizio di una nuova stagione. Sempre che la magistratura non abbia iniziato l’ennesimo romanzo incompiuto.
A Cagliari, però, si respira un’area pesantissima: che c’è chi vuole trasformare lo scontro imprenditoriale intorno all’ex area Fas (che a ricostruirne la storia ha un che di maleodorante) in uno scontro amministrativo e sempre più politico.
Ma i toni si stanno alzando; è evidente che lo si vuole per trasformare in uno scontro giudiziario, in un caso da white collar crimes. Quando queste cose accadono, significa che l’equilibrio che garantiva a tutti i potenti un po’ di ossigeno si è rotto.
Per noi ‘pezzenti’ questo è grasso che cola, perché sarebbe una delle rare circostanze in cui il sistema è costretto inevitabilmente a ritornare al diritto e a abbandonare la forza e l’egemonia. Vedremo.
LEGIBUS SOLUTUS