In inglese, come in tutte le lingue del mondo, si fa una distinzione che forse può risultare utile.
Il pubblico di una manifestazione di piazza è chiamato crowd; quello di un concerto di musica classica in un teatro storico audience.
Il rito dell’uscita del sindaco di Sassari dal palazzo comunale, momento significativo dello svolgersi della faradda dei Candelieri è un’antica sopravvivenza delle forme innocue e consentite di critica del potere. Un po’ come le parodie carnevalesche. Se il sindaco di Bosa si offendesse per ciò che gli dicono durante il carnevale, morirebbe di stizza.
Cosa è successo a Sassari per indurre il sindaco a dire: «Se è vero che la Faradda è divertimento, se è vero che la Faradda è spettacolo e poi anche devozione, non è pensabile che ci siano sei ore di ignobile gazzarra, sei ore di volgarità. Sei ore di prepotenza che tolgono alle famiglie che sono andate lì per godersi uno spettacolo meraviglioso, sentire urla, schiamazzi, volgarità e parolacce. E poi relegare la parte devozionale in ora tarda, quasi in clandestinità».
E ancora: «Non capisco il senso dei fischi a una festa religiosa». Io invece non capisco il senso della presenza del sindaco a una festa religiosa, ma questo è un mio difetto, di cui chiedo scusa.
A guardare i video pubblicati si nota che:
– il sindaco è stato accolto da uno scroscio di fischi, come quasi da tradizione. Il sindaco precedente Nicola Sanna aveva risposto ai fischi con i sorrisi e tutto era finito lì;
– sin dai primi passi si vede nei video che il sindaco Campus si ferma con alcuni, sembra reagire, sembra dire qualcosa a qualcuno. Solo dopo queste ‘interlocuzioni’ è partito il coro terribile di “buffone, buffone” che, capisco, non fa piacere a nessuno.
Il sindaco è un uomo di Destra e ha avuto una reazione da uomo di Destra, ed è questa che a me interessa.
La Destra ama la folla quando questa si fa usare, la teme quando dissente, la censura quando contesta.
La Sinistra, dal canto suo, ha una lunga tradizione di utilizzo dei peggiori sentimenti popolari per fiaccare e distruggere moralmente gli avversari.
Da sempre la folla è crowd, massa pericolosa e informe, che ama i riti collettivi perché sostanzialmente anonimi.
Sono sicuro che alcuni dei presenti hanno usato all’indirizzo del sindaco parole a dir poco sgradevoli. È capitato anche a me e fa male. Ci si sente vittime di prepotenti ignoranti. Tuttavia, nei riti della democrazia, ci sta anche quello che chi ha più potere ha spalle più larghe, più strumenti per capire, scansare, correggere.
Il problema è: come si affronta la folla?
Campus lo ha fatto a petto in fuori, da par suo.
Risultato?
La folla ha preso fuoco al grido di “Buffone” e la sensazione estetica è stata che ciò che era evidentemente il solito rito volto a togliere sacralità e supponenza al potere (e il potere genera arroganza, lo si deve sapere) si è trasformato in una condanna senza appello per larghezza di consensi e intensità della prestazione sonora.
Un consiglio: la balentia è un contegno, non un azzardo; non si può pensare di scegliere a piacimento se la massa è crowd o audience; le masse sono realtà temibili, quasi selvagge, se le si frequenta, la forza e la sua esibizione pettoruta sono pessimi biglietti da visita.
Egregio professore, non sono lettore accanito (al più “prestato” per endorsement da un amico che mi inoltra i testi) tuttavia mi corre in obbligo di riconoscenza. Raramente ho trovato parole così ben distillate e tenacemente aderenti a persona e situazione (Campus e faradda). Capace ancora una volta di fare dimenticare non “la fantasia al potere”, quanto piuttosto “la prepotenza dell’’ignoranza al potere”.
Beh, a parti dónni’àteru cunsideru e chistioni, ocannu su Sìndigu Campus depit èssi unu Campus afartau po sa chistioni de sa “faradda” de su canaloni chi bollit fai a ciumentu armau.
Però una ‘soluzione’ depit pentzai chi dha tenit: su canaloni dhu podit fai, eja, ma bellu totu “green” prantau ororu a matas giai mannas de ciumentu birdi, cun cambus, nais, arrampus, folla e frutu totu “green” (fintzas su truncu), aici (vantaggio) is matas no imbrutant su logu e su progetu podit ponni a trabballai fintzas una cambarada de artistas pintoris chi dhi fait donniunu una mata originali, folla e frutu diferenti a volontà. E salvat su “green” e su progetu!
Buongiorno Professore
Complimenti come al solito per l’uso del fioretto e della sciabola
Al Sindaco Campus forse occorre ricordare un vecchio detto che tradotto dice che “Se non vuoi essere suonato non farti campana”
Saluti
Per me la questione non sono i fischi o gli applausi al sindaco di turno, ma l’evolversi della Festha manna, che ricordo grintosa, ma diversa. Visto che come Sant’Efisio a Cagliari nacque per implorare e ringraziare di fronte allo spavento della peste credo sia necessario un ripensamento.
A Cagliari, più di 30 anni fa, curia, congregazione e municipalità hanno avuto il coraggio di rompere un pericoloso declino che, dal secondo dopoguerra, rischiava di ridurla ad un becero carnaciale e ritornò ad essere la Festa del Santo, soprattutto per chi ha il dono della fede, guadagnando rispetto e attenzione internazionali.
A Sassari questa svolta non si vede e chi, come me, ha avuto la fortuna di vivere per la prima volta la Festha manna più di 60 anni fa vede con dolore un brutto declino, che rischia di appannarla e, soprattutto, di ucciderne il senso profondo, la vitalità delle musiche e della danza rituale dei gremianti sotto i Candelieri.
30 anni fa dalle traccas sparirono le zucche piene di vino forse è ora che nella mia amata Sassari si secchi il fiume di birra del 14 agosto
Io ero nel tratto iniziale del percorso del Sindaco e della Giunta ( mancava una assessora che non ha voluto affrontare la folla…evidentemente!) . Appena il sindaco ha ricevuto i fischi e i gesti di mano ( quelli dal significato “ vai via!”) si è rivolto rabbioso verso alcuni…( c’è un filmato che lo certofica)…. A quel punto sono partiti i cori “ buffone” e poi “ fascista”…. Si, la folla ha interpretato l’atteggiamento esattamente come descrive sardegnaeliberta’ e come abbiamo pensato in tanti/e. A Zent’anni con amministratori e amministrazione della cosa pubblica migliori!!
Ormai il culto della persona prende sempre più piede ed uno dei palcoscenici preferiti dai sindaci e l’attuale classe politica sono le feste religiose. Personalmente in 13 anni da sindaco ho preso parte alla festa più importante del mio paese “Sa Festa Manna” il 15 agosto, senza mai indossare la fascia tricolore. Vedere oggi avanzare, prima del simulacro, una schiera di fasce tricolori, perché non ci si limita alla propria ma si invitano quelli dei comuni vicini o dello stesso schieramento politico nonché i politici del momento regionali e nazionali, è davvero triste, Mentre alle loro spalle il simulacro in solitudine, seguito dal popolo. Una lezione di vita che potrebbe essere semplicemente appresa guardandosi le spalle e non ostentando il petto.
Per quel che serve, possiamo ricordare che, quando era sindaco Anna Sanna, la destra aveva distribuito dei fischietti (fruscia a Q) per “aumentare” i fischi contro il sindaco.