Non è uno scherzo.
Pare proprio che il super Segretario generale della Regione Sardegna, voluto con la legge 10/2021, la legge dei superstaff, sia caduto sul campo di battaglia dei bizantinismi legislativi del serpentinese legislativo della maggioranza sardo-leghista. Il Segretario nominato avrebbe declinato la nomina. Inaudito che nella repubblica dei baroni, un marchese dismetta il titolo.
A quelli della mia generazione si insegnava, da piccoli, che per ogni piede c’è una scarpa, per ogni cavallo una sella e per ogni posteriore un piede adeguato. Erano linee educative rustiche, ma insegnavano che a voler fottere il mondo si resta fottuti.
A quanto pare il Segretario generale individuato, fatti due conti e considerate le leggi, avrebbe constatato la non convenienza ad assumere l’alto incarico cucito in principio sul suo dorso, e poi rivelatosi, appena la polvere aurea di Bisanzio si è depositata sul vile terreno delle necropoli avendracine, di almeno due taglie più piccolo.
A Solinas l’es caladu unu raiu, perché la legge crotaletta dello staff sultanesco prevedeva che le nomine per le provvidenze plurime di staff passassero per il Segretario e ora, data la dipartita amministrativa dell’arcangelo protettore, non egli può nominare nessuno, al punto che sta predisponendo un emendamento non ad hoc ma ad mentulam per modificare la legge 10/2021 e tornare a su connottu, cioè alle nomine da parte di assessori e Giunta.
Cosa c’è dietro tutto questo?
C’è la questione delle prostate d’oro, cioè dei pensionati non più giovincelli e tutti maschietti, nominati ai vertici dell’Amministrazione regionale e che percepiscono sia la pensione che gli emolumenti di carica, secondo il detto “Tuteliamo i tutelati”.
Su questo tema, piano piano, si è riproposta la gara tra il Direttore Generale dell’Assessorato del Personale e il Presidente della Regione per vedere chi è più furbo. Ecco le vicende dell’ultima gara a suspu.
Come si nomina un commissario a pagamento benché pensionato?
La Giunta dice che i commissari devono essere pagati ma delega l’Assessorato al personale alla verifica dei requisiti soggettivi dei nominati, affinché stabilisca se debbano essere pagati e quanto. Questo è un esempio di delibera. La traduzione di questa delibera è la seguente: «Io voglio Tizio come commissario che deve essere pagato, ma la responsabilità di quanto e se debba essere pagato è del Direttore generale dell’assessorato del personale».
Il cerino giunge nelle nobili mani del Direttore, il quale/la quale pensa: «E già ci vuoi tu a fregare una donna sarda di città e di lignaggio!». E dunque che cosa scrive nel contratto che fa firmare al Commissario?
Ecco un contratto. Leggete l’ultimo “Considerato” e i successivi “Viste” e “Visto”.
Il Direttore scrive nel paragrafo “Considerato” che la Giunta ha stabilito per il commissario un emolumento non superiore a quello dell’Amminstratore unico e che il Commissario ha dichiarato di non incorrere in alcuna ragione di inconferibilità e incompatibilità.
Traduzione: «La Giunta mi dice che devo pagarti. Tu mi dici che non sei né incompatibile né “inconferibile” e a me sta bene». Alla fine del giro di scaricabarile, tutti prescrivono controlli e dichiarazioni sulla carta, nessuno controlla realmente alcunché, se non le dichiarazioni, non i fatti, degli interessati.
E allora c’è da chiedersi: perché tanta schermatura formale sulle prostate d’oro?
La risposta è qui: la Corte dei Conti si pronuncia il 14 ottobre 2020 sul caso Racugno e suona una musica da requiem per ogni furbizia.
Quindi, in questi giorni non è accaduto altro che ci sia stato chi, intelligentemente, prima di mettersi in un vespaio, ha declinato gli incarichi e così facendo ha reso ancora più visibile la macchia nei pantaloni pensionati della Giunta.
A su bacculu, a su bacculu!
Siamo la regione delle banane alla guida di quattro peones
branca branca branca….leon leon leon…brancaleon ( segue musichetta con fischio incorporato )…ma con la peculiare differenza che quello era un bel film , mentre noi stiamo vivendo solo un brutto sogno…ed il sonnifero per non svegliarci , gliel’hanno dato il 59% dei votanti…a volte penso che quello che ci è capitato non sia vero , non può esser vero…non può…
Quella del Direttore Generale dell’Assessorato del Personale non è una “furbata” ma un obbligo di legge, il D.Lgs 39/2013 (disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni) e c’è in ogni contratto della pubblica amministrazione. Lo scandalo è nel resto, cioè leggi sfacciatamente ad personam dove non si controllano PRIMA le eventuali incompatibilità (tipo dilettanti allo sbaraglio)
Gratis… e solo per un anno;
Vaglielo a dire!
Che nobili uomini devono essere per donare la loro infinita saggezza all’amministrazione e al buon governo della cosa pubblica…se fosse vivo Ambrogio Lorenzetti avrebbe aggiunto commosso, un’affresco a quelli già noti.
…ma e assolutamente palese che visto il caso di Abbanoa vi saranno dei ricorsi su ogniuna delle sperate nomine, e che il gran ciambellano in pectore vedendo tempesta e grandine all’orizzonte ha detto:
“umm! mi sa che ho altro da fare, …tra poco escono le lumache, gli asparagi; la cicoria andrà pur raccolta… le more, i fichi d’india poi ….mica lascio tutto alle cornacchie…no no! oggi non posso! caro amico Solinas…a un atter’olta!” rinunziando così al pregiato ufficio.
Caro Professeur,
al peggio non c’è limite, e le cronache ci regalano ogni giorno interessanti rappresentazioni di questo sfascio da ultimi giorni di Pompei. Ciò nonostante, immagino che il nominato Segretario generale (se confermati i rumors) abbia declinato la proposta, annunciata con squilli di tromba, solo dopo la notizia della partecipazione al concorso per referendario del TAR di Solinas. Aggiungo che qualunque persona dotata di un po’ di dignità e con una reputazione da difendere non potesse più legare il proprio nome a questa scalcagnata compagine dopo una notizia così scandalosa. Di eroico insomma non vedo nulla in questo gesto più che riparatore orientato a difendersi dal fango.
Rimane un dubbio, Scano sapeva della partecipazione al concorso, oppure il candidato ha omesso questo “insignificante” particolare.
Da un personaggio pubblico di questo calibro ci aspettiamo un chiarimento.
Che dire…questo mondo non mi piace. Se tutto questo accadesse solo alla regione, si potrebbe pensare ad una rinascita perché c’ è un terreno buono. Ma non c’ è e così in proporzioni diverse siamo ovunque all’imitazione mal riuscita di uno stato democratico.
Lampu!… In itàlia (altrimenti detta “Continente”) bi tràvigat lupos, invetzes in Sardigna (altrimenti detta “regione” e “Regione”, fintzas si no ischimus candho e proite si ponet sa majúscula e candho sa minúscula, tanto… tutto fa brodo, e nadu in sardu “su chi est tip est tap”, ossia “totu est su matessi” e fintzas “su chi est trinta est baranta” fintzas ca no nos mancat sa ‘fantasia’ in custu ‘mare’ de ‘poetas’)… Iscusade, totus sas paréntesi tiant essire longas longas: fia nendhe chi in Sardigna che at solu grodhes, margianis, matzones, lioris e in cantu a trassas… chi più ne ha più ne metta! Epuru… agatamus totugantos (ispero própriu chi nono, ma timo meda) chi de s’Itàlia depimus imparare a fàghere sos furbos, sas trassas, fossis ca amus fatu zuramentu de assemizare a s’Itàlia, ca est civile (si no est a nàrrere ca nos ant iscazadu in totu sos inceneritori de donzi mannària, marca e colore)! Est comente a chèrrere comporare de importatzione abba de mare tenindhe su mare totu a inghíriu (si nondhe semus abbizados!) O fossis amus imparadu solu chi la volpe perde il pelo ma non il vizio ca a pèrdere carchi cosa est sempre una pérdida e menzus pilosos/impilidos/piludos, e fissiosos za bastat goi.