Alla fine ce l’ha fatta. Prodi ha chiesto scusa.
Il problema di questi giorni va, però, diviso in due.
Da una parte c’è l’incapacità di ammettere un gesto grave e sbagliato.
Dall’altra c’è la difesa d’ufficio o il silenzio di un certo mondo progressista.
Personalmente ho letto la tiratina di capelli di Prodi come il comportamento di un uomo che, per l’età, ha allentato il suo autocontrollo. Può succedere, e se è indicativo di qualcosa lo è di un atteggiamento ben definito oggi da Lucetta Scaraffia come “retrivo paternalismo”. Cerchiamo di capirne il movente.
Io non credo che Prodi conosca a memoria il manifesto di Ventotene e che lo abbia immediatamente riconosciuto nelle parole lette dalla giornalista, al punto che si è irritato, immaginando che gliele si stessero attribuendo, e le ha detto di non averle mai pronunciate. È in quel momento che la giornalista ha svelato la fonte e Prodi, sentitosi preso in castagna, le ha tirato i capelli: il primo della classe, colto in una ‘mancanza’ (non aver riconosciuto la fonte) si è inviperito. Dietro c’è dunque l’abitudinaccia dei professori universitari di offrirsi come coloro che tutto sanno, che tutto hanno letto, che su tutto possono insegnare e l’indisponibilità a riconoscersi ignoranti sul passo specifico.
Non è così.
Il professore universitario di oggi, e tra questi anche Prodi, è sempre più uno specialista e sempre meno un uomo di cultura. Ciò nonostante, nessun accademico ammetterà mai gli sfondoni che contrappuntano la carriera di tutti (me compreso).
È uno specialista (talvolta ottuso) non per colpa sua, ma perché così lo vuole un’accademia americanizzata, che premia chi sa fare i progetti per portare soldi e non chi sa pensare, insegnare, scoprire e educare.
Prodi ha avuto un gesto non controllato di stizza, perché è abituato a essere considerato il primo, il migliore, anche quando non lo è.
Diciamo, conclusivamente su di lui, che ora anche il grande pubblico conosce il tratto autoritario e narcisista del suo carattere che prima pochi conoscevano.
Poi c’è il coretto di Sinistra, i negazionisti, i giustificazionisti, i ponziopilatisti, i paraculisti ecc. ecc.
Ci sono state persone processate sulla pubblica piazza per aver sbagliato un morfema grammaticale, la terminazione di una parola; altre per aver sbagliato un aggettivo; altre per aver osato poggiare una mano su un avambraccio per richiamare l’attenzione dell’interlocutrice.
La gestualità e il linguaggio con le donne sono cambiati, bisogna esserne consapevoli. Prima una carezza sulla testa fata da un professore a un’allieva poteva essere considerato un gesto paternalista, oggi viene letto come un approccio sessuale. Sarà anche sbagliato sessualizzare tutto, e infatti non si sa più come corteggiarsi tra uomini e donne, non si conoscono più i gesti di avvicinamento e quelli intermedi, è come se, in ogni incontro, la riduzione delle distanze debba essere negoziata da un notaio, ma a me che vengo da distanze siderali rispetto alle nuove generazioni, non sarebbe mai passato per la testa, né ieri e tanto meno oggi, di tirare i capelli, anche leggermente, né a una bambina né a una donna.
Per queste ragioni il gesto richiedeva scuse immediate e nessuna difesa.
Invece, poiché Prodi è il patriarca della Sinistra cattolica, ma direi che lo è per scomparsa dei migliori che, quando erano ancora in vita, lo rendevano un personaggio di quarta/quinta fila, questa Sinistra che si vuole rappresentare come correttissima, immune da pulsioni lobbistiche e/o sessuali, trappista ma capitalista, sessualmente attiva ma con contrizione, conventuale ma finanziaria, deve salvare il soldato Prodi per difendere i suoi comportamenti storici e sociali.
È questa sinistra cattolica ad essere abbacinata dal potere come dal peccato e che usa nascondere questa passione col cilicio delle mani giunte, del linguaggio impeccabile, del paternalismo sociale.
Con l’età le finzioni si sgretolano e alla fine si tirano i capelli. Lo sappiano i novizi, tutti finanziariamente sistemati, della Sinistra trappista di Wall Street.
@M
Ritorniamo al punto. Non si dice niente sul fatto che sono state alzate le mani su una donna, ma si disquisisce sulla presunta incompetenza della ragazza. Quanto a incompetenza credo che il Sig. Prodi non scherzi (IRI è stato un disastro…a dir poco). Ma ripeto il grave è che si danno giudizi su chi ha subito e questo è grave. Se anche la giornalista fosse stata la più ignorante del .mondo nessuno e dico nessuno ha il diritto di usarle violenza. E invece no. Vabbè. Legittimiamo tutto. Di una certa parte.
Prodi è stato un pirla… ma tutti sti destroidi con la voglia di sputtanamento vendicativo ( non vedevano davvero l’ora, che teneri), chissà se si ricordano di un La Russa che prese a calci Formigli…
@ Enrico e altri. Non sono di sinistra. Non sono di destra. Guardo lo spettacolo degradante della vita politica e culturale nel mondo.
Guardo a tutto, non solo a quel che mi si fa vedere. La Meloni ha portato all’ attenzione il manifesto nel punto in cui parla di proprietà privata. L’argomento è stato scelto perché niente terrorizza i ricchi e ricchissimi che cedere 1 millesimo della loro ricchezza. Se possono la incrementano con le stesse ragioni di Trump: ne hanno bisogno. Si chiama furto, arroganza, guerra. Ecco ciò di cui preoccuparsi.
Prodi ha reagito male ad una provocazione. Se diciamo che lui non è degno ecc. dobbiamo per un attimo volgere lo sguardo oltre di lui, perché non era solo. Soffermarci sulla giovane vessata e scoprire l’incompetenza. Io ho visto questo, altri lo strumento di chi l’aveva mandata a fare una domanda citazione non sua. Succede in certe testate. Succede nella vita di tutti. L’ imbarbarimento è il tema. Abbiamo appena visto un esempio di pessimo giornalismo di una pessima testata.
“un’accademia americanizzata, che premia chi sa fare i progetti per portare soldi e non chi sa pensare, insegnare, scoprire e educare”
Mi creda, Professore, non solo l’Accademia. La Scuola italiana ne è infarcita, in tutti i suoi gangli. E infatti si vedono i risultati: dal suo privilegiato punto di vista, ci dica, ha notato differenze negli ultimi – diciamo – 10 anni in merito alla preparazione di base delle matricole che arrivano all’Accademia? Scommetto di sì. E se prova a chiedersi il perché…
e… questo sarebbe il prossimo Presidente della Repubblica?…..
@M
A maggior ragione se la giornalista è una bimbetta balbettante ( per me non lo è) non si devono alzare le mani. Perche di questo si è trattato. Si sono alzate le mani su una donna.
Invece no . La colpevole è la bimbetta.
Che tristezza di ragionamento che sottende ad una pseudo superiorità che legittima qualsiasi cosa. Come quando si dice che è giusto picchiare i fascisti. Mamma mia
Egregio, la politica italiana, superstite di quella finta rivoluzione (cit. Craxi) che fu la cd tangentopoli, si è ritrovata in eredità soggetti quali Prodi e Casini (entrambi vicini ad essere eletti Capo dello Stato, brrrrrrr..) mentre l’imprenditoria (!!!) per lo stesso setaccio usato nel 1992 si è dovuta far carico di gente come Carlo de Benedetti e gli Agnelli-Elkhan di cui solo oggi si inizia a comprendere il significato del principio del “nazionalizzare le perdite e privatizzare i profitti”. Non mi dilungo sul periodo storico di quell’infame setaccio di parte (di cui è figlia l’attuale tracimazione delle toghe a seguito del tacito scambio tra chi il potere lo voleva assumere – le toghe – e chi non voleva perderlo – il PCI -tanto da ardire di svuotare, impuniti, svariati armadi sigillati dalla AG). Se tanta classe politica della 1a repubblica era compromessa bisogna, tuttavia, riconoscere il valore di molti autorevoli esponenti di allora. Perché questa lunga premessa? Perché il soggetto in argomento, Prodi, era minutaglia allora figuriamoci oggi che l’età fa il suo decorso. Ciò che atterrisce è che la ulteriore pluridecennale involuzione del pensiero politico oggi ci regala mezze calzette e -oni in ruoli di segretari di partito, ministri, presidenti di regioni financo a sindaci. Mala tempora currunt. Saluti.
Signor M ” poi la destra la sta facendo lunga su questa questione” a parti invertite avrebbe detto la stessa cosa, la giornalista ha fatto una domanda che forse non si aspettava e non mi sembra che balbetti
Assolutamente d’accordo con il contenuto dell’articolo.
Ha sbagliato, che sia processato, ma resta il valore di unico tentativo di argine a Berlusconi e ultimo governo decente, con bersani, bassanini, ecc., gli ultimi tentativi di riforme, dopo solo populismo da parte di tutti
Condivido: i professori non ammettono di non sapere. Però ho avuto pena di questo uomo vecchio davanti ad una bambina balbettante mandata a fare una domanda citazione. Non è detto che tutti sappiano a memoria tutto..
E poi la destra la sta facendo lunga su questa questione. Oggi la cosa andrebbe riproposta: è morale accumulare ricchezza sottraendola a chi è in povertà estrema e lottare per accumulare ancora di più? Ed ancora: quando Prodi parla su ciò che sa dice cose intelligenti. Impressionante in un mondo di politici senza alcuna competenza.
Che miseria tutto questo accanimento! Io ho guardato ciò che non mi volevano far vedere: una balbettante giornalista non capace di formulare. una domanda comprensibile. E lei almeno questo doveva saperlo fare. Mentre Prodi può non conoscere una frase tratta dal manifesto di Ventotene, la giornalista ha il dovere di formulare una domanda non equivocabile. Proprio perché non è un professore che fa domande tranello.
La verità è che Romano Prodi, al di là della rappresentazione agiografica che da anni ne fa la sinistra dei Parioli, non è mai stato un mite. Probabilmente in vita gli è capitato di esser mite, o meglio pavido, una sola volta. Fu nel 93, in piena “Mani Pulite”, allorché, Presidente dell’IRI, dopo un feroce interrogatorio di due ore farciti dai suoi “non so, non ricordo”, uno spietatissimo Di Pietro lo congedò in modo alquanto sbrigativo; con l’invito a ripresentarsi due giorni dopo, possibilmente con una memoria più solida. In caso contrario, avrebbe trovato lui tempo e luogo per fargliela tornare.
Le cronache dell’epoca raccontano, poi, di un Prodi visibilmente terrorizzato recarsi da Scalfaro, sollecitandone intervento e protezione. Il suo grido d’aiuto peraltro non cadde nel vuoto perche quella fu una delle pochissime volte in cui Scalfaro, pubblicamente, levò la sua voce contro certi metodi scanditi dal “tintinnar di manette”. Fu un intervento utile perché il successivo incontro col feroce PM riprese due giorni dopo in un clima decisamente più morbido.
Da allora, secondo l’opinione di quanti ben lo conoscono, non si ha più notizia della “proverbiale” mitezza prodiana. La sua tiratina di capelli all’”impertinente” giornalista, non ha nulla a che vedere con la burbera bonomia del vecchio professore. E’ piuttosto espressione di un antico suo modo di trattare tutti coloro che non si prostrano ai suoi piedi e, per dirla con Guccini, non lo adorano abbastanza
Prodi è il classico esempio di una sinistra fallimentare in tutto quello che fa e pensa.
Il tentativo del prof. Maninchedda di inquadrare il gesto di Prodi come un cedimento dell’autocontrollo dovuto all’età, come se si trattasse di un impulso intestinale improvviso e difficile da bloccare, è sicuramente lodevole sotto il profilo della misericordia umana.
Dello stesso tenore è il caritatevole sforzo di contestualizzare l’accaduto col diverso rapporto tra uomini e donne in questa epoca beghina.
Suscita già meno misericordia considerare la reazione alla domanda come l’espressione di una spocchia professorale derivante dal suo rango universitario baronale.
Ma è chiaro anche ai ciechi che non si tratta di questo.
Il gesto di Prodi fa pendant con il ridicolo editoriale di Massimo “Emilio Fede” Giannini per difenderlo, e col silenzio assordante degli elettori e simpatizzanti della pseudo-sinistra.
L’uno e gli altri si sentono espressione dello schieramento dei “giusti”, e per questo sono totalmente avversi a qualunque forma di dissenso e paladini del (loro) pensiero unico.
Ancor più fa ribrezzo il silenzio delle elettrici e simpatizzanti della pseudo-sinistra, quelle che vedono patriarcato (parola ampiamente abusata senza conoscerne il significato) in ogni dove, salvo in quelle situazioni – come questa – che le costringerebbero a mettere in discussione criticamente i loro totem e i loro eroi.
Siamo alla totale infantilizzazione della partecipazione politica della molto presunta sinistra (minuscolo obbligatorio), ridotta a sguaiato tifo da stadio quando si tratta di attaccare gli avversari, e ad asservimento ovino quando si tratta di difendere i propri rappresentanti (che in realtà rappresentano solo sé stessi, le proprie carriere e le proprie posizioni di potere).
Per inciso, Prodi non si è scusato. È stato sputtanato da un video di cui ignorava l’esistenza, trovandosi in una situazione in cui non poteva non prendere le distanze dal suo comportamento arrogante, sprezzante e violento.
Speriamo che con questo episodio abbia termine finalmente l’insopportabile beatificazione ultratrentennale di questo insulso mestierante di sottogoverno della cosiddetta prima Repubblica, che solo l’insipienza di chi lo circondava – per non parlare della lobotomia di chi lo votava con lo stesso senso critico di un gregge che segue un pastore – gli ha permesso di ergersi a statista (fa orrore soltanto a scriverlo).
Non ha chiesto scusa!
non ho trovato le fonti con le parole sue “certificate” ma da ciò che he letto prima si è negato, poi ha detto che era un gesto affettuoso (avendo visto il video della pregevole risposta alla domanda della giornalista di affetto non ne ho visto nemmeno un granellino), poi infine costretto dall’ evidenza ha detto che ha fatto uno sbaglio.
A casa mia le scuse si dovevano formulare così:
“ho fatto uno sbaglio e chiedo scusa alla giornalista per i toni e il gesto sgradevole da me usato”
Semplice semplice.
Invece il nostro eroe si è scusato in astratto; ma la giornalista di rete 4 non è una entità variabile, una classe di oggetti, una funzione Y, ma persona con nome cognome e una sua individualità.
Immaginate se fosse stato Salvini a fare una cosa simile, tutta la sinistra all’ unisono avrebbe scatenato l’ inferno. Invece per Prodi si monta il cordone di tutela da regime comunista, dissimulare, negare, minimizzare, celare.
Il solito doppiopesismo del sinistroidi italiani: se la marachella è compiuta da uno di loro e più perdonabile, se i genocidi per le dittature sono di origine comunista non contano, Che Guevara che sterminava, civili, donne e bambini e omosessuali merita addirittura di essere rappresentato in una maglietta che sono in Italia viene indossata, a Cuba non se lo caga nessuno.
Parlare ancora del Prof. Prodi Romano è tempo sprecato. Alla sua età, sarebbe più salutare dedicarsi al tresette piuttosto che aggrapparsi ai capelli di una giornalista. A proposito, ecco cosa diceva LA GIORNALISTA Oriana Fallaci a proposito del Prof..
«Signor Presidente della Commissione Europea – scrive la Fallaci, so che in Italia la chiamano Mortadella. E di ciò mi dolgo per la mortadella, che è uno squisito e nobile insaccato di cui andar fieri, non certo per lei che in me suscita disistima fin dal 1978».
«Ossia dall’anno in cui partecipò a quella seduta spiritica per chiedere alle anime del Purgatorio dove i brigatisti nascondessero il rapito Aldo Moro. Non mi parve serio, Monsieur Meglio: non mi parve rispettoso, pietoso, umano, nei riguardi di Moro che stava per essere ucciso. E supplicai il Padreterno di tenerLa lontana dalla politica. Peccato che al solito il Padreterno non m’abbia ascoltato, che in politica lei ci si sia buttato senza pudore».
«E da allora quella disistima s’è approfondita nonché arricchita d’una antipatia quasi epidermica. Il solo udire la sua voce manierosa e melliflua m’innervosisce, il solo guardare la sua facciona guanciuta e falsamente benigna mi rattrista, Monsieur. Mi rammenta la Comèdie Italienne o Commedia dell’Arte, Pulcinella e Brighella, Arlecchino e Tartaglia».
«La Comèdie Italienne non mi ha mai divertito, Monsieur. Infatti grazie a lei ho riso due volte e basta. Quando al suo agglomerato politico dette l’acconcio nome e l’acconcia immagine d’un Asino, e quando D’Alema La rimpiazzò a Palazzo Chigi. Il guaio è che per spodestarLa, dovette rifilarla all’Unione Europea, ove ci ha fatto fare non poche figuracce, Monsieur».
«Pensi a quella che fece con l’Eurobarometro nell’ottobre del 2003, cioè quando promosse tra i cittadini dell’Ue il sondaggio sulla legittimità-della-guerra-in-Iraq. Sondaggio con cui si chiedeva, fra l’altro, quale fosse il Paese che minacciava di più la pace nel mondo e a cui risposero 7515 persone. Però lei lo rese noto come se si fosse trattato d’un referendum plebiscitario, e in anteprima dette la risposta da cui risultava che secondo il 59 per cento degli europei il paese che più minacciava la pace nel mondo era Israele».
«Oppure pensi a quella che commise, in completo dispregio per il suo incarico, inviando ai dirigenti dell’Ulivo le sessanta pagine in cui si offriva come loro leader».
«Le sue figuracce sono le nostre figuracce, Monsieur. Figuracce dell’Italia. E io soffrii tanto a leggere i tre aggettivi che Hans-Gert Poettering, il capo del Ppe, aveva scelto per condannare il suo secondo exploit: Scorretto, Inaccettabile, Irresponsabile».
«Soffrii in egual misura a leggere l’editoriale che sul Times di Londra si concludeva con le tremende parole: Mister Prodi ha rinunciato al diritto morale di guidare la Commissione Europea e ai popoli d’Europa renderebbe un miglior servigio se tornasse nel calderone della politica italiana. Non ci mancava che lei, Monsieur».
«Voglio dire oltre a Pulcinella e Brighella, Arlecchino e Tartaglia, non ci mancava che Mortadella. Santo Cielo, non le bastavano gli immeritati fasti di Bruxelles? Dove ogni mese lei riceve cinquanta milioni di vecchie lire italiane! E, perbacco!, sono tante! Così tante che mi chiedo come facciano gli italiani, anzi gli europei, a non rinfacciargliele».
Ho una mia opinione ben precisa sul signor Prodi da quando lessi il libro “Corruzione ad alta velocità”, scritto a tre mani da Sandro Provvisionato, Giuseppe Pisauro e Ferdinando Imposimato, che a suo tempo scomparve velocemente dalle librerie, probabilmente per via di rastrellamenti. Chi traffica o ha trafficato nell’ambiente giudiziario cagliaritano avrà poi conosciuto la dottoressa Giuseppa Geremia, per un certo tempo sostituta procuratrice generale, e avrà potuto scambiare quattro chiacchiere su ciò che le accadde da PM a Roma quando ebbe a indagare su Prodi.
Dodici anni fa, alla prima scadenza di mandato di Napolitano, c’era una grossa pressione per eleggere costui alla Presidenza della Repubblica. Siano ringraziati per l’eternità i famosi 101 franchi tiratori, che all’epoca tanto sdegno ispirarono a una giovincella Elly Schlein, allora tirapiedi di Pippo Civati che, per fortuna, nessuno ricorda.
Spero lei si ricordi bene di quando Mancuso potè stroncare la carriera politica di Prodi Romano, ma non lo fece. Omise di dire in diretta tv, davanti a milioni di italiani, del Prodi piangente che andò da Scalfaro a domandar protezione e immunità durante tangentopoli. Ebbe, cristianamente, pietà di lui che affermava davanti ai telespettatori di non aver mai agito contro l’azione della magistratura. Lo difese Bianco (Gerardo) non sapendo quel fatto di cui Mancuso era però testimone, e che l’ex guardasigilli, per carità, non raccontò davanti agli schermi.
Prodi è sempre quello della seduta spiritica, della svendita SME, dell’Alfa Romeo, e della distruzione del patrimonio dell’IRI.
Ah, dite a Giannini che i sicari erano di sinistra.
Buongiorno se al posto di Prodi c’era La Russa la sinistra scendeva in Piazza addirittura il giornalista Giannini ha dato del ” sicario” alla giornalista
Egr. professore, trovo il gesto poco gentile e di poca galanteria. Il professore sicuramente avrebbe potuto chiedere subito scusa, senza se e senza ma. Ciò che più infastidisce sono i suoi sostenitori, che giustamente devono prendere le difese, ma in gesti come questi si deve anche essere obbiettivi e sinceri. Stessa simile storia del senatore Fassino… Chi vuol fare politica non è immune, non è intoccabile e quando sbaglia deve avere il coraggio di ammettere le proprie colpe.