Ha iniziato Genny Sangiuliano, il ministro della Cultura della Repubblica Italiana, il quale ha affermato: «Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri: la destra ha cultura, deve solo affermarla». Ovviamente, Sangiuliano sapeva benissimo di dire un’immane fesseria, ma l’ha detta ugualmente pur di far parlare di sé, sapendo che non conta il vero, ma solo ciò che può sembrarlo.
Ciò che è irritante è che se uno studente universitario risponde malamente a una domanda durante un esame, ridà l’esame, invece un ministro della Repubblica può sparare bestialità e sempre più bestialmente rimanere al suo posto. E questa sarebbe la Destra del Ministero al Merito? Quale merito?
C’è poi una componente sacrilega nelle parole del ministro. Dante, prima di essere un grandissimo poeta e un supremo intellettuale, è stato un uomo, uno con la schiena dritta che ha pagato duramente per le sue posizioni politiche e culturali. Ha pagato prezzi affettivi altissimi. Ha patito l’umiliazione dell’elemosina mascherata da magnanimità. Ha perso amici (uno dei dolori più grandi, dopo quello dei figli premorti, che si possa vivere). Ha visto poco, in alcuni casi, pochissimo, i figli. Per parlare di Dante certuni devono obbligatoriamente fare gorgheggi con amuchina, soprattutto quelli che nella vita fanno i posizionisti, cioè si specializzano per stare sempre dentro la parte galleggiante o vincente, senza alcuna convinzione ma con molta e impudente scaltrezza.
Il Dante politico è tutto in pochi versi:
Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.
E quel che più ti graverà le spalle,
sarà la compagnia malvagia e scempia
con la qual tu cadrai in questa valle;
che tutta ingrata, tutta matta ed empia
si farà contr’a te; ma, poco appresso,
ella, non tu, n’avrà rossa la tempia.
Di sua bestialitate il suo processo
farà la prova; sì ch’a te fia bello
averti fatta parte per te stesso.
Sangiuliano non sa manco di striscio cosa sia il dolore di far parte per se stessi.
Lui e tutti i branchisti della terra, considerano coloro che in buona fede stanno dalla parte del vero e non del conveniente come dei folli e, se possono, li calunniano perché li invidiano (potrei fare esempi recenti e recentissimi). È sempre accaduto: il branco e il testimone, il branco e l’outsider, il branco e la verità. Il branco oggi è al potere, come spesso è accaduto, ma ciò non ci impedisce di stare dall’altra parte, quella opposta ai branchisti, anche da semplici tifosi.
Meloni e Garibaldi Dopo il ministro, ci si è messa pure lei, il premier, a sparare citazioni a pera, attingendo dalla tradizione garibaldina. Secondo Giuseppe Cesare Abba, uno dei Mille che poi divenne amico di Carducci, Garibaldi, nella sanguinosissima battaglia di Calatafimi, cui Abba partecipò, disse a Nino Bixio: «Qui o si fa l’Italia o si muore». La Meloni ha ripetuto la frase in una kermesse di partito.
La Destra ha sempre avuto una spiccata sensibilità per le frasi fatte, gli slogan, gli aforismi. Li studia e li studiava nelle scuole di partito del Movimento Sociale Italiano, li divulgava nei pamphlet della stampa alternativa e clandestina, memore e nostalgica di quando Mussolini li faceva dipingere o scolpire sulle facciate di edifici pubblici e privati, a monito e sprone dei sudditi. C’è da chiedersi quali altre frasi ad effetto userà il premier per coprire le vergognette: «Vivere non sopravvivere? Era meglio morire da piccoli? Meglio essere sani che malati? Meglio un giorno da leone che mille da pecora? Una cazzata al giorno toglie il medico di torno?».
Usare una frase così drammatica in una convention, subito dopo una ridicola settimana di annunci e retromarce (sulla benzina, sui Pos, sui rave party, sul Mes, sul contante, sulle accise ecc. ecc.) è come impadronirsi della dignità altrui (di Garibaldi) dopo aver perduto la propria.
Richiamare a unità un popolo dopo che lo si è scientemente diviso per un pugno di voti, dopo che si è cresciuti lisciando il pelo di ogni fandonia (dai vaccini alle accise), dopo che ci si è accreditati presso la destra universale di Bannon, si è flirtato con Trump ecc. ecc., fa senso, stimola a correre a lavarsi le mani.
A Destra è radicato un doppio binario insopportabile: una strategia per la conquista del potere (ogni mezzo è lecito, in particolare quello di agitare le masse, strumento ben condiviso con Conte) e un’altra, improvvisamente signorile, improvvisamente etica, improvvisamente solidaristica, per governare il Paese. La retorica aiuta a cambiare pelle. Lo sanno bene gli avventurieri della cultura, quelli che campano di polemiche, di feroci distruzioni degli avversari e di ignoranza mascherata di sapere che al primo graffio di chi legge davvero mostra la sua vera natura, ma lo sanno meglio i destrorsi d’Italia, convinti che basti un giro di parole per fottere il mondo.
Non è così.
C’è ancora chi sa tirare giù le maschere e mostrare il vero volto, spesso tanto ignorante quanto prepotente, dei potenti. Garibaldi citato dalla Meloni è come Gesù citato da Pilato. Non funziona e fa ribrezzo.
Garibaldi, certo, che nel fare l’Italia ne distrusse i 2/3 (isole comprese)
Proprio da citare.
Ad ogni “Napoleone” serve un “Clarinetto”.
Impeccabile .
Questo è un pezzo da divulgare su tutti i social. La migliore istantanea che possa rappresentare lo stato dell’arte della politica della destra che sta al governo. Complimenti ancora prof.
Egregio Professore
La maiuscola è d’obbligo per tanti motivi. Oltre ai tanti che si potrebbero citare non posso trascurare la costanza, la puntualità e pertinenza degli interventi.
Spontaneamente, giusto per stare in tema con le frasi fatte, viene da affermare “è difficile cantare dopo Pavarotti”.
Meno comprensiva appare la citazione di Conte. Visto che ci siamo, un gocciolino di fango sui 5S ci sta sempre.
Sempre con citazione: che c’azzecca Conte?
Molto cordialmente.
Ignazio
Carissimo professore, seguo con molto interesse i suoi articoli e li condivido pienamente soprattutto quelli che riguardano i nostri governanti e la nostra condizione sardi, maltrattati perché onesti e non allineati. Come si può stare dalla parte di chi ha il potere e gestisce il bene comune per il proprio tornaconto, eliminando i liberi pensatori e soprattutto quelli che della deontologia, della morale, della correttezza, della trasparenza, dell’anticorruzione ne fanno un modus viventi e operandi? Sono una vittima di questo sistema malato, mi auguro che i mercanti vengano cacciati dal tempio grazie per l”attenzione
Vero.