L’informazione sarda, da quella stampata a quella televisiva, ha una caratteristica ormai consolidata: non dice niente di nuovo e ripete l’impostazione che danno i tg e i grandi network italiani. L’effetto è che sembra di leggere e guardare sempre il riepilogo del giorno prima fatto con le idee degli altri.
Ci sarebbe tanto da fare. Lo farà chi potrà e avrà le energie per farlo.
Nel frattempo possiamo però porre questioni magari un po’ più serie e non ripetitive.
Il tema di chi fa il prezzo e dà il valore alle merci (in altra occasione parleremo del lavoro) è un tema decisivo nel mondo.
Il 14 febbraio a Valencia, in Spagna, sono state distribuite gratuitamente dall’Associazione valenzana degli Agricoltori 4 tonnellate di arance per protestare contro “lo squilibrio tra i prezzi che riceve il produttore e quelli che il consumatore paga”. Lunedì 25 febbraio circa 7000 persone si sono riversate al porto per protestare contro le importazioni di arance dall’Egitto. La Spagna non è un soggetto qualunque: gran parte della frutta consumata in Sardegna viene da lì prima che dai campi sardi.
Poi è passata in secondo piano una notizia, gravissima, e cioè l’ennesimo espianto di agrumeti in Puglia: giacché un chilo di clementine vale 50 centesimi, meglio tagliare gli alberi, vendere il legname, lasciare i campi incolti e aspettare tempi migliori.
Organi di informazione seri e non sotto inconsapevole dettatura dovrebbero provare a dare questa risposta: chi fa il prezzo delle merci? Come si forma il prezzo delle merci del primario in Sardegna? È determinato dal mercato e nessuno può regolare il mercato perché il mercato è globale, cioè sfugge a ogni potere? Il prezzo del latte, urgentissimo in campagna elettorale e adesso affidato a un prefetto, è determinato da regolazioni nella disponibilità dei poteri di un prefetto o da altri poteri? Il mondo non si allarga e si restringe a piacimento di chi lo guarda; il mondo è enorme e va saputo interpretare e non si vuole soccombere.