Il dato rilevante delle primarie italiane del Pd è che il partito si è spostato a sinistra, ma bisogna intendersi verso quale sinistra.
È presto per dirlo e la Schlein è troppo giovane sullo scenario nazionale per poter disporre di un suo profilo consolidato, tuttavia, ad oggi, la sua pare essere una sinistra di posizione piuttosto che una sinistra politica.
È vero che con lei ha vinto tutto l’ex Pci sostenuto da un contributo accessorio di un mondo cattolico con idee culturali non sempre molto chiare e intuito del potere nettissimo (la mia diffidenza è prodotta dall’ex ministro Franceschini, il grande artefice del disastro Mont’e Prama che non consiste nelle nomine dei membri della Fondazione – pur molto discutibili – ma nel disastro archeologico dell’area), ma ascoltando ciò che ha detto durante la campagna elettorale, sembra più essere una sinistra di momento e di interdizione dell’avversario, che una sinistra politica, di visione e di impegno sociale sui temi della produzione e distribuzione della ricchezza, sul ripulimento dello Stato dalla partitocrazia, sui confini di sostenibilità della globalizzazione e dell’applicazione dell’intelligenza artificiale alla produzione, sul rapporto tra diritti e finanza pubblica, tra finanza internazionale e libertà individuale.
L’unico contenuto chiaro è sulle politiche di genere.
Ha infine vinto l’idea dell’alleanza organica con i Cinquestelle e questo sarà il dato che emergerà con maggiore nettezza nell’attività di opposizione e che metterà a rischio la tenuta del partito. Un conto è infatti allearsi su un programma, mantenendo distinte e competitive le identità, un altro è cedere di fatto la leadership dell’opposizione pur di conquistare il governo.
Mi pare dunque che si sia formato uno spazio politico vuoto: quello del riformismo laico, federalista, socialista; quello meno suggestionato dalla sinistra americana (sempre più settaria come controparte del trumpismo), quello più europeo, quello più euromediterraneo che continentalista, quello che sa che lo stato unitario italiano uscito dalla resistenza è fragilissimo e, per molto aspetti, molto ingiusto, e deve evolversi – se non vuol perdere definitivamente il Sud e le Isole – verso il riconoscimento di più sovranità all’interno di uno stesso ordinamento federale.
La sinistra con valori tradizionali e politiche sociali riformiste, la sinistra azionista, la sinistra che si riconosce nel canone educativo europeo (pur con tutte le sue differenze) che è un mix di tradizione e innovazione, mi pare essere senza leadership, con un grande buco organizzativo e culturale al Sud.
Una Sinistra che in Sardegna ha voglia di distinguersi; una sinistra che non ha paura della questione morale, che sa quanto essa riguardi anche i parenti stretti e non solo la Destra di Solinas, che è tentata dallo scatenarla perché non sopporta più il trasversalismo tra maggioranza e opposizione fondato sulla privatizzazione dei soldi pubblici.
I vuoti in politica non esistono.
Nei prossimi giorni vedremo che accadrà.
@franco
Confondere le analisi con gli auspici non aiuta :))
@renato orrù
figuriamoci le sedute spiritiche :))))
…a caldo … Giorgio Oppi ( UDC + Amighixeddus Vari ) avrebbe fatto votare per la Elly . Questa volta però, diversamente dal 2007, per destrutturare definitivamente il PD sardo. Che il Terzo Polo comunque serve alle prossime elezioni Sarde.
Si Professore, il PD si è spostato: sottoterra però.
Se mai si sentiva il peso del partito radical chic adesso abbiamo il partito “liquido”, ovvero incapace di assumere una posizione in nome del melting pot e dell’inclusione a tutti costi.
Penso che come Sardi prima scappiamo da questo sistema politico (dx+sn) e prima potremo provare a costruire qualcosa di identitario.
Vorrei una cosa prima di tutto se questo si riuscirà a farlo e penso che Lei abbia più di tutti la capacità di capirlo: riprendiamoci la Lingua fin dalla prima elementare; su questo si inizia a costruire.
Grazie
Caro Professore, stimo la tua intelligenza e capacità di analisi politica ma sostenere che Schlein ha vinto per i voti di ex pci e di Franceschini mi sembra francamente riduttivo. Credo invece che la proposta Shlein abbia avuto la forza della speranza che (come sostiene Papa Francesco) delle virtù teologali è la più umile perché nascosta. La vittoria di Schlein ha sorpreso molti, in primis gli “addetti ai lavori” che invece hanno scommesso sulla melassa melassa appiccicosa di Bonaccini, autoreferenziale, garantista per gli eletti di ogni ordine e grado, parlamentari europei e nazionali, consiglieri regionali, presidenti di regione, consiglieri … onorevoli e onorevoleddos.
E’ presto per dirlo ma sarà interessante l’analisi approfondita dell’elettorato delle primarie, la sua composizione demografica e di genere. Dal mio punto di vista (parziale, limitato certamente) ho potuto registrare la partecipazione numerosa di donne e giovani, tanti giovani, simpatizzanti disamorati della politica partecipata perché, alla prova dei fatti, troppe volte delusi dalla misera figura dei propri rappresentanti.
io mi auguro e auguro al PD, al centrosinistra, che il coraggio che Schlein mostrato nel candidarsi alla segreteria non venga meno e che perseguendo l’obiettivo di cambiamento la speranza che ha suscitato e che ha spinto molti ad andare ai gazebo a votare non venga ancora una volta delusa. Sarebbe l’ultima
«Spazio politico vuoto», «buco organizzativo»: timo meda chi in Sardigna is Sardos siaus unu “vuoto a perdere”, no unu “buco” chi si che ingurtit totu, ma de ‘matéria’ giai iscagiada in totu is “termovalorizadores” e fintzes evaporada, aifatu de “vattelappesca”, ‘molècolas’ deasi imbudhidadas chi nosi fueus s’unu de s’àteru, ‘cosa’ chi no càgiat, no callat, no cazat, mala a cazare (a ciorbedhu).
Epuru seo cumbintu chi seus sèmpere gente.
Si boleus.
Si boleus fàere is contos cun noso etotu fintzes innantis de dhos fàere cun chie nosi dóminat.
Si aus imparau calecuna cosa de un’istória chi connoscheus chentza mancu torrare addasegus unu pagu.
Si no aus distrutu in totu sa fide/fidúcia mínima, assumancus mínima, chi nosi tocat e podeus tènnere în noso etotu ca teneus de fàere noso są parte nosta, in su mundhu de oe.
Fora de is gàbbias de totu is genias, in su “perímetru” de sa Natzione Sarda chi nosi podet aunire e cuncordare de prus, sa Sardigna cun ís ísulas suas.
Chentza peruna prospetiva de domíniu, in d-unu mundhu chi si de una cosa tenet bisóngiu est chi depet cambiare prospetiva currendho, si no bolet acabbare in su “buco nero” de sa distrutzione de s’umanidade cun d-una economia e política de gherra e de gherras.
Aveva ragione D’Alema.
La sinistra, minoritaria, necessita del centro col trattino, il veltronismo del partito unico è stata la tomba della sinistra italiana.
A destra hanno più gambe: cade FI, ma prende voti la Lega. Cade la Lega prende voti Fdi. Il totale non cambia invece.
E i sardi? Cosa c’entriamo in tutto questo? Roba da partiti colonizzatori, spettatori anche in casa nostra, il PD sardo non riesce a federarsi dichiarando la propria autonomia.